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(25 Gennaio 2004)
Cari/e compagni/e
Venerdì scorso è uscito sul Gazzettino un intervento dell'assessore alla casa Castellani, che vi allego (è pubblicata dopo l'intervento - ndr). Mi è parso opportuno rispondergli. Vi allego la lettera che ho mandato al giornale.
Paolo Michelini
L'assessore alla casa Castellani sta già pensando alla campagna elettorale e di fronte alla fallimentare gestione dell'emergenza casa cerca di mostrarsi comprensivo, preoccupato ed impegnato. Ha ragione a preoccuparsi. Quello abitativo non è un problema ma una vera e propria bomba ad orologeria. Chiunque, anche solo per curiosità, abbia sfogliato una rivista di annunci immobiliari può constatare che le abitazioni, in affitto o in vendita, hanno seguito il trend di tutti i prezzi, avvicinandosi ormai al cambio lira-euro 1 a 1. Un monolocale, affittabile fino a due anni fa con un canone di 5-600.000 lire oggi si trova a 500 euro. Un appartamento con 3 camere per una famiglia che costava 1 milione, oggi si trova a 900 -1200 euro, secondo la zona. Naturalmente non mi riferisco ad immobili di lusso nelle piazze, ma a normali appartamenti in periferia o cintura urbana. Lo stesso si può dire delle offerte di vendita. Un appartamento di 3 stanze ormai non si trova a meno di 180-200.000 euro, una cifra inarrivabile per chi ha redditi da lavoro dipendente, nonostante i bassi tassi di interesse. Una recentissima statistica ci informa che l'89% degli italiani guadagna meno di 1500 euro al mese e il 35% meno di 1000 euro. Così il problema della casa o, per meglio dire, quello di garantire il diritto costituzionale di avere un alloggio, sta passando dalla dimensione di cronica insufficienza di alloggi popolari a quello di vera e propria emergenza sociale. Negli ultimi anni la situazione si è aggravata per il sommarsi dei lavoratori migranti, che nella generalità dei casi vivono in condizioni di malalloggio e sovraffollamento indegni, quando non dormono in edifici diroccati o per strada. Ma l'inflazione che l'ISTAT si ostina a negare sta creando un vero dramma sociale anche per gli italiani. Sempre più famiglie non riescono più a pagare gli affitti e dopo 3 mesi finiscono nella lista degli sfratti per morosità, lista in paurosa crescita. Per chi invece è in cerca di alloggio non c'è al momento speranza, visti i prezzi che richiedono di destinare un intero stipendio alla casa. I giovani non riescono più rendersi indipendenti e a sposarsi e sono costretti a convivere con i genitori. I pensionati finiscono per strada. In un quadro di questo tipo l'assessore ci dice che presto qualche decina di nuovi alloggi sarà disponibile.
Evidentemente non si rende conto della situazione. E' del tutto evidente che quella della casa va affrontata per quello che è, un'emergenza sociale. Che fare allora?
Innanzitutto non è vero che il patrimonio abitativo pubblico sia pienamente sfruttato. Esistono tantissimi appartamenti e stabili di proprietà pubblica che sono chiusi. Lo dimostrano le occupazioni che da anni si susseguono, ultima quella di 4 appartamenti dello RIAB (che fa capo al comune) in uno stabile di via Vesalio, che di 9 appartamenti ne ha solo due regolarmente assegnati (altri 3 sono liberi). Lo dimostra la vendita, o meglio la svendita, che continua di alloggi di edilizia popolare.
L'assessore sembra volersi scaricare la coscienza affermando che la loro gestione è in gran parte passata all'ATER che "pur essendo struttura di interesse e capitale pubblico, opera con logiche privatistiche per ragioni di bilancio". E' pur vero che non si deve a lui la sciagurata idea di creare queste spa, finalizzate alla privatizzazione, ma se la pensa così, perché continua a lasciare all'ATER la gestione delle case di proprietà comunale?
Del resto la giunta Destro non fa nulla di diverso: continua a vendere il patrimonio edilizio comunale. Per fare un esempio, sono all'asta in questi giorni un palazzo in Corso Umberto e l'ex ufficio casa (!) in via S. Martino e Solferino.
L'assessore nel suo intervento sembra alludere che il sottoutilizzo e la vendita del patrimonio edilizio si debba alla necessità di coprire gli alti costi di manutenzione e ristrutturazione. Ha mai pensato l'assessore che si potrebbero stipulare contratti di autorecupero con singoli inquilini o cooperative per rendere agibili edifici che sono chiusi e degradano? Anziché vendere case abitabili per aggiustarne di inabitabili, il comune potrebbe rinunciare all'affitto e farle riparare a chi ne ha bisogno. Manterrebbero disponibili le case che vendono e recuperebbero quelle degradate.
La verità purtroppo è un'altra. Questa giunta interpreta la sua missione come quella di smantellare e vendere tutto il patrimonio pubblico, sia esso l'APS, le farmacie comunali o le case. Assessorati come quello di Castellani servono solo a mantenere una parvenza di interesse ai problemi dei cittadini. L'obiettivo del centro-destra, sia esso locale o nazionale, è sostituire i servizi pubblici con quelli privati nella scuola, nella sanità, nella casa ecc. mantendo dei presidi formali, scadenti ed insufficienti in funzione "caritatevole". E' il liberismo "compassionevole" di Bush.
