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Cattolici in fuga da Berlusconi?

(6 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

Cattolici in fuga da Berlusconi?

foto: www.cattolicesimo-reale.it

(Gianfalco, ripreso da "Cronache laiche")

Nei nn. 17 e 18 del 5 marzo, l’agenzia “Adista”, voce fra le più lucide dei cattolici che dissentono dalle posizioni della gerarchia e la criticano apertamente,documenta il disagio della base di fronte al sostegno che le autorità vaticane e la CEI continuano a dare a Berlusconi.

Le notti di Arcore pesano

Una nota di Gianmarco Proietti, In fuga da Berlusconi, informa per esempio come secondo un sondaggio Swg “Nelle elezioni politiche del 2008, più della metà dei cattolici praticanti aveva dato la propria fiducia a Silvio Berlusconi e il 42% degli stessi aveva votato il Popolo della Libertà” mentre “Oggi, solo il 42% dei cattolici praticanti dichiara che rivoterebbe Silvio Berlusconi mentre il 30% non è più così sicuro come nel 2008”. Fra le cause del calo di consensi un ruolo lo hanno avuto senz’altro le “notti brave” di Arcore: “Per il 17% dei cattolici praticanti lo scandalo delle feste private del cavaliere ha rappresentato un motivo sufficiente a cambiare il proprio giudizio da positivo a negativo…. per l’elettorato cattolico che comunque si divide tra chi prova indignazione e condanna Berlusconi (57%-59%); un minoritario 26% che difende il premier; e una parte non irrilevante (15%-17%) che rimane indifferente, sostenendo che la vita privata non debba alterare il giudizio politico”

La protesta dei fedeli

Ma soprattutto interessanti sono le motivazioni del disagio espresso soprattutto da preti di base e da comunità di fedeli (vedi in "Italia vaticana" La Chiesa che protesta). Si denuncia in particolar modo come le gerarchie ecclesiastiche siano spinte a far mercato dei “principi” in cambio di favori temporali e si invoca non tanto una ingerenza politica della Chiesa, sia pure “da sinistra”, quanto un intervento nei confronti di chi si dice “cattolico” e si comporta in contrasto coi principi dichiarati. “Il politico italiano, come ogni altro politico”, scrive ad esempio un prete reatino, “risponde alla sua coscienza e fa le proposte e le battaglie sulla base delle sue legittime convinzioni, che affiderà al gioco democratico e al libero voto dei cittadini. La Chiesa non può e non deve obiettare nulla perché il suo terreno di coltura non può essere certamente quello politico. Il problema per lei si pone quando il politico si dichiara pubblicamente cristiano o cattolico. In questo caso non solo può, ma deve pronunciarsi quando e se uno dei suoi membri strumentalizzi la sua appartenenza alla Chiesa per raggiungere obiettivi che non siano coerenti con il Vangelo”.

Sintomi da cogliere

Si tratta beninteso, come si è detto altre volte, di posizioni utopiche perché da quasi due millenni la Chiesa ha fatto mercato dei “principi” per raccattare favori. Non sorprende quindi che lo faccia oggi con Berlusconi. Sorprenderebbe se non lo facesse.

E neppure sorprende che ad assumere queste posizioni critiche siano piccole comunità e oscuri preti di base - insieme a pochi preti un po’ più noti e solitamente oscurati dai media - mentre quelli mediaticamente più prestigiosi, sempre pronti a lanciare appelli per gli immigrati o per la pace, stanno zitti, allineati e coperti, quando si tratta di criticare papi e cardinali. Per non dire di “Famiglia cristiana”, aspra con Berlusconi ma anche col cappuccio inglese, e tenerona con Ratzinger & soci.

Resta comunque il dato interessante di un disagio che si estende, di un declino del berlusconismo anche presso i cattolici e di un’altra area che richiederebbe attenzione e capacità politica da parte di una viceversa troppo flebile o inesistente opposizione.

cattolicesimoreale.it

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