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Rischio Chernobyl a Fukushima, numerosi reattori nucleari a rischio di fusione. Le bugie dei governi

(14 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Rischio Chernobyl a Fukushima, numerosi reattori nucleari a rischio di fusione. Le bugie dei governi

foto: www.radiocittaperta.it

14-03-2011/14:06 --- «Non c'è assolutamente alcun rischio Chernobyl». Lo continuano a ripetere, a scopo evidentemente esorcistico, ministri e responsabili di settore del governo di Tokio, soprattutto dopo le due nuove esplosioni avvenute questa mattina nel reattore 3 della centrale di Fukushima 1, danneggiata dal tremendo terremoto di venerdì scorso. Gli scoppi, avvenuti alle 11 (quando erano le 3 in Italia) sarebbero stati provocati da fughe di idrogeno e hanno causato undici feriti: lo ha reso noto la Tokyo Electric Power, la società che gestisce l'impianto, secondo la quale il livello di radiazioni nell'unità 3 si attestava sotto al limite per cui per legge il gestore è obbligato a riferire al governo. Le autorità nipponiche hanno affermato che le strutture di contenimento del reattore 3 non sono state danneggiate. Le esplosioni - sentite fino a 40 km di distanza - sono state simili a quella che si era verificata sabato nel reattore 1 e che già aveva cominciato a preoccupare l’opinione pubblica mondiale. Secondo le autorità giapponesi le possibilità di un'estesa fuga di gas radioattivo dalla centrale sono attualmente «molto basse». Ma non sono altrettanto confortanti le notizie che arrivano da altre fonti e dallo stesso governo di Tokio: sette persone, tra cui sei soldati, sono ancora disperse dopo le due esplosioni di stamattina e almeno uno dei feriti, un tecnico 23enne, è risultato contaminato dalle radiazioni. Una notizia ancora più inquietante l’ha diffusa un importante quotidiano statunitense: la Settima Flotta degli Stati Uniti ha fatto allontanare – secondo altre fonti ha addirittura sospeso le proprie operazioni - le proprie navi dopo che gli strumenti a bordo della portaerei Ronald Reagan hanno riscontrato un repentino aumento della radioattività. Le navi, inviate nei giorni scorsi a sostegno dei mezzi di soccorso, si trovavano a ben 160 km dalla centrale di Fukushima, ma sarebbero state investite da una nuvola radioattiva. Il livello di radioattività riscontrato è equivalente a quello che si assorbe in un mese dal fondo radioattivo naturale. Mentre migliaia di cittadini stranieri abbandonano in fretta e furia il Giappone e la Francia ha invitato i propri cittadini ad allontanarsi dalla regione di Tokio, le notizie diffuse in queste ultime ore evidenziano che il rischio di una nuova Chernobyl in estremo oriente è più che serio: le barre di combustibile sono rimaste scoperte, ossia non interamente sommerse dall'acqua di raffreddamento, in tutti e tre i reattori della centrale di Fukushima 1 che erano attivi al momento del terremoto di venerdì. A renderlo noto è stata la stessa società che gestisce l'impianto, la Tepco, ma secondo esperti di sicurezza nucleare le due esplosioni di idrogeno che hanno interessato due reattori della centrale (il numero 1 e il numero 3) inducono a ritenere che anche in essi le barre di combustibile siano rimaste scoperte per un periodo sufficientemente prolungato da innescare la reazione metallo-acqua, con conseguente produzione di idrogeno. Se le barre non verranno sufficientemente raffreddate in breve tempo potrebbero provocare causare la fusione del nucleo della centrale, o comunque una esplosione o un incendio radioattivo, con la possibilità di causare una enorme catastrofe in tutta la regione centrale dell’arcipelago nipponico.
Già poche ore dopo il disastro un ex progettista di centrali nucleari giapponesi, Masashi Goto, aveva accusato il governo di non dire tutta la verità sulla situazione degli impianti atomici danneggiati dal terremoto: in una conferenza stampa a Tokyo, l’uomo aveva avvertito che per il Giappone si prospetta una crisi gravissima, che uno dei reattori dell'impianto di Fukushima era "altamente instabile" e che le conseguenze di un'eventuale fusione sarebbero "tremende". Secondo Goto c'e' il grave rischio di una esplosione con materiale radioattivo 'sparato' su un'area molto vasta, ben oltre l'area di evacuazione di venti chilometri imposta dalle autorità. L'esperto nucleare ha accusato il governo di nascondere deliberatamente informazioni vitali: "Non e' stato detto abbastanza su come é stato ventilato l'idrogeno" ha affermato Goto che ha anche descritto come "altamente inconsueto e pericoloso" l'uso dell'acqua di mare per raffreddare i reattori di Fukushima. Da parte sua invece Robert Alvarez, dell'Institute for Policy Studies ed ex consigliere del dipartimento Usa per l'Energia, ha detto che si tratta di «un tentativo disperato di riprendere il controllo dei reattori».
La situazione in Giappone tiene col fiato sospeso tutta l’opinione pubblica mondiale, in particolare quella dei paesi i cui governi hanno deciso di prolungare la vita delle centrali nucleari già esistenti o addirittura di costruirne di nuove. Mentre la Svizzera ha annunciato oggi che non procederà al previsto piano di rinnovamento delle proprie centrali nucleari, anche in Germania la Merkel potrebbe essere costretta a tornare indietro sulla propria decisione di prolungare fino al 2040 la vita di impianti ad energia atomica già obsoleti e che il governo precedente aveva deciso di chiudere nel 2021. Gli ambientalisti si sono mobilitati in maniera massiccia tra sabato e domenica, dando vita a manifestazioni, assemblee e ad una enorme catena umana che ha circondato uno dei reattori.
Non esprime la stessa preoccupazione il Ministro degli esteri italiano Frattini che, anzi, rilancia sul nucleare nel nostro paese: "Non credo", ha detto, che il disastro in Giappone "giustifichi una rimessa in discussione del piano italiano verso l'energia nucleare. Abbiamo fortunatamente zone che sismiche non sono" ha aggiunto il ministro che, incautamente, ha poi ricordato che "alle frontiere tra Italia e Francia ci sono decine di centrali nucleari, a pochi chilometri da Torino". Su un’altra lunghezza d’onda, naturalmente, il Comitato ‘Vota sì per fermare il nucleare’ composto dalle oltre 50 associazioni che sabato scorso a Roma hanno presentato la campagna referendaria per portare al voto del 12 giugno almeno 25 milioni di cittadini e far prevalere il sì: “Quello che sta accadendo in Giappone - afferma il Comitato - è la conferma drammatica del fatto che il nucleare a prova di incidenti non esiste, che la sicurezza delle centrali atomiche è una favola alla quale gli italiani non crederanno”. Il Comitato denuncia la “follia” di un ritorno all’energia atomica dell’Italia che, al contrario di quanto afferma Frattini, conosce bene il dramma dei terremoti. “Dalla centrale di Fukushima – sottolinea ancora il Comitato – ci arrivano immagini che sono la prova lampante di quanto sosteniamo da tempo: il governo non deve portare il Paese in un’avventura pericolosa, impopolare e antieconomica come quella dell’atomo”.

Mila Pernice, Radio Città Aperta

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