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La Libia sotto le bombe dell'imperialismo “umanitario”

(25 Marzo 2011)

Qui sotto il volantino del Collettivo Tazebao sull'aggressione imperialista alla Libia. Cogliamo l'occasione per dare tutta la nostra solidarietà ai compagni del Gramigna di Padova (http://www.cpogramigna.org) sottoposti a sgombero due giorni fa da parte della giunta socialfascista di Zanonato. Ancora una volta guerra genocida sul fronte esterno e guerra repressiva sul fronte interno procedono insieme.

A 100 anni dall'impresa coloniale italiana in Libia, la storia si ripete.
Dopo la Jugoslavia (1999), l'Afghanistan (2001) e l'Iraq (2003), le potenze imperialiste “democratiche” attuano l'ennesimo “intervento umanitario”, stavolta a presunto sostegno della popolazione di Bengasi e della Cirenaica contro l'ex amico Gheddafi. Se la giustificazione è sempre la stessa, anche il motivo principale è uguale: il controllo diretto e totale di aree strategiche del pianeta per l'approvvigionamento energetico e il dominio globale.

Stati Uniti ed UE hanno colto la palla al balzo dell'insurrezione dei clan della Cirenaica contro Tripoli, nata sull'onda dei rivolgimenti politici in Tunisia ed Egitto, per usare a loro vantaggio questa mobilitazione popolare, tramutandola in mobilitazione reazionaria filoimperialista. La “balcanizzazione” del paese africano è una ghiotta occasione per i petrolieri yankee ed europei per imporre il loro ordine, facendo della parte Est del paese un nuovo Kosovo, allo scopo di distruggere ogni possibile autodeterminazione del popolo libico e porre un freno alle presenza cinese nel paese nordafricano, in tutta la regione mediorientale e in Africa. Pechino, sempre di più il nemico strategico dichiarato di Washington, importava per consumi interni circa l'undici per cento del greggio libico, grazie ad accordi col governo di Gheddafi e, del resto, gli interessi cinesi sono in rapida espansione in tutto il continente nero.
Per dare un'idea di come le contraddizioni interimperialiste stiano contando in questo nuovo scenario di guerra, basti citare il dato dei trenta mila cinesi, perlopiù tecnici specializzati, evacuati nei primi giorni della rivolta, contro quello dei quaranta britannici, non a caso oggi in prima fila nei bombardamenti e sostenitori, fin da subito, dell'affossamento del governo di Tripoli.

In Italia, Berlusconi e i suoi, prima ardenti elogiatori di Gheddafi tanto da ospitarlo con tutti gli onori nelle sue visite in Italia, ora si sono gettati nell'intervento e già decine sono state le incursioni dell'aeronautica militare in territorio libico, accompagnate, con la solita ipocrisia italiota, da evidenti dichiarazioni discordanti tra vertici politici e dell'esercito circa gli obbiettivi concreti di questi raid.
L'imperialismo italiano non vuole assolutamente perdere la propria fetta della torta del petrolio e del gas ed intende difendere gli interessi dell'Eni nell'area, schierandosi con Usa e Ue e dando un contributo militare fattivo all'intervento.
D'altro canto anche la cosiddetta opposizione, con alla testa servi e decantatori dell'imperialismo Usa come Veltroni e boia guerrafondai come D'Alema, si è schierata risolutamente per l'intervento militare.

Come ai tempi di Giolitti e Mussolini, le forze borghesi istituzionali si sono gettate quasi tutte unite nel rivendicare e praticare il “nostro posto al sole” fra i massacratori colonialisti. I nuovi ascari sono del resto ben rappresentati dal cosiddetto Consiglio Nazionale Libico, esaltati dalla propaganda occidentale di destra e di “sinistra” come “liberatori”: si tratta in realtà di capi tribù reazionari, ex gheddaffiani opportunisticamente passati al nemico ed armati da mani imbrattate da sempre dal sangue dei popoli arabi e africani.

Ora il popolo libico è costretto a seguire il sentiero della Resistenza: quello percorso cent'anni fa nella lotta contro la dominazione italiana, quello che oggi è tracciato dai partigiani palestinesi, iracheni e afghani, ma anche dai popoli in rivolta contro i governi filoimperialisti in Egitto, Tunisia, Algeria, Yemen, Bahrein...
Compito degli antimperialisti, delle forze sane del proletariato e di tutti coloro che hanno a cuore i destini dell'umanità è sostenere questa Resistenza, sviluppando tra i lavoratori e le masse popolari del nostro paese una corretta interpretazione dei fatti avvenuti in Libia e nei paesi arabi in questi mesi, contrastando la propaganda di guerra di governo e “opposizione” che vuole tutti allineati per sostenere l'intervento militare e nasconde i costi esorbitanti di questa guerra, del mantenimento di truppe d'occupazione in altre aree strategiche del pianeta e del continuo riarmo dell'esercito italiano. Si tratta di costi pagati con colossali tagli alla spesa sociale (scuola, università, sanità, servizi pubblici...), mentre i padroni e i loro governi continuano a predicare che non “hanno risorse”.
Evidentemente la borghesia preferisce spendere la ricchezza sociale in morte piuttosto che in vita, negandola alle popolazioni colpite dagli “esportatori di democrazia” e togliendo ogni dignità alle masse dei cosiddetti paesi ricchi, con disoccupazione di massa, precarietà e miseria.
Il comune nemico degli sfruttati di tutto il mondo è proprio il capitalismo imperialista, ed è per questo che bisogna schierarsi incondizionatamente con le masse libiche, che sono sotto i suoi colpi e vi stanno resistendo.

CONTRO IL NUOVO COLONIALISMO IMPERIALISTA IN LIBIA!

AL FIANCO DELLA RESISTENZA DEL POPOLO LIBICO!

FACCIAMO COME I PROLETARI TUNISINI, ALGERINI, EGIZIANI...
LOTTIAMO CONTRO I GOVERNI
DELLA MISERIA E DELLA GUERRA!

Collettivo Tazebao – per la propaganda comunista

Fonte

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