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Quando sono i becchini a "difendere" la vita

(11 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

Quando sono i becchini a "difendere" la vita

foto: www.cattolicesimo-reale.it

Per manifestare la sua “difesa della vita” di marca vaticana, il governo “cattolico” (lo stesso che manda a morte i profughi respingendoli in mare, sgombera i rom, precarizza il lavoro, pratica la corruzione, dispensa cariche pubbliche più o meno rilevanti a seconda del pezzo di sé che ognuno/a vende al primo ministro) ha proclamato Giornata degli Stati Vegetativi il 9 febbraio, anniversario della morte di Eliana Englaro, “la cui vita”, come dice Eugenia Rocella sapendo di mentire, “è stata interrotta per decisione della magistratura” (1).

In realtà ad Eliana la magistratura ha soltanto riconosciuto quel diritto ad autodeterminarsi che il centro-destra, su imput del Vaticano (2), si propone di negare a tutti con un testamento biologico che impone l’alimentazione e l’idratazione forzate anche a chi le rifiuta.

In risposta allo sfregio della memoria di Eliana compiuto da questo indecente governo clericale e per ricordare, come non si farà mai abbastanza, l’incompatibilità della Chiesa con una società laica e democratica, riporto qui di seguito un passo, già altra volta parzialmente citato in questo blog, del mio libro su Il cattolicesimo reale (pp. 418-420):

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E nell’ora della nostra morte…e così sia

Con la stessa determinazione la Chiesa pretende che lo stato costringa per legge a vivere, attaccati alle macchine o mediante alimentazione forzata, i malati in stato vegetativo permanente o quelli giunti a uno stadio terminale e che chiedono di essere aiutati a morire. Le ragioni di questa battaglia “per la vita”, come le gerarchie ecclesiastiche chiamano la loro lotta contro i diritti del malato, sono state esposte da Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium vitae del 1995:

“Oggi, in seguito ai progressi della medicina e in un contesto culturale spesso chiuso alla trascendenza... si fa sempre più forte la tentazione dell'eutanasia, cioè di impadronirsi della morte, procurandola in anticipo e ponendo così fine “dolcemente” alla vita propria o altrui. In realtà, ciò che potrebbe sembrare logico e umano, visto in profondità si presenta assurdo e disumano... in conformità con il Magistero dei miei Predecessori e in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l'eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale. Una tale pratica comporta, a seconda delle circostanze, la malizia propria del suicidio o dell'omicidio.” Le stesse posizioni ha ribadito il papa in carica, nel Dis corso alla pontificia Accademia per la vita del 24 ottobre 2007. In base ad esse la Chiesa pretende di costringere i malati terminali a una vita di inutili sofferenze, come si è cominciato a capire in Italia nel 2006 con il drammatico caso di Pierg i o rgio We lby, da molti anni affetto da una malattia incurabile arr i vata alla fase terminale col rischio di una lunga agonia per s o ffocame nto. Egli chiese di mettere dignitosamente fine alla vita e alla fine lo ottenne, non grazie allo stato laico, ma al coraggio del medico anestesista Mario Riccio, che affrontò l'accusa, poi archiviata, di omicidio. Poco prima, con una lettera al Tg3 (D331) del dicembre 2006, We lby denunciò come una fo rma di tortura tale ipocrita “difesa” della vita (3):

"Addio, Signori che fate della tortura infinita il mezzo, lo strumento obbligato di realizzazione o di difesa dei vostri valori." Per tutta risposta le autorità ecclesiastiche gli rifiutarono il funerale religioso, chiesto da lui e dalla moglie, e concesso negli stessi giorni, con grandi onori, a Pinochet (poco dopo al celebre tenore divorziato e risposato Pavarotti). Si aggiunga che la Chiesa rifiuta a parole almeno l'“accanimento terapeutico”, ma non riconosce mai che il caso sussista e cerca di farlo passare sempre per "eutanasia" (la quale, essendo un reato in molti stati, fra cui l'Italia, rende più facile alla Chiesa imporre la propria morale a tutti i cittadini). Così si fa passare per “eutanasia” non solo la scelta attiva di porre fine a una vitagiudicata ormai invivibile ma anche quella di lasciarsi morire tramite l'interruzione delle cure, che era poi il caso di Welby e che è un diritto del malato, riconosciuto dalla nostra costituzione.

