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Appello delle realtà studentesche napoletane a boicottare la (contro)riforma... ad infiammare questa primavera!

(13 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

Appello delle realtà studentesche napoletane a boicottare la (contro)riforma... ad infiammare questa primavera!

foto: www.caunapoli.org

L’applicazione della Legge Gelmini, approvata nonostante settimane di mobilitazione, la lotta e la rabbia di migliaia di studenti che hanno riempito le piazze per tutto l’autunno, ha un iter lungo e laborioso che permette ancora enormi margini di conflitto. La nuova legge, infatti, lungi dall’entrare immediatamente in vigore, per essere realmente efficace necessità che gli Atenei nominino delle apposite commissioni, formate da rappresentanze delle varie componenti universitarie (docenti, studenti, ricercatori, rettore), atte a riscrivere gli statuti in modo da recepire le norme della legge. Tale nomina, secondo l’articolo 2, spetta ai Senati Accademici ed ai Consigli di Amministrazione.

Così, al rientro dalle vacanze, in più parti d’Italia si è subito capito quale fosse diventato il punto da affrontare per fermare una legge che, approvata in Parlamento, deve ancora passare nelle nostre Università. A Napoli, fin da Gennaio ci si è mobilitati per bloccare e invalidare, nonostante la pressante sessione di esami imponga ritmi di vita impossibili, le sedute di S.A. e C.d.A. della Federico II e dell’Orientale, per impedire la formazione delle commissioni.

Ma pare non sia bastato, visto che si è aggirato il problema del dissenso ricorrendo a sedute “segrete” delle quali è pressoché impossibile conoscere luogo, data ed ordine del giorno! Gli organi universitari preposti, infatti, hanno ugualmente istituito le commissioni senza rispettare alcun iter trasparente, nominandole a porte chiuse! Si tratta di un’operazione alquanto losca che denota sicuramente paura e la volontà di tenere più nascosti possibili passaggi così importanti, magari per coprire manovre di ogni tipo di potentati vari che provano ad approfittare di questo momento di transizione per arricchirsi sul cadavere dell’Università Pubblica. Dove sono finiti i tanto decantati valori di trasparenza e democraticità che avrebbero dovuto segnare la nuova Università del Ministro Gelmini? Come volevasi dimostrare, sono pura fandonia propagandistica!

Non solo a Napoli, ma anche nel resto d’Italia gli studenti stanno procedendo spediti sulla via del boicottaggio dell’iter di applicazione della legge, con esiti vari: a Torino, ad esempio, il rettore ha disposto un ingente dispiegamento dille forze dell’ordine per blindare la seduta della Commissione ed evitare che venisse “disturbata” e “colpita” dalla protesta di studenti e ricercatori; altrove le lotte hanno fatto sì che le commissioni fossero composte dopo una votazione a suffragio universale nell’Università, mentre in altre città (come Napoli) si è giunti alla decisione di occultare il tutto.

Ma veniamo alla componente studentesca delle commissioni. Di fronte alle nostre continue critiche nei confronti delle rappresentanze studentesche, inutili e autoreferenziali, la risposta è sempre stata che avrebbero lavorato ad esclusivo beneficio degli studenti, anche nella lotta contro i provvedimenti che smantellano l’Università. Ebbene, questa volta i rappresentanti, com'è stato fatto presente durante il blocco dei senati accademici lo scorso gennaio, hanno un modo concreto per bloccare l’iter di applicazione della Riforma: le dimissioni! Senza la componente studentesca, infatti, i lavori della commissione risulterebbero paralizzati. Tuttavia, visti i trascorsi, è chiaro che i rappresentanti non muoveranno questo passo, manifestando, ancora, una volta, la loro natura opportunistica.

Nel frattempo i primi effetti nefasti della controriforma in Campania si concretizzano, con la decisione presa dagli Atenei, in concerto con la regione Campania e il Ministero, di dare il via ad un progetto di federazione degli stessi che implica la cancellazione di decine di corsi di laurea e di sedi distaccate, con criteri (tenuti nascosti, naturalmente) che paiono rispondere ad esigenze dettate da manovre politiche e clientelari, più che dalla tanto sbandierata “razionalizzazione”. Il tutto, rigorosamente nel segno dell'iperverticismo, della scarsa trasparenza e dell’esclusione di ogni forma di partecipazione dal basso.

Di fronte a tutto questo non ci fermeremo! La lotta continua e va immediatamente rilanciata, poiché il protagonismo e la partecipazione in prima persona sono gli unici mezzi per ottenere risultati. Risvegliamoci dal torpore invernale e ricominciamo ad infiammare il paese perché la partita non è chiusa, nulla è finito! Possiamo ancora bloccare la riforma e rilanciare un nostro ruolo attivo e conflittuale per riprenderci il nostro futuro!

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