">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Mubarak

Mubarak

(29 Gennaio 2011) Enzo Apicella
Gli ultimi giorni del regime di Mubarak

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

dalla Libia un duro colpo all'Italia

(24 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in medioevosociale-pietro.blogspot.com

dalla Libia un duro colpo all'Italia

foto: medioevosociale-pietro.blogspot.com

Una intensa e martellante campagna propagandistica sta accreditando la menzogna di un leader che massacra il suo popolo con una repressione feroce fatta anche di bombardamenti aerei. Si parla di diecimila morti che naturalmente si attribuiscono a responsabilità di Gheddafi e del suo governo. Una potente e quasi impenetrabile cortina fumogena si è alzata sugli avvenimenti. Filtrano solo le "notizie" confezionate dalla batteria massmediatica occidentale. Gheddafi si trova nella condizione in cui venne a trovarsi Milosovic durante la crisi del Kossovo nella quale fu fatto credere all'opinione pubblica mondiale un genocidio a danno degli albanesi quando invece erano i serbi ad essere rastrellati, uccisi o costretti a scappare dalle loro case. I massmedia arabi più importanti di proprietà dell'Arabia Saudita forniscono la versione quotidiana degli avvenimenti e partecipano attivamente alla congiura mediatica. Gli insorti vengono fatti passare per inermi cittadini amanti della libertà e della democrazia e non viene spiegato come abbiano fatto a conquistare militarmente tante città. Si tratta di un colpo di Stato con epicentro in Cirenaica che è stato minuziosamente preparato dagli USA e da Israele che in questo modo regolano i conti con una realtà nazionale da sempre autonoma e non asservita come la Tunisia, l'Egitto, il Marocco, lo Yemen, la Giordania, agli interessi coloniali e geostrategici dell'Occidente. La posta in gioco è una profonda modificazione degli equilibri politici che non mette in discussione il lager di Gaza e che probabilmente si estenderà al controllo di tutto il Libano. Da questa crisi abilmente manovrata dagli USA esce anche una Italia più debole che dovrà rinegoziare gli accordi sugli approvvigionamenti di gas e di petrolio con i nuovi padroni americani ed i loro prestanomi. L'Italia e la Libia hanno realizzato per tantissimi anni una politica di pace e di cooperazione basata sulla esistenza del metanodotto ideato e concepito in Sicilia dall'Ente Minerario Siciliano a suo tempo proposto come alternativa vincente al trasporto del gas con navi. E' un durissimo colpo alla economia italiana ed alla sua sicurezza energetica. L'Italia uscirà da questa crisi con le ossa rotte. Questa crisi si sommerà alle tante altre che riguardano la nostra industria manifatturiera a cominciare dalla Fiat e renderà assai difficile e problematico il recupero. I guai non arrivano mai da soli!

Non sappiamo quale sarà il destino della Libia e se resterà unita o si frammenterà in due o tre staterelli secondo la tecnica del salame affettato che gli USA praticano con successo da anni a cominciare dalla Corea. Può darsi che Gheddafi non sarà in grado di continuare a controllare la Tripolitania anche perchè ha gestito il governo soltanto in termini familistici e senza proporsi la costruzione di un gruppo dirigente forte e preparato per lo Stato. Gheddafi è anziano e non ha successione dentro l'attuale dirigenza. Ha fatto una politica che ha garantito ricchezza ed indipendenza alla Libia ma non ha curato lo Stato che è sempre stato una specie di masseria. Ma certamente le condizioni del suo popolo sono migliori di quelle che hanno portato alla rivolta i tunisini e gli egiziani. La Libia ha sempre avuto un grande numero di lavoratori stranieri ai quali ha dato da mangiare per tanti decenni ed il reddito dei suoi sei milioni di abitanti è stato di 15 mila dollari contro gli 8 mila della Tunisia, i 4.300 del Marocco ed i 5000 mila dell'Egitto. Certamente ci sono problemi di diseguale distribuzione del reddito e di riforme ma non si può dire che la popolazione libica non abbia fruito dei proventi del petrolio in misura certamente maggiore di quella che gli USA concedono in Iraq. La fine della Libia indipendente si rifletterà sull'Europa che dovrà fare i conti con una nuova situazione per gli approvvigionamenti energetici dal Sud e non è detto che gli USA non preparino un colpo per spezzare le reni alla Russia che non ha voluto fare gestire agli oligarchi integrati nelle multinazionali di Wall Street le sue risorse petrolifere ed i suoi gasdotti.

Tutte le pedine che gli USA muovono sullo scacchiere mondiale sono finalizzate agli interessi particolari del suo imperialismo. Sono tutte pedine.

Non c'è e non ci sarà mai una politica di pace ed Obama non solo non è diverso da Bush nel suprematismo a stelle e strisce ma è ancora più pericoloso per la capacità di manipolazione. Ricordate che fece credere di essere con il Presidente dell'Honduras nello stesso giorno in cui questi veniva rapito da un aereo militare americano! Continua una guerra senza fine in Afghanistan ed a diffondere la favole di AlQaeda e del terrorismo per giustificare il lager e le torture di Guantanamo.

Pietro Ancona - segretario generale CGIL sicilia in pensione

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Notizie sullo stesso argomento

Ultime notizie del dossier «Il Mondo Arabo in fiamme»

Ultime notizie dell'autore «Pietro Ancona - segretario generale CGIL sicilia in pensione»

10173