Allo stesso modo la Chiesa e gli ambienti clericali hanno avuto la sfrontatezza di presentare come “esecuzione capitale” e “condanna a morte” una sentenza dei tribunali italiani che il 9 luglio 2008 ha autorizzato il padre di Eluana Englaro a sospen-dere l'alimentazione forzata della figlia, in stato vegetativo permanente da 16 anni e mezzo a seguito di un grave incidente stradale. Si tratta di una giovane che, oltretutto, prima del suo incidente, di fronte a un amico in coma irreversibile per cause analoghe, aveva manifestato il desiderio di essere lasciata morire “se fosse successo a lei”.

Può sembrare singolare e contraddittoria una così accanita difesa della vita di malati ridotti allo stato vegetativo o terminale, da parte di una Chiesa che ha disinvoltamente sacrificato per secoli le vite di streghe, infedeli, eretici, ebrei, omosessuali, partorienti costrette a non usare i contraccettivi e ancora oggi le sacrifica favorendo, con le campagne contro i preservativi, il diffondersi dell’AIDS. Allo stesso modo qualcuno ha notato quanto sia incongruo che la Chiesa si opponga all’uso della tecnologia (contraccettiva) che potrebbe evitare concepimenti non desiderati, mentre pretende che vi si ricorra per tenere in vita chi chiede di morire. In realtà sotto queste contraddizioni vi è una profonda coerenza, poiché attraverso di esse la Chiesa mira sempre allo stesso scopo: far stabilire dallo stato per legge (e quindi far imporre a tutti i cittadini, compresi i non credenti) che padrone della vita e della morte non è il singolo individuo ma Dio… cioè la Chiesa, poiché “il rappresentante delle idee, dei pensieri e dei diritti di Dio non è che la Chiesa” (Pio XI). Che la Chiesa, con questi atteggiamenti disumani, miri solo a conservare o estendere, camuffato da potere e volontà di Dio, il suo controllo sulla vita (e sulla morte) delle persone, anche a prezzo di causare sofferenza ai malati e ai loro familiari, lo dimostra il modo strumentale con cui essa maneggia i “principi”. Nel 1992, ad esempio, il Catechismo della Chiesa cattolica redatto da una commissione presieduta da Joseph Ratzinger e approvato da Giovanni Paolo II, recitava al Quinto comandamento. Il rispetto della vita umana:

"L'interruzione di procedure mediche dolorose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati ottenuti, può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'”accanimento terapeutico”. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità o, altrimenti, da coloro che ne hanno lega lmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente." Ma chi concludesse che è sicuramente un procedura “straordinaria” alimentare artificialmente per 16 anni una persona in stato vegetativo permanente e senza possibilità di ripresa, deve ricredersi perché lo stesso Ratzinger, diventato Benedetto XVI, ha approvato nell'agosto-settembre 2007 la seguente risposta (A8) della Congregazione per la Dottrina della Fede a un quesito postole dalla Conferenza episcopale statunitense:

"Se il nutrimento e l'idratazione vengono forniti per vie artificiali a un paziente in “stato vegetativo permanente”, possono essere interrotti quando medici competenti giudicano con certezza morale che il paziente non recupererà mai la coscienza? Risposta: No. Un paziente in “stato vegetativo permanente” è una persona, con la sua dignità umana fondamentale, alla quale sono perciò dovute le cure ordinarie e proporzionate, che comprendono, in linea di principio, la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali." E qui ci fermiamo.

1) E’ la stessa magistratura, par di capire, che ha violato la libertà religiosa del Caimano interrompendo le sue orgie arcorine e rendendogli così più arduo passare, come è dovere di ogni devoto cattolico, dal peccato alla confessione e dalla confessione al peccato.
2) Si tratta di una posizione contrastante anche con quello di altre confessioni cristiane. Vedi su “cronache laiche” l’articolo Il no dei valdesi al ddl Calabrò, http://www.cronachelaiche.it/2011/02/testamento-biologico-il-no-dei-valdesi-al-ddl-calabro/
3) E' significativo che anche questa forma di tortura, come altre violazioni dei diritti umani da parte della Chiesa di Roma, sia stata sostenuta in Italia da quasi tutti i politici cattolici “democratici”, sia clericali, sia “laici”.

cattolicesimoreale.it

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