">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

La guerra è una malattia

La guerra è una malattia

(6 Marzo 2011) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

Cinque guerre in 20 anni: bugie, bombe e omissioni

(25 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Cinque guerre in 20 anni: bugie, bombe e omissioni

foto: www.radiocittaperta.it

Nel centenario dell’atroce invasione coloniale della Libia e nell’80mo dell’impiccagione di Omar Al Mukhtar, l’Italia celebra i suoi 150 anni partecipando alla quinta guerra geostrategica guidata dall’occidente in questo Ventennio. Guerre dei “buoni” contro i “mostri” di turno. Atacchi neoimperialisti (o anche neocoloniali) con pretesti umanitari. L’Italia è decisamente fra i più buoni, insieme a Usa/Uk; invece tutti gli altri stati qui e là conobbero defezioni (nel 2003 la Francia fu contro la guerra all’Iraq, per esempio). Cinque guerre preparate e accompagnate da una propaganda molto simile - salvo per i media usati, oggi anche facebook e twitter). Strano che ci siano cascate anche più persone di prima. Non facciamoci cogliere alla sprovvista alla sesta. Nella preparazione delle guerre la prima vittima è la verità. Ecco un ripasso per chi era troppo piccolo o non ricorda.

Titoli e sottotitoli per copioni simili
Nel 1991 contro l’Iraq: Desert Storm (sottotitolo “Operazione di polizia internazionale”). Nel 1999 contro la Jugoslavia: Determined Force (sottotitolo “Guerra umanitaria”). Nel 2001 contro l’Afghanistan: Enduring Freedom (sottotitolo “Guerra infinita al terrorismo”). Nel 2003 contro l’Iraq: Shock and Awe (sottotitolo “Guerra contro le armi di distruzione di massa”); Nel 2011 contro la Libia Odissey Dawn (sottotitolo “azione militare autorizzata dal Consiglio di sicurezza Onu per assicurare il rispetto della no-fly zone e la protezione dei civili libici”). In genere i nomi li danno gli statunitensi, gli europei si incaricano di specificare e umanitarizzare.

“Noi agiamo per porre fine a massacri, genocidi e azioni disumane contro i civili”

Nel 1991 una sedicente infermiera poi rivelatasi principessa della folta famiglia reale kuwaitiana affermò davanti al mondo indignato che i soldati iracheni avevano staccato le incubatrici negli ospedali facendo morire i neonati. Nel 1999 si denunciò il genocidio e la pulizia etnica del popolo kosovaro albanese da parte dell’allora presidente jugoslavo Milosevic; fu poi accertato che un genocidio non era in atto, che l’esodo kosovaro iniziò con le bombe Nato e che la “pulizia etnica” incrociata aveva fatto vittime fra tutti, anche fra serbi e rom. Nel 2001 il massacro era stato quello delle Torri Gemelle; peccato che gli autori non fossero certo gli afgani, subito bombardati. Nel 2003 bastarono le armi di distruzione di massa (v. oltre) per procedere contro gli iracheni. Nel 2011 contro la Libia tutto parte, fin da febbraio, con i “10mila morti e 50mila feriti, quartieri civili bombardati”, la denuncia ad Al Arabyia – e da lì al mondo - fatta di corsa da tal Sayed Al Shjanuka o El-Hadi Shallouf, a nome della Corte penale internazionale la quale ha poi subito smentito (“un gravissimo episodio di disinformazione”), ma il risultato è stato un successone. Quanto poi all’episodio che ha fatto scattare i bombardamenti, si è trattato di un aereo libico abbattuto dai ribelli, fatto passare come prova che Gheddafi non rispettava la no-fly zone. Ma era un aereo dei ribelli centrato da loro stessi….

