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Mani bianche

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Abbiamo bisogno di lavorare,
ma non come schiavi sottopagati

(29 Marzo 2011)

Col pretesto del "largo ai giovani", La Fim-Cisl presta il fianco ad un nuovo attacco padronale ai diritti minimi.

Operai,
abbiamo appreso dai giornali che nella vostra fabbrica, la Marcegaglia di Lomagna, la FIM ha firmato un accordo in base al quale ai nuovi assunti verrà pagato un salario ridotto rispetto quello esistente in fabbrica.
Indennità turno inferiore, nessun premio di produzione né permessi. Ci vorranno 6 anni e mezzo per arrivare ad avere, per uguale lavoro uguale salario.
Su questa ingiustizia si è svolto anche un referendum illegale, fuori da ogni normativa esistente.
Va riconosciuto il merito agli operai che non sono andati a votare, il fatto di aver capito, che si trattava di un tentativo di far approvare un accordo vergognoso contro la gioventù disoccupata. Se vogliamo giocare a maggioranza e minoranza, solo 51 sono stati i SI, (quasi tutti impiegati), contro 124 aventi diritto.
Sicuramente la FIM non può dire che l'accordo ha la maggioranza dei consensi.
Dicono che con l'accordo si favorirebbe l'ingresso dei giovani, non è vero: i nuovi operai vengono assunti, non solo quando la direzione ha bisogno di produzione, ma sopratutto quando non può farvi fronte con quelli che già lavorano, nel momento che questi non si fanno spremere con straordinari, turni massacranti, tagli delle pause, ecc. L'esatto contrario di quello che tanti sindacalisti fanno nelle fabbriche
Parlano di fare largo a noi giovani e collaborano a far sfruttare più intensamente i vecchi. Qui l'unica che ci guadagna è la signora Marcegaglia. Ha bisogno di assumere nuovi operai, ma li vuole ricattare col bisogno di lavoro per pagarli di meno ed imporre condizioni di lavoro peggiori. Com'è democratica la Signora, e come sono pronti i sindacalisti della FIM di Lomagna, ad adottare la democrazia del ricatto.
Operai,
noi giovani disoccupati, studenti, precari facciamo un appello a voi: opponetevi al
salario d'ingresso, evitiamo di trovarci a lavorare nelle stesse postazioni, con la stessa fatica, ma con un salario diverso. Alla fine non solo vorranno metterci uno contro l'altro, ma ridurranno anche i vostri salari per equipararli ai nostri.
E la FIM si permette ancora di parlare in nostro nome, ma questa volta non glielo
permetteremo, ne ha già fatte troppe.

Giovani disoccupati, precari e studenti del meratese. f.i.p. 28 marzo 2011

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