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Paese Basco: Madrid affonda la pace. Illegalizzata anche Sortu

(27 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Paese Basco: Madrid affonda la pace. Illegalizzata anche Sortu

foto: www.radiocittaperta.it

27-03-2011/12:46 --- Come al solito, i media italiani hanno completamente bucato la notizia che pochi giorni fa la Corte Suprema di Madrid ha inferto un colpo mortale, l'ennesimo, alla possibilità di una normalizzazione politica nel Paese Basco e quindi alla risoluzione negoziata del conflitto violento che da decenni oppone una parte della società basca alle istituzioni nate dall'autoriforma del regime franchista spagnolo. Tanto solleciti e preoccupati del rispetto dei diritti civili e politici nei paesi che hanno la disgrazia di ospitare ingenti giacimenti di petrolio o gas, i media occidentali sono assai distratti quando le violazioni avvengono in casa nostra. All'interno di quella Unione Europea tanto paladina della democrazia da esportarla a suon di bombe in Libia oggi o in Serbia, Iraq, Somalia, Bosnia, Afghanistan prima. Alla sinistra indipendentista basca si impedisce da quasi un decennio di partecipare alle elezioni: la giustificazione ufficiale, finora, era che non condannando esplicitamente la violenza dell'organizzazione armata ETA non era accettabile che i suoi rappresentanti potessero legiferare nei parlamenti regionali o governare i comuni. Attraverso un dibattito interno articolato e capillare, nonostante una condizione di quasi totale clandestinità, la sinistra indipendentista ha deciso quello che in molti - ma non in Italia, of course - hanno considerato un passo storico: la denuncia di qualsiasi forma di violenza politica. Era il passo che avrebbe dovuto riportare la sinistra indipendentista, e il nuovo partito denominato Sortu, nelle istituzioni, permettendo ad un 20% e più della popolazione basca di difendere i suoi valori e i propri progetti politici in condizione di normalità all'interno delle istituzioni. Ma no. Madrid alla fine ha detto che la posizione assunta da Sortu sulla condanna della violenza è strumentale, e che comunque Sortu è una espressione di Batasuna, che a sua volta è una creatura - o braccio politico, come continuano a ripetere media disinformati o in malafede - dell'ETA. Con buona pace delle aspirazioni alla libertà e alla democrazia del popolo basco... Riportiamo qui sotto un articolo tratto da Infoaut:

Dopo numerose ore di discussione tra i magistrati della Sala 61 della Corte Suprema, è stato deciso il futuro della nuova lista elettorale Sortu intenzionata a candidarsi per le prossime elezioni municipali, che si terranno a maggio di quest'anno. Con 9 voti a favore e 7 contrari all'illegalizzazione della nuova formazione indipendentista, è stato di fatto impedita la sua iscrizione nel registro dei partiti politici e pertanto la partecipazione alle prossime elezioni.
Nonostante la sentenza scritta non sia stata ancora resa pubblica, l'intenzione rimane chiara: impedire in ogni modo la candidatura di una determinata formazione politica, come quella indipendentista che in questa particolare fase politica attuale sta portando avanti un percorso verso una risoluzione del conflitto attraverso strumenti politici e democratici. Se, per la Corte Suprema, la motivazione della illegalizzazione di Sortu è la continuità con il partito Batasuna e la sua compromissione con l'organizzazione armata ETA, nessuno dei poliziotti chiamati a testimoniare ha saputo provare che quest'ultima avesse diretto la creazione della nuova formazione politica.
Una volta notificata la sentenza, di potrà presentare ricorso alla Corte Costituzionale, rischiando di essere presa in esame dopo le elezioni. Infatti non ci sarà un limite di tempo per il riesame poiché secondo la giurisdizione spagnola, non si tratta di un procedimento elettorale, bensì un'iscrizione di una formazione politica e pertanto viene considerato una procedura ordinaria. Ammesso che il ricorso venga accolto, sono quindi scarse le probabilità che il caso venga preso in riesame prima delle elezioni municipali, ancor di più se le candidature dovranno essere presentate prima del 18 aprile.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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