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13 Febbraio. Una piazza straordinaria

(14 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

13 Febbraio. Una piazza straordinaria

foto: www.dirittidistorti.it

Di Alessandra Valentini - In tutta Italia 234 piazze, da Nord a Sud, finestre di solidarietà da tutto il mondo, da Tokyo a Londra, a Milano 100 mila in piazza, a Roma ancora di più. Questi i numeri di una giornata incredibile di mobilitazione, voglia di contare, di cambiare, di mostrare un Paese migliore, più giusto ed intelligente di quello, che comunque vadano le vicende giudiziarie, ci è stato mostrato in questi mesi.
A Roma, dove eravamo presenti, ma così in tutta Italia, abbiamo visto un palco ed una piazza pieni di ragazze, belle, allegre, con la schiena dritta, convinte di non dover abbassare mai lo sguardo, nemmeno davanti alle allusioni del capo o del potente di turno. Donne e ragazze per le quali la bellezza, la seduzione, l’intelligenza sono qualità, valori, dignità e non merce di un possibile scambio, nel quale poi il confine tra schiavitù e consapevolezza diventa veramente sottile.
A Roma Berlusconi ha portato una suora sul palco, Suor Eugenia Bonetti, missionaria, tanti anni in Africa, oggi è a Roma responsabile dell’ufficio “Tratta donne e minori” dell’Usmi (Unione Superiore Maggiori d’Italia), opera sulle strade, nei centri di ascolto, detenzione, espulsione e nelle case famiglia. Con un intervento tanto appassionato, quanto applaudito ha detto di stare su quel palco a nome di tante suore che ogni giorno operano silenziosamente, “sono qui – ha spiegato – per dare voce a chi non ha voce, alle nuove schiave, vittime della tratta di esseri umani. Sono qui per lanciare un forte appello affinché sia riconosciuta la loro dignità. A nome loro, noi sorelle e madri di queste vittime, diciamo basta.”
Un basta che ha trovato forza in quella meravigliosa piazza e nei tanti e belli interventi, come quello di Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, che dopo aver lanciato l’allarme e chiesto ancora “Se non ora, quando?”, se non ora che la misura è colma, ha letto i suoi “vorrei”: “vorrei, che la giustizia fosse uguale per tutte e per tutti. Vorrei che quando si dice sesso non si pensasse a un incarico politico, ma ad una relazione alla pari, vorrei un paese con una sola morale - ha spiegato -, perché quella doppia offende e nasconde la nostra dignità”. È ora di riacquistare la nostra serenità, “la nostra serenità è non dover mai dire che siamo state zitte o non abbiamo visto”, perché, prosegue Susanna “non si pensi di poter cancellare la nostra intelligenza”. E non si tratta di una questione di genere, ma di tutti.
Così dal palco alla piazza una sola voce, di speranza, di partecipazione, di condivisione non di un disegno politico ma di un disegno più ampio di società, di profilo culturale. La grande partecipazione si vedeva non solo nei numeri che abbiamo detto, ma anche girando vicino al palco, affollato di giornaliste, attrici, donne dello spettacolo, artisti, donne e uomini.

A Piazza del Popolo tutto è stato perfetto, anche la scelta della musica, con un finale affidato a “Ma che freddo fa” di Nada, che ha fatto ballare tutti: “Mi sento una farfalla che sui fiori non vola più che non vola più che non vola più. Cos'è la vita senza l'amore è solo un albero che foglie non ha più e s'alza il vento un vento freddo, come le foglie le speranze butta giù…”. Silvio si è alzato il vento…, e noi voliamo ancora su tutti i fiori.

14-2-11

DirittiDistorti

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