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(3 Aprile 2012) Enzo Apicella
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Il Corriere: “ritrovato dai Carabinieri il dossier Verbano”. I Ros riaprono le indagini

(25 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Il Corriere: “ritrovato dai Carabinieri il dossier Verbano”. I Ros riaprono le indagini

foto: www.radiocittaperta.it

24-02-2011/21:23 --- Alla ricerca di tracce per dare un nome ai killer di Valerio Verbano, ucciso da un commando fascista a Roma, nella sua abitazione a Montesacro, il 22 febbraio 1980. Per questo motivo oggi i carabinieri del Ris avrebbero esaminato alcuni oggetti abbandonati dai killer subito dopo l’omicidio del giovanissimo militante dell’Autonomia Operaia romana. Si tratta della pistola, del silenziatore, di due bossoli, di un paio di occhiali e di un bottone. Scopo dell'accertamento tecnico é quello di comparare le possibili tracce lasciate sui reperti con altre già in possesso degli inquirenti e tra queste, sembra, anche un dna. Gli occhiali ed il bottone sono stati recuperati recentemente nell'ufficio corpi di reato del tribunale. Entrambi, dopo la chiusura della prima inchiesta, dovevano essere distrutti, così come é accaduto parecchi anni fa per un cappello ed un passamontagna appartenenti agli aggressori, ma per fortuna ciò non é successo ed ora potrebbero essere utili perché potrebbero essere esaminate con tecnologie piu' sofisticate rispetto a quelle di 31 anni fa. Stessa sorte, ossia la distruzione, doveva subire l'arma che uccise Verbano, ma questa fu richiesta dai magistrati palermitani che indagavano sull'omicidio dell'ex presidente della Regione Piersanti Mattarella e, una volta esauriti gli accertamenti, restituita al tribunale di Roma dove è rimasta per tutti questi anni. Da alcuni giorni, il pm Erminio Amelio, titolare degli accertamenti sta sentendo testimoni e, tra questi, anche personaggi, all'epoca dei fatti, legati ad ambienti di estrema destra e di estrema sinistra. Ieri pomeriggio sarebbero stati ascoltati un'amica di Verbano e due altri ex militanti. Il magistrato dovrebbe convocare nei prossimi giorni delle persone già coinvolte nella prima inchiesta giudiziaria presto chiusa senza risultati e, non é escluso, anche i terroristi neri Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. Almeno è quello che scrivono agenzie di stampa e giornali in queste ore.
Intanto Carla Zappelli, l'anziana ma combattiva madre di Valerio, intervenendo alla cerimonia per l'assegnazione del premio dedicato dalla Provincia di Roma alla memoria del figlio ha detto: ''Valerio é stato ucciso 31 anni fa da un commando di tre fascisti e dopo le notizie di ieri spero vengano presto rivelati i nomi dei responsabili''. 'Ricordatevi sempre della storia di Valerio - ha aggiunto Carla parlando agli studenti presenti - che era un ragazzo come voi, morto a soli 18 anni e che era un bravo ragazzo''.
Oggi intanto è uscito un nuovo, lungo articolo a firma Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera in cui l’articolista annuncia il ritrovamento del Dossier realizzato all’epoca da Valerio Verbano e da altri militanti del collettivo vicino all’Autonomia Operaia. Un dossier che era il frutto di un’attenta controinchiesta sui neofascisti della zona e sui legami tra questi e la criminalità organizzata e alcuni esponenti della destra che allora veniva chiamata ‘in doppiopetto’, cioè quella presente nelle istituzioni e che teoricamente prendeva le distanze dalle violenze contro militanti e organizzazioni di sinistra che invece vedeva protagonisti gli attivisti della galassia dell’estrema destra eversiva. L'originale del dossier l'aveva sequestrato la polizia a casa di Valerio Verbano, subito dopo il suo arresto nel 1979. Ma poi “quel dossier era stato smarrito e poi era stato addirittura distrutto dall’Ufficio Corpi del Reato del Tribunale di Roma ormai 30 anni fa” ricorda ai microfoni di Radio Città Aperta lo storico Marco Capoccetti Boccia (autore del libro ‘Valerio Verbano, una ferita ancora aperta’). Nell’articolo uscito oggi sul Corriere Bianconi afferma due cose inesatte: “Scrive che una copia del dossier venne consegnata ai legali della famiglia Verbano nel 1980, ma dagli atti giudiziari non risulta e anche in una intervista da me realizzata all’allora avvocata Giovanna Lombardi questa ipotesi – che già circolava – venne seccamente smentita. Inoltre – aggiunge Capoccetti Boccia – Bianconi non spiega dove è stato esattamente ritrovato questo dossier limitandosi a dire che è uscito dagli archivi dei Carabinieri. Strana circostanza visto che fu la Digos della Polizia a sequestrarlo e ad occuparsi dell’istruttoria; dopo anni di oblio non si capisce da dove proviene questa copia che andrà accuratamente verificata nella sua autenticità”. Tanti rimangono quindi i dubbi e le domande sulla riapertura del caso Verbano, annunciata pochi giorni fa proprio in occasione dell’anniversario del suo assassinio.
Secondo i carabinieri del Ros che hanno ora riaperto il caso, quello di Valerio Verbano fu un omicidio non preventivato. Forse, dicono, doveva essere solo un ferimento, seguito a un interrogatorio della vittima per farsi dire il nome della «spia», o delle «spie» da punire per avergli fornito informazioni così dettagliate sui movimenti di un numero molto alto di estremisti di destra. Scrive Bianconi: “È l'ipotesi più accreditata dagli investigatori, che hanno centrato l'attenzione su due nomi di possibili esecutori. Uno dei quali compare anche fra le centinaia messe insieme dal giovane autonomo nel suo dossier. Che dunque torna ad essere il possibile movente del delitto; non tanto per il suo contenuto, quanto per le fonti sulla base del quale era stato composto. I due sospettati appartenevano, in quel periodo, all'area estremista che gravitava fra Terza Posizione e i Nar, probabilmente un nucleo proveniente dal primo gruppo intenzionato a transitare nel secondo, accreditandosi con quell'azione. Dagli archivi della vecchia indagine i carabinieri hanno recuperato anche la voce degli assassini. È stato infatti rispolverato, per essere analizzato (per la prima volta) e poter procedere a difficili perizie vocali, il nastro con la registrazione della telefonata di rivendicazione giunta all'agenzia Ansa alle 21 del 22 febbraio 1980: «Nuclei armati rivoluzionari, avanguardia di fuoco, alle ore 13,40 abbiamo giustiziato Valerio Verbano». A parlare era certamente uno dei killer, perché fornì un paio di particolari non ancora di pubblico dominio: il calibro della pistola che aveva ucciso e soprattutto il dettaglio di un'altra dimenticata sul luogo del delitto. «Abbiamo lasciato nell'appartamento di Verbano una pistola 7,65», disse l'anonimo. Si riferiva all'arma con un silenziatore artigianale montato col nastro adesivo, uno dei pochi reperti scampati alla sparizione o alla distruzione.“
Da registrare che nel dossier comparirebbero anche alcune informazioni raccolte sull’allora militante del Movimento Sociale Francesco Storace, oggi leader della formazione ‘La destra’, erede di quell’esperienza politica in quegli anni contigua con l’estremismo eversivo incarnato da formazioni armate.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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