“Bombardamenti chirurgici” (in realtà, genocidi di guerra)

Massacri e genocidi sono stati compiuti proprio dai “buoni”. Ma li chiamano “effetti collaterali” delle “azioni chirurgiche”. La guerra del 1991 attuò indiscriminati bombardamenti su città e infrastrutture civili vitali (per questo le incubatrici si spensero davvero, ma in Iraq…); mettendoli insieme agli effetti del successivo embargo durato fino al 2003 si è parlato di un milione di morti (“un prezzo da pagare” secondo la segretaria di stato Usa del tempo Albright). Nel 1999 alla fine dei bombardamenti Nato sulle città serbe la Jugoslavia si rivolgeva invano al Tribunale dell’Aja denunciando Clinton, Blair e compagnia per cinquemila morti civili. Nel 2001 e negli anni seguenti interi villaggi afgani sono stati rasi al suolo “per sbaglio” e un bilancio del primo anno di guerra stimava in 3.000-5mila i civili afgani uccisi; altre migliaia di morti si sono aggiunti, nella guerra che prosegue. L’invasione dell’Iraq nel 2003 e successiva occupazione hanno fatto altre centinaia di migliaia di vittime. Nel marzo 2011 nel primo giorno di guerra alla Libia è stato centrato un ospedale.

Certo poi dopo ogni guerra (salvo quella dell’Iraq 1991) ecco gli “aiuti umanitari”, operazioni Arcobaleno miliardarie. Un ottimo affare per tanti. Evviva la guerra!

“Fosse comuni!”

E’ tema di grande effetto e una delle tante analogie fra la guerra del 1999 e quella in corso. Nel 1999 si gridò alle fosse comuni di albanesi kosovari sterminati dai serbi; si scoprì poi che le fosse comuni vere e proprie erano poche, né fu chiaro se riguardassero il periodo della guerra della Nato o prima o dopo, né se contenessero anche civili serbi (perseguitati in seguito dal governo kosovaro e anche usati per il traffico di organi). In Libia a febbraio è stata “scoperta” una “fossa comune” sulla spiaggia. Anche esotico. Una efficacissima bufala; era un normale cimitero.

In realtà di fosse comuni queste cinque guerre sono davvero costellate. Ma in genere contengono i “nemici”. Ufficiali americani hanno confermato che nel 1991 migliaia di soldati iracheni in ritirata dal Kuwait, feriti ed esausti, spesso con le mani alzate in segno di resa, furono sepolti vivi con carri armati. In Afghanistan nel 2001 furono i taleban a essere interrati a migliaia nel deserto dopo essere stati uccisi in modi atroci dagli alleati locali degli americani. In Iraq nel 2003 succedeva di dover seppellire in fretta vittime di stragi aeree. E in tutte queste guerre quante vittime civili delle bombe hanno avuto come fossa comune i palazzi e io rifugi crollati, le auto incenerite, i treni centrati?

“Noi agiamo per la legalità internazionale”, oppure “per l’autodeterminazione dei popoli”

Nel 1991 l’Iraq invase il Kuwait e l’Onu impose un ultimatum dal quale scaturì una guerra. Nel 1999 le bombe Nato furono a gran voce richieste dagli armati kosovari dell’Uck, prima ben finanziati dall’esterno e poi risultati poi veri banditi responsabili di molte atrocità. Il Kosovo è diventato un narcostato criminale e non è più multietnico. Anche nel 2011 con la Libia – che non ha invaso un altro paese - c’è chi giustifica l’intervento con il fatto che “L’hanno chiesto i libici in rivolta”: accomunando sotto le bandiere del re Idriss tutti gli abitanti del paese e confondendo i civili con gli insorti armati. Addirittura c’è chi ha evocato la guerra di Spagna e le…brigate internazionali; chi la primavera araba (quella svoltasi senza armi in Tunisia ed Egitto) da proteggere. Uccidendola.