Paolo Michelini
(segreteria provinciale del PRC)
La lettera dell'assessore Castellani
Era il 1903 quando la Legge Luzzatti creava il sistema delle "case popolari" destinate a dare un'abitazione alle famiglie meno abbienti e non in grado di trovare un ricovero da sole. Trovava così riconoscimento ufficiale di bisogno sociale quella domanda di abitazione che ancora si dibatte tra il concetto di "bisogno primario" e quello di "diritto alla casa" di cui si è discusso anche nel recente vertice europeo di Padova.
Dopo di allora l'intervento più importante si ha negli anni cinquanta con il Piano Fanfani e poi negli anni sessanta quando i vari Governi di centro intervengono in materia con interventi di qualche rilevanza. Poi più nulla fino al recente piano per 20.000 alloggi per l'affitto del governo Berlusconi.Se si raffrontano i dati con la Francia, Paese più simile al nostro per tradizione e numero di abitanti, si deve rilevare che, parlando di valori medi degli ultimi anni, mentre Roma ha dedicato alle case pubbliche lo 0,3 \% del PIL, tale percentuale a Parigi sale al 3,4.Non meraviglia quindi che in Francia le case di Edilizia Residenziale Pubblica siano circa 3,800,000 circa, mentre in Italia tale valore scende a 800.000. E' ben vero d'altro canto che gli italiani all'80\% sono proprietari delle case che abitano, ma i recenti rapidissimi mutamenti sociali e la arrembante immigrazione hanno fatto accrescere di molto la domanda di alloggi, mettendo in crisi un sistema che, bene o male, rispondeva abbastanza bene alle necessità precedenti.Molte competenze sono nel frattempo passate alle Regioni che hanno dato vita alle Aziende Territoriali per Edilizia Residenziale (ATER) che, pur essendo strutture di interesse e capitali pubblici, operano con logiche privatistiche per ragioni di bilancio .La logica conseguenza di quanto sopra è che il patrimonio abitativo pubblico, per l'ineluttabile usura del tempo, richiede ogni anno interventi massicci per le manutenzioni oltre che la messa a norma degli impianti secondo le più recenti disposizioni di sicurezza. Ciò grava pesantemente sui bilanci delle amministrazioni e limita gli interventi per nuove costruzioni.Il Comune di Padova è proprietario di ben 1840 abitazioni, in parte provenienti dalle dismissioni del patrimonio dello Stato e di altri Enti pubblici non più esistenti (pervenute già affittate e per lo più di vecchissima costruzione) e nell'anno 2003 l'Amministrazione aveva riservato 3.800.000 circa a tali interventi manutentivi e di risanamento. Nel 2004 sono destinati 4.250.000 circa, sempre per manutenzioni ed interventi di risanamento.Oltre a ciò sono state avviate anche nuove costruzioni e nell'Aprile prossimo verranno prese in consegna 15 nuove case a schiera in via Scaino, mentre altri 32 alloggi in via Chiesavecchia sono in fase di avanzata costruzione e dovrebbero essere disponibili per fine anno. Sempre in Aprile termineranno i lavori di altri 11 appartamenti in via Curie mentre altri 25 dell'Ater saranno pronti a fine anno. Altra buona notizia è che tra la primavera e l'estate prossime sarà terminata la costruzione di molti degli edifici del Peep 9 di Salboro. Alla fine saranno altri 152 nuovi alloggi in parte destinati alla locazione a canone concertato.
In zona Montà - S. Ignazio si sta completando la costruzione, in accordo di programma con la Regione, di 290 alloggi di Edilizia Sovvenzionata (50) - agevolata (30) - convenzionata (210) che consentirà l'accesso alla proprietà a prezzi più contenuti di quelli di mercato.
E' innegabile dunque che l'Amministrazione ha fatto e sta facendo molto in questo settore dedicando risorse consistenti, pur nelle ristrettezze del bilancio , e l'Ater sta facendo la sua parte con l'avvio dei lavori del secondo e terzo stralcio del Contratto di Quartiere Savonarola per altri 95 appartamenti, per non parlare dell'intervento in via Anelli.C'è peraltro bisogno di una riconsiderazione a livello nazionale e regionale della situazione abitativa pubblica con maggiori e più organici interventi. Vi è la necessità urgente di una radicale riforma della legge regionale 10 /1996, che ha dimostrato vistosi limiti nell'applicazione (è già all'esame delle Commissioni un progetto di Legge ad iniziativa dell'UDC). L'abitazione, appartenendo al novero dei bisogni primari, è una via obbligata per operare correttamente nell'ambito sociale per evitare l'esclusione dalla società dei cittadini più in difficoltà e per favorire l'inclusione dei lavoratori che vengono da fuori.
Giorgio Castellani
assessore comunale politiche della casa (Padova)
Paolo Michelini
(segreteria provinciale PRC PD)
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