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(14 Febbraio 2011)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org
foto: www.caunapoli.org
TORTURA: il termine "tortura" indica qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti ad una persona dolore o sofferenze forti, fisiche o mentali, al fine segnatamente di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa o una terza persona ha commesso o è sospettata aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei o di intimorire o di far pressione su una terza persona, o per qualsiasi altro motivo fondato su qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o sofferenze siano inflitte da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale, o su sua istigazione, o con il suo consenso espresso o tacito. Tale termine non si estende al dolore o alle sofferenze risultanti unicamente da sanzioni legittime, inerenti a tali sanzioni o da esse cagionate.
[Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti]
- Da sempre lo Stato spagnolo pratica la tortura su detenuti e cittadini baschi in stato di fermo.
- Dal 1978 ad oggi sono stati denunciati più di 7000 casi.
- I metodi di tortura sono diversi e sono cambiati più volte nel corso del tempo.
- Ad oggi i metodi più in uso sono quelli più sofisticati, quelli cioè che non lasciano segni sul corpo o segni che una visita medica possa registrare.
Metodi di tortura inflitti da Guardia Civil (Polizia spagnola) e Ertzaintza (polizia autonoma basca):
- "BOTTE": è il metodo più utilizzato, praticamente tutti coloro che entrano in un commissariato o in carcere lo subiscono. Si viene colpiti con le mani o con oggetti, sulle zone più sensibili del corpo (testa, stomaco, genitali) generalmente la zona è coperta con stoffa in modo che i colpi non lascino lividi e segni.
- “ESTENUAZIONE FISICA”: Si costringe il detenuto a fare esercizi continui o a stare in posizioni scomode per ore, a volte giorni. Pena, altre botte o torture peggiori.
- “LA BUSTA”: Al detenuto\a viene chiusa intorno alla testa una busta di plastica. Quando il detenuto perde conoscenza viene tolta la busta. La sensazione che provoca nel detenuto è stata descritta come “quello che c’è di più vicino alla morte”.
- “BAÑERA”: altra tecnica di asfissia. La testa del detenuto viene introdotta a forza in un recipiente pieno d’acqua, a volte il water. Spesso i detenuti, dopo essere svenuti si sono risvegliati a terra, in stato di semincoscienza.
- "ELETTRODI": vengono applicati in zone particolarmente sensibili, costole, orecchie, genitali, piedi.
- "IMPEDIMENTO DELLA VISTA": Sempre più frequentemente i detenuti vengono bendati o incappucciati. Questo metodo concorre a procurare disorientamento e sensazione di insicurezza al detenuto.
- "MINACCE, URLA, UMILIAZIONI": spesso familiari o amici detenuti in gruppo, sono costretti a sentire torture ed umiliazioni (o minacce di queste) ai propri cari.
- "AGGRESSIONI SESSUALI": Negli ultimi anni sono cresciute numericamente, sia su uomini che su donne. Prima di tutto i detenuti vengono costretti a spogliarsi parzialmente o totalmente, spesso in posizioni “sessuali”. La violenza sessuale viene minacciata, durante gli interrogatori, durante la tortura per mezzo di elettrodi sui genitali. Spesso i torturatori toccano i corpi delle torturate, in alcuni casi ci sono state vere e proprie violazioni, ma le detenute erano incappucciate.
- "SIMULAZIONE DI ESECUZIONE": molti detenuti hanno raccontato di aver subito minacce di morte. I torturatori puntano armi alla testa, in faccia, in gola con il dito sul grilletto, annunciando di essere intenzionati a sparare. Durante gli spostamenti da un carcere all’altro in più di un’occasione i prigionieri sono stati obbligati a scendere dai furgoni e a correre davanti al furgone in movimento.
- "CONTINUI INTERROGATORI": i detenuti vengono costretti a continui ed estenuanti interrogatori, spess tra l’uno e l’altro non hanno il tempo di riposare.
Normalmente c’è un alto grado di “professionalità” tra i torturatori: normalmente questi spingono la vittima al punto di rottura, ma si fermano appena un attimo prima. Dal 1981 ad oggi a questi professionisti sono sfuggiti dalle mani 5 detenuti baschi: ufficialmente morti di “attacchi di cuore” a 38 anni, 32 anni, 31 anni, 26 anni.
E la “democrazia”, lo Stato di Diritto?
Come spesso ripetuto dai torturatori durante le torture ai detenuti “è inutile che denunci, non ci succederà nulla”. I processi contro i torturatori sono durati in alcuni casi 15, 17, 20 anni. In questo lasso di tempo i torturatori sotto processo non vengono sollevati preventivamene dagli incarichi di lavoro, anzi, spesso vengono promossi (sappiamo come anche i torturatori della Diaz siano stati “premiati” professionalmente per il lavoro svolto). Nonostante lo Stato spagnolo sia finito in molti rapporti e dossier di organismi e organizzazioni internazionali per aver sistematicamente fatto ricorso alla tortura, non sono mancati i casi di amnistia concessa ai torturatori condannati.
Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli
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