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Libia: venerdì contestazione a Napolitano, si prepara una manifestazione nazionale. La propaganda di guerra a pieno regime

(23 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Libia: venerdì contestazione a Napolitano, si prepara una manifestazione nazionale. La propaganda di guerra a pieno regime

foto: www.radiocittaperta.it

23-03-2011/15:10 --- "Ci scusi Presidente ma dissentiamo. Sulla guerra l’art.11 della nostra Costituzione dice un’altra cosa". Mutuando l'incipit da una delle più efficaci e caustiche canzoni dello scomparso Giorgio Gaber, venerdì pomeriggio, a Roma, attivisti del movimento contro la guerra e giuristi democratici si ritroveranno sotto al Quirinale per riaffermare il contenuto dell’art.11 della Costituzione Repubblicana secondo cui l’Italia ripudia la guerra. "Il Presidente Napolitano non può avallare, o addirittura sostenere, la distorsione dell'art. 11 della Costituzione, già troppe volte contraddetto dalla partecipazione dell'Italia a guerre contro i popoli con bombardamenti dal cielo e l’invio di truppe a terra" affermano in una nota le numerose organizzazioni che lunedì hanno dato vita al Coordinamento romano contro la guerra. "Il nostro dissenso su questa interpretazione è totale". La manifestazione che si terrà venerdì 25 marzo dalle ore 17.00 al Quirinale, è una delle iniziative previste nei prossimi giorni per protestare contro l’attacco militare sulla Libia: giovedì 24 marzo ci sarà un sit in a Montecitorio – dalle 16 - in occasione del dibattito parlamentare e poi un dibattito presso la sede del settimanale Carta sul rapporto tra informazione e guerra; lunedì 28 un sit in itinerante di protesta presso le sedi di PdL e PD contro il sostegno bipartisan alla guerra; martedì 29 marzo è previsto invece a Roma un corteo cittadino contro l’aggressione militare alla Libia che partirà alle 18 da Piazza Bocca della Verità per dirigersi fino a Piazza Navona.
Mentre anche in altre città continuano ormai da sabato presidi e manifestazioni di vario tipo contro l’ennesima guerra, alcune reti e organizzazioni già pensano a una mobilitazione nazionale, con l’obiettivo non solo di manifestare contro la ‘guerra umanitaria’ ma anche di indicare i centri nevralgici di questa nuova escalation militare nel Mediterraneo. La Rete Nazionale ‘Disarmiamoli’ propone di convergere da tutta Italia a Napoli, sede del comando operativo dei bombardamenti sulla Libia. “Mentre le bombe della cosiddetta ‘coalizione dei volonterosi’ colpiscono da giorni la Libia, gran parte degli aerei partono dal nostro paese, trasformando per l’ennesima volta l’Italia in una grande portaerei di guerra” scrive Disarmiamoli in un appello reso pubblico ieri. “La ‘No Fly Zone’ è stato un vergognoso paravento per legittimare un’aggressione funzionale alle mire colonialiste francesi, inglesi e statunitensi sulle immense risorse petrolifere e di gas della Libia”.
Nei prossimi giorni altre iniziative sono in programma ai quattro angoli del paese, in una mobilitazione che trova di nuovo nella parola d’ordine “contro la guerra senza se e senza ma” un forte comune denominatore.
“Il movimento contro la guerra italiano ha però una responsabilità particolare di fronte all’aggressione in atto contro la Libia” affermano gli attivisti di Disarmiamoli “L’intera operazione aeronavale è diretta dal Comando delle forze navali Usa in Europa, situato a Napoli, dove si trovano anche il quartier generale delle forze navali del Comando Africa e quello della Forza congiunta alleata. Tutti e tre i comandi sono nelle mani dello stesso ammiraglio statunitense Sam J. Locklear III, ossia del Pentagono”.
Occorre allora indicare in questo luogo l’obiettivo comune di questa fase di mobilitazione, in un crescendo che ci porti tutti insieme a Napoli, dove è il cervello di questa nuova e vergognosa guerra con una Manifestazione Nazionale nelle prossime settimane (circola la data del 9 aprile) che riunifichi il movimento contro la guerra italiano e indichi chiaramente le responsabilità e i luoghi decisivi di questa guerra”.
Intanto da segnalare che la disinformazione scientificamente profusa in queste settimane sembra aver sortito un qualche effetto sull’opinione pubblica, almeno stando ad alcuni sondaggi pubblicati recentemente. Secondo un sondaggio del 13 marzo (Trendsetting, il sondaggio settimanale realizzato da Affaritaliani.it e da Swg) la maggioranza assoluta degli italiani - il 56% - si schierava contro l'ipotesi di un intervento militare della Nato, contro la Libia. I favorevoli all’epoca erano il 44% del campione. Esattamente una settimana dopo, il 21 marzo (sondaggio di Nicola Piepoli e diffuso in esclusiva da Affaritaliani.it) la maggioranza assoluta degli italiani - tra il 50 e il 60% - era invece a favore della guerra contro la Libia e, in particolare, di quella che viene descritta come la partecipazione diretta del nostro Paese all'azione militare ‘contro Gheddafi’.
Quanto incide su questo cambiamento di opinione di una parte degli italiani la manipolazione delle informazioni sulla situazione in Libia?
L’ultima chicca, sul fronte della manipolazione mediatica tesa ad aizzare gli animi contro i libici e a giustificare quindi un eventuale inasprimento delle operazioni militari, risale a stamattina. Alcune agenzie di stampa hanno diffuso stamani la seguente notizia: “Ai miliziani pro-Gheddafi sarebbe stato chiesto, una volta entrati a Bengasi, di "violentare tutte le donne". Lo scrive oggi, in un reportage da Bengasi, Fatma Ben Dhaou (l'inviata del giornale tunisino Le Quotidien, che ieri si è messa in contatto con i familiari dopo giorni, facendo temere che potesse essere stata sequestrata dai sostenitori del colonnello), citando uno degli insorti che sta resistendo all'avanzata delle truppe lealiste. A sostegno di questa tesi Le Quotidien pubblica una foto di un "kit" trovato in uno dei mezzi blindati fermati dagli insorti alle porte di Bengasi: un notevole quantitativo di preservativi e confezioni di Viagra e Levitra”.
Non bastavano, evidentemente, le artefatte notizie sulle stragi di civili, sugli eccidi negli ospedali, sui bombardamenti sui quartieri, sulle fosse comuni a Tripoli, sugli scudi umani costretti dal regime a proteggere i siti governativi dai bombardamenti. Il gran circo dell’informazione ‘umanitaria’ di guerra può fare molto di più…

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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