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La giornata internazionale delle operaie Lenin (1921)

(14 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

La giornata internazionale delle operaie Lenin (1921)

foto: www.comunistiuniti.it

Supplemento al n. 51 della Pravda, 8 marzo 1921.

Il risultato principale, fondamentale conseguito dal bolscevismo e dalla Rivoluzione d'ottobre è di aver trascinato nella politica proprio coloro che erano più oppressi sotto il capitalismo. Erano strati che i capitalisti schiacciavano, ingannavano, derubavano sia in regime monarchico sia nelle repubbliche democratiche borghesi. Questo giogo, questo inganno, questa rapina del lavoro del popolo da parte dei capitalisti era inevitabile finché esisteva la proprietà privata della terra, delle fabbriche, delle officine.

La sostanza del bolscevismo, del potere sovietico, è che essi smascherano la menzogna e l'ipocrisia della democrazia borghese, aboliscono la proprietà privata della terra, delle fabbriche, delle officine e con-centrano tutto il potere dello Stato nelle mani delle masse lavoratrici e sfruttate. Queste masse prendono nelle loro mani la politica, cioè l'edificazione di una nuova società. È un compito difficile: le masse sono state abbrutite, soffocate dal capitalismo, ma non esiste e non può esistere altra via per uscire dalla schiavitù salariata, dalla schiavitù capitalistica.

Non è possibile però far partecipare le masse alla politica se non vi si attirano le donne. In regime capitalistico, infatti, la metà del genere umano, formata dalle donne, subisce una duplice oppressione. L'operaia e la contadina sono oppresse dal capitale e, per di più, - persino nelle repubbliche borghesi più democratiche, permane, in primo luogo, l'ineguaglianza giuridica, cioè la legge non concede alle donne l'eguaglianza con gli uomini; in secondo luogo, - e questa è la questione capitale, - esse subiscono la «schiavitù domestica», sono «schiave della casa», soffocate dal lavoro più meschino, più umiliante, più duro, più degradante, il lavoro della cucina e della casa che le relega nell'ambito ristretto della casa e della famiglia.

La rivoluzione bolscevica, sovietica distrugge le radici dell'oppressione e dell'ineguaglianza delle donne assai più profondamente di quanto, fino ad oggi, abbiano osato nessun partito e nessuna rivoluzione. Da noi, nella Russia sovietica, non è rimasta nessuna traccia dell'ineguaglianza giuridica tra uomini e donne. Il potere sovietico ha abolito del tutto l'ineguaglianza particolarmente ignobile, abietta e ipocrita che improntava il diritto matrimoniale e familiare, la ineguaglianza nei riguardi dei figli.

Tutto ciò è appena il primo passo verso l'emancipazione della donna. Eppure questo primo passo non ha osato farlo nessuna delle repubbliche borghesi, sia pure la più democratica. Non ha osato, arrestandosi pavida di fronte alla «sacra proprietà privata».

Il secondo passo, quello più importante, è stato l'abolizione della proprietà privata della terra, delle fabbriche e delle officine. Quest'abolizione, ed essa sola, apre la strada all'emancipazione completa ed effettiva della donna, alla sua liberazione dalla «schiavitù della casa», perché segna il passaggio dalla meschina, chiusa economia domestica alla grande economia socializzata.

Questo passaggio è difficile: bisogna trasformare gli «ordinamenti» più radicati, tradizionali, inveterati (in verità si tratta di infamia, di barbarie e non di «ordinamenti»). Ma il passaggio è cominciato; ci siamo messi al lavoro e già marciamo su una via nuova.