Da 40 anni Israele viola le risoluzioni Onu in tranquillità. Impunite le stragi di Piombo Fuso nel 1008 contro Gaza, e della guerra al Libano nel 2006. Nel 2011 l’Arabia Saudita ha tranquillamente invaso il Bahrein per sparare su manifestanti inermi. L’autodeterminazione è diritto di pochi popoli.

“Agiamo contro le armi di distruzione di massa”

Il cavallo di battaglia nel 2003 con la famosa “prova provetta” mostrata all’Onu dall’americano Rumsfeld. Le stesse ispezioni Onu avevano verificato che non c’erano armi in Iraq, ma che importava?

In realtà le armi di distruzione di massa sono state più volte usate di sicuro, ma dai “buoni”, sotto forma di proiettili all’uranio impoverito usati sia in Iraq nel 1991, che in Jugoslavia/Kosovo nel 1999 che in Afghanistan nel 2001. E in questo marzo 2011 già qualche scienziato denuncia che i missili Tomahawk lanciati contro la Libia contengono grandi quantità di uranio impoverito. Per non parlare delle bombe a grappolo cosparse sui suoli dei paesi bombardati.

“Scudi umani”, “amici dei dittatori”

Un altro classico: “Il dittatore usa scudi umani, sacrifica la sua gente”. Nel 1999 cittadini di Belgrado e Novi Sad sfidarono volontariamente le bombe sulla loro città piazzandosi in massa sui ponti con l’ironico cartello “target” (bersaglio); furono chiamati scudi umani. Nelle guerre contro l’Iraq, quando le bombe colpivano ospedali o mercati o quartieri, più volte si accusava “Saddam che nasconde i carri armati fra i civili”). Anche in Afghanistan, “i taleban usano scudi umani” (per esempio intere famiglie partecipanti a un matrimonio o un funerale…). Adesso gli “scudi umani costretti dal dittatore” sono i cittadini di Tripoli.

Nel “003 centinaia di cittadini occidentali si sono recati a Baghdad per fare da “scudi umani volontari” (e nient’affatto pagati) che si piazzavano vicino ad acquedotti od ospedali. Furono chiamati amici di Saddam. Così come “un’altra nipotina di Milosevic” fu chiamata una pacifista italiana da una sindacalista internazionale della Cisl.

“Non c’erano alternative alle armi”

Falso. Nel caso dell’Iraq come del Kosovo, dell’Afghanistan come della Libia, stati terzi avevano avanzato diverse proposte di mediazione pacifica. In quest’ultimo caso, si sono mossi fin dall’inizio Hugo Chavez del Venezuela (appoggiato da tutti gli Stati dell’Alba e dai movimenti latinoamericani) e l’Unione Africana. Boicottati o ignorati.

“I responsabili delle atrocità devono pagare “

Saddam è stato impiccato. Milosevic fu processato all’Aja per crimini di guerra.

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha già votato nella notte per il deferimento di Gheddafi alla Corte penale internazionale. Bush padre e figlio, Blair, Clinton, D’Alema, Sarkozy, i petromomarchi e tutti gli altri responsabili di genocidi non pagheranno mai.

Una parola di verità: “lo stile di vita non si tocca”

Dobbiamo ringraziarlo per la sincerità: George Bush padre, al tempo della prima guerra per il petrolio, disse: “Lo stile di vita americano non è in discussione”. I democrats e i “progressisti” ovviamente non osano nemmeno pensarlo, men che mai dirlo. Ma l’arrembaggio dei potenti sulle fonti energetiche è il punto centrale. E non riguarda solo gli Usa ma tutto il mondo occidentale, o forse tutto il mondo? Ecco perché, fin dal 1991, ci fu chi insistette per la vera alternativa alla guerra per le risorse: la riconversione ecologica del modello economico, energetico e degli stili di vita. E soprattutto nel 2003 ci fu anche chi (la campagna Boycott Bush) propose di boicottare gli “spingitori di presidenti”, le multinazionali che finanziano le campagne elettorali Usa.

Marinella Correggia per Radio Città Aperta

4851