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Serva dell'imperialismo

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(19 Marzo 2011) Enzo Apicella
Il governo italiano mette a disposizione 7 basi militari per l'attacco alla Libia

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Sopravvivere alla propaganda di guerra è possibile. Qualche risorsa.

(22 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

Sopravvivere alla propaganda di guerra è possibile. Qualche risorsa.

foto: www.caunapoli.org

Raccogliamo qui qualche link di approfondimento e notizie sull'operazione in Libia. Sono materiali che girano sulla mailing list del nostro collettivo, speriamo possano essere utili a quanti vogliono "uscire vivi" dalla freneitica attività della macchina della propaganda. l'arma più pericolosa, quella che accompagna tutte le guerre imperialiste.

1. Scalfari, ispiratore del PD, ci regala uno degli articoli più pieno di balle che la storia ricordi (come quella che Saddam che è stato inseguito e giustiziato - nel 2006 - per aver invaso il Kuwait - nel 1991). La sinistra con l'elmetto ci spiega perchè il nostro governo, e la finta opposizione, hanno fatto così presto a rompere l'amicizia con Gheddafi.

"L'Italia ha una missione da adempiere e una grande occasione da cogliere. Noi ci auguriamo che ne sia all'altezza. Le esortazioni di Giorgio Napolitano ci siano, anche in questo, di insegnamento e di stimolo. In questi mesi la figura del nostro Presidente ha acquistato uno spessore etico e politico che ne fa il punto di riferimento di tutto il Paese. Questa unanimità non è posticcia né retorica, esprime un sentimento e un bisogno. Ci rafforza come nazione. Rafforza i nostri legami europei. Suscita all'estero rispetto e ascolto. Non eravamo più abituati a questa considerazione, avevamo scambiato (alcuni avevano scambiato) la politica delle pacche sulle spalle per considerazione internazionale. Ora non è più così. Abbiamo una guida ed una rappresentanza migliore. Possiamo di nuovo considerare la nostra presenza mediterranea come un punto di forza non solo per noi e per i nostri legittimi interessi nazionali, ma per l'Europa e per l'Occidente". da repubblica.it

2. Libia, una questione al margine - "(...) Ieri sera si giocava Palermo-Milan. La squadra del presidente del consiglio nella regione italiana che confina con il teatro di guerra. Si è giocata come una partita normale. Sono questi dettagli che danno l'impressione di normalità. Il consenso a D'Alema passò mica con le cazzate dell'allora PDS. L'impressione di normalità generata dal milione di persone al gran premio di San Marino di formula 1, in un momento drammatico della guerra del Kosovo, fu lo spot decisivo per far passare la guerra.

Gli italiani non sono a favore della guerra, in genere. Non si esprimono quando pensano che la loro quotidianità non sia toccata. E la loro quotidianità passa da questi dettagli. Vent'anni fa..alla prima guerra del golfo trovai i supermercati con gli scaffali vuoti di generi di prima necessità. Si era alla vigilia della guerra, la gente aveva paura, non si sapeva cosa sarebbe accaduto. Oggi a guerra in casa, dopo l'esperienza del Kosovo, tutto fila come sempre." (di Stefano Cacciari su marxiana)

3. Una nuova operazione coloniale sulla Libia. Anche se non ci sentiamo di sottoscriverlo in toto, linkiamo un iinteressante contributo di Domenico Losurdo, professore di filosofia ad Urbino.

4. Libia: la vergogna senza fine di noi Occidente in guerra (Giuseppe Genna, da carmillaonline.com)

5. Libia. Dalla guerra civile alla guerra del petrolio - Perché è saltato l’equilibrio di potere di Gheddafi? Chi sono “quelli di Bengasi”? Questa è una vera guerra del petrolio, rivelatrice della competizione globale e piena di incognite. (di Sergio Cararo)

6. Lo sciacallo euroamericano allunga la mano sulle rivoluzioni arabe - Per tutti questi motivi è necessario preparare ovunque mobilitazioni su una prospettiva di lungo periodo, con almeno questi tre punti fermi: (1) solidarietà a tutte le insurrezioni contro l’ordine globale esistente, in tutti i paesi dove si manifestano; (2) ostilità e boicottaggio di tutte le operazioni militari dei paesi europei e degli Stati Uniti, ivi compresa l’Italia, ovunque esse avvengano, sicuri che esse non sono pianificate per aiutare l’eversione delle gerarchie globali esistenti; (3) intensificazione delle proteste contro i propri presidenti, i propri rais, le proprie classi parassitarie, capitalistiche e dirigenti, ovunque possibile, nel modo più efficace possibile. (da InfoAut)

7. Schierarsi contro la guerra in Libia non vuol dire appoggiare Gheddafi, ma allo stesso tempo sarebbe superficiale fare proprie le posizioni di chi oggi sta fornendo una sponda all’ingerenza dell’imperialismo americano e europeo nel Maghreb. dal Movimento fiorentino

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