In occasione della giornata internazionale delle lavoratrici, le operaie di tutti i paesi del mondo, raccolte in innumerevoli comizi, invieranno il loro saluto alla Russia sovietica che ha iniziato un'opera estremamente difficile, ardua, ma grande, di portata mondiale, foriera di una vera emancipazione della donna. Echeggeranno appelli coraggiosi a non lasciarsi intimorire dalla reazione accanita e talvolta feroce della borghesia. Quanto più un paese borghese è «libero» o «democratico», tanto più la banda dei capitalisti si accanisce e infierisce contro la rivoluzione operaia; basta prendere come esempio la repubblica democratica degli Stati Uniti. Ma la massa degli operai si è ormai risvegliata. Si sono risvegliate definitivamente con la guerra imperialistica le masse addormentate, sonnolente, inerti dell'America, dell'Europa e dell'Asia arretrata.

In tutte le parti del mondo il ghiaccio è rotto.

La liberazione dei popoli dal giogo dell'imperialismo, la liberazione degli operai e delle operaie dal giogo del capitale compie progressi irresistibili. Quest'opera è stata intrapresa da decine e centinaia di milioni di operai e di operaie, di contadini e di contadine. Quest'opera, la liberazione del lavoro dal giogo del capitale, trionferà in tutto il mondo.

La giornata internazionale della donna
Il capitalismo unisce all'eguaglianza puramente formale l'ineguaglianza economica e, quindi, sociale. è questa una delle sue caratteristiche fondamentali, ipocritamente dissimulata dai sostenitori della borghesia, dai liberali, e non compresa dai democratici piccolo-borghesi. Da questa caratteristica del capitalismo deriva, tra l'altro, la necessità di riconoscere apertamente l'ineguaglianza capitalistica nel momento in cui si lotta decisamente per l'eguaglianza economica e, in determinate condizioni, questo riconoscimento va posto addirittura in termini espliciti alla base dello Stato proletario (Costituzione sovietica).
Ma, neanche per quanto riguarda l'eguaglianza formale (l'eguaglianza davanti alla legge, l'"eguaglianza" del sazio e dell'affamato, del possidente e del nullatenente), il capitalismo può dar prova di coerenza. E una delle manifestazioni più eloquenti della sua incoerenza è l'ineguaglianza tra l'uomo e la donna. Nessuno Stato borghese, per quanto progressista, repubblicano e democratico, ha concesso la completa eguaglianza dei diritti.
Al contrario, la Repubblica sovietica russa ha spazzato via di colpo, senza eccezioni, ogni traccia giuridica dell'inferiorità della donna e ha garantito immediatamente alla donna l'eguaglianza giuridica completa.
è stato detto che l'indice più importante del progresso di un popolo è lo stato giuridico della donna. C'è in questa formula una parte di profonda verità. Da questo punto di vista soltanto la dittatura del proletariato, soltanto lo Stato socialista, potevano raggiungere e hanno raggiunto il grado più avanzato di progresso.
Per questo il nuovo impulso, di una forza senza precedenti, del movimento operaio femminile è legato alla creazione (e al consolidamento) della prima repubblica sovietica e, al tempo stesso, dell'Internazionale comunista.
A coloro che il capitalismo opprimeva in modo diretto o indiretto, totale o parziale, il regime dei soviet, e soltanto questo regime, assicura la democrazia. La condizione della classe operaie e dei contadini più poveri l'attestano chiaramente. Lo attestano chiaramente le condizioni della donna.
Ma il regime dei soviet è lo strumento della lotta finale, decisiva per l'abolizione delle classi, per l'eguaglianza economica e sociale. La democrazia, anche la democrazia per gli oppressi dal capitalismo, ivi compreso il sesso oppresso, non ci basta.
Il movimento operaio femminile si pone come compito principale la lotta per conquistare alla donna l'eguaglianza economica e sociale, e non soltanto quella formale. Far partecipare la donna al lavoro sociale, produttivo, strapparla alla "schiavitù domestica", liberarla dal peso degradante e umiliante, eterno ed esclusivo della cucina e della camera dei bambini: ecco qual è il compito principale.
Sarà una lotta lunga perché esige la traformazione radicale della tecnica sociale e dei costumi. Ma essa si concluderà con la completa vittoria del comunismo.

4 marzo 1920

Lenin, Opere complete, vol. 30, Editori Riuniti, pagg. 367-368

Lenin

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