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11 marzo 2011 sciopero generale dei sindacati di base con manifestazione a roma

(9 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.slaicobas.it

11 marzo 2011 sciopero generale dei sindacati di base con manifestazione a roma

foto: www.slaicobas.it

Indetta da USB, Slai Cobas, Unicobas e Snater, la giornata di mobilitazione è stata proclamata “a difesa dell’occupazione e dei contratti nazionali e lo sblocco dei contratti nel pubblico impiego, contro la precarietà e la delocalizzazione produttiva ed il tentativo di imporre il piano-Marchionne per estenderlo dalla Fiat a tutto il mondo del lavoro. Un ‘piano’, quello della Chrysler-Fiat, che proprio in questi giorni si è rivelato per quello che è: una bolla speculativa finanziaria applicata all’industria su scala globale che sta distruggendo e chiudendo in Italia le fabbriche Fiat e dell’indotto.

Dalla chiusura di Termini Imerese al definitivo tentativo di smantellamento in atto dell’Alfa di Arese (dove, dall’11 aprile 170 lavoratori di Fiat Auto e Powertrain saranno deportati da Arese a Torino sotto minaccia di licenziamento e stanno avviando l’espulsione dei lavoratori delle aziende collegate - mensa, pulizie, guardianie, servizi ecc. mentre altri 350 lavoratori del call center rischiano il licenziamento per la speculazione immobiliare in atto per l’ sull’area ex Alfa Romeo - 2 milioni e 350mila m.q. - svenduta all’epoca del presidente dell’IRI Prodi alla Fiat). Sarà un caso che dopo l’accordo di Pomigliano e poi quello di Mirafiori, l’unico fatto certo è consistito nella cassa integrazione a zero ore ed il prospettato ridimensionamento (altro che rilancio-fantasma) per entrambi gli stabilimenti?

Ripartiamo dal NO degli operai delle catene di montaggio che, grazie all’insostituibile ruolo dei sindacati di base, da Pomigliano a Mirafiori hanno rispedito al mittente il piano-industriale-spazzatura della Fiat nonché le sue pretese (millantate a destra e ‘sinistra’ come ‘modernità’) di sprofondare i lavoratori nel medioevo di una moderna schiavitù. Un NO che va rilanciato con forza in tutto il mondo del lavoro sia pubblico che privato, della cultura, nonché tra le fasce più deboli dei cittadini, dei precari, dei giovani, degli studenti, dei migranti, dei pensionati e di quant’altri si rifanno ai valori dei lavoratori per dare un forte segnale di opposizione e di rappresentazione del crescente e generale dissenso che altri vorrebbero ‘abbandonato a se stesso’ o, al massimo, ‘impastoiato’ nelle nefaste politiche di concertazione e collaborazione politica e sindacale che in questi anni hanno portato allo sfascio il movimento dei lavoratori e dei collegati settori sociali. Un No ‘positivo’ - necessario inoltre a contrastare il grave ‘golpe’ in atto alla democrazia sindacale e concertato dai sindacati confederali con la Fiat (basta ricordare il sequestro da un anno e otto mesi del voto RSU a Pomigliano) ed in estensione all’industria ed al pubblico impiego - affinché siano i lavoratori stessi e non le aziende a scegliere le proprie rappresentanze sindacali. Dare forza, voce e reale rappresentanza-diretta ai lavoratori significa potenziarne le “difese democratiche” necessarie a contrastare il ‘nuovo patto sociale autoritario in atto” tra governo, padronato e CISL-UIL-CGIL che punta all’intensificazione dei profitti a discapito della prestazione, dei diritti e dei salari dell’intero mondo del lavoro.

8/2/2011

SLAI COBAS - COORDINAMENTO NAZIONALE

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