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Bombardamenti in Libia

Bombardamenti in Libia

(24 Giugno 2011) Enzo Apicella
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Aggressione militare alla Libia. Nuestra America dice no!

(22 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Aggressione militare alla Libia. Nuestra America dice no!

foto: www.radiocittaperta.it

22-03-2011/13:05 --- Mentre continuano i bombardamenti sulla Libia, sostenuti a gran voce da emittenti televisive e giornali europei e statunitensi, tutta un’altra aria ci arriva dall’America Latina.
In Venezuela dopo la condanna pronunciata dal Presidente Chavez si sono svolte manifestazioni contro l’intervento militare in Libia; i manifestanti hanno lanciato un appello per il rispetto della sovranità e dell’autodeterminazione della Libia. Durante la mobilitazione si è denunciato che i veri obbiettivi dell’aggressione sono le risorse di quel paese: il petrolio, i gas naturali e le riserve di acqua dolce e che il bombardamento di quei territori stabilisce un precedente per future aggressioni militari ad altre nazioni sovrane e indipendenti.
Una ferma condanna arriva anche dal Presidente dell’Ecuador Rafael Correa che ha ricordato come vengano sempre usate menzogne per giustificare aggressioni ad altri popoli e come i paesi aggressori siano sempre gli stessi. Nella sua dichiarazione di condanna Correa ha inoltre evidenziato come l’Arabia Saudita, governata da una monarchia assoluta, mantenga in forma molto più rigida dell’Iran l’applicazione della legge islamica e si domanda se per questo vedremo bombardamenti in quel paese.
In una Dichiarazione del Ministero delle Relazioni Estere del governo cubano del 20 marzo si legge: “Cuba esprime la sua più energica condanna all’intervento militare straniero nel conflitto interno che soffre la Jamahiriya Araba della Libia. Il Consiglio di Sicurezza ha ceduto alle pressioni di alcune potenze occidentali per creare le condizioni che hanno condotto a questa aggressione militare che costituisce una brutale manipolazione della Carta dell’ONU e delle facoltà del Consiglio, ed è un altro esempio della doppia morale che caratterizza la sua condotta.
Alcune delle nazioni coinvolte, continua il comunicato, sono responsabili della morte di più di un milione di civili in Iraq e di oltre settantamila in Afganistan, quelli che chiamano ‘danni collaterali’. Sono inoltre anche i complici dei crimini contro il popolo palestinese.”
E poi c’è la Bolivia dove il Presidente Evo Morales ha condannato duramente il bombardamento del territorio libico e criticato l’atteggiamento dell’ONU che con la risoluzione 1973 si è resa responsabile dei danni subiti dal popolo libico. Evo Morales ha chiesto l’immediata cessazione dell’aggressione militare contro la Libia e la costituzione di una Commissione Internazionale che possa intercedere per una soluzione pacifica del conflitto, ha chiesto inoltre al comitato per i Nobel, il ritiro del premio per la Pace consegnato al Presidente Barack Obama.
E intanto Obama è in America Latina dove cerca, senza successo ci sembra, di riprendere il controllo dell’area. In Cile, organizzazioni ambientaliste, movimenti sociali e tutti i partiti della sinistra si sono mobilitati per manifestare contro il presidente Usa in visita a Santiago. Al centro delle proteste l'accordo nucleare firmato dalla Moneda con gli Stati Uniti e il ripudio dell'attacco alla Libia. La prima cosa che dovrebbe fare Obama - hanno dichiarato i manifestanti - è chiedere scusa a tutti i latinoamericani per gli anni del Plan Condor e in particolare al popolo cileno per il colpo di stato militare che ha significato la morte di migliaia e migliaia di persone e come dimenticare che il premio Nobel per la Pace 2009 adesso è capo della coalizione che ha attaccato la Libia.". Anche in Brasile Obama è stato accolto da manifestazioni contro la politica imperialista e la risoluzione del Consiglio di Sicurezza sull'intervento militare in Libia.
A Rio, il giorno prima del suo arrivo, un’assemblea di duecento rappresentati dei movimenti sociali e dei sindacati del paese, si è conclusa con una dichiarazione ufficiale che definiva Obama persona sgradita in Brasile.

Grazia Orsati, Radio Città Aperta

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