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I ribelli libici: 'rispetteremo i trattati con l’Italia contro gli immigrati'. Oggi manifestazioni no war a Trapani e Roma

(29 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

I ribelli libici: 'rispetteremo i trattati con l’Italia contro gli immigrati'. Oggi manifestazioni no war a Trapani e Roma

foto: www.radiocittaperta.it

29-03-2011/14:37 --- Fino ad ora i ‘ribelli’ libici sono rimasti nell’ombra, rappresentando un'entità politica fantasmagorica che ognuno ha potuto, in mancanza di prese di posizione o smentite ufficiali, assimilare al proprio punto di vista e piegare alle proprie necessità politiche. Per i regimi europei impegnati nei bombardamenti i ribelli rappresentano un’alternativa democratica a Gheddafi, per alcuni movimenti di sinistra pure schierati contro la guerra quelli di Bengasi sarebbero addirittura a capo di una ‘rivoluzione democratica’. Sullo, il direttore della rivista Carta, è arrivato qualche giorno fa a proporre l'assurdo paragone 'ribelli di Bengasi/zapatisti del Chipas'.
Ma negli ultimi giorni, man mano che si chiarisce il quadro all’interno dell’area della Cirenaica sottratta a suon di bombe Nato al controllo di Tripoli, la posizione dei cosiddetti ‘ribelli’ appare sempre meno allettante per quei settori del mondo politico progressista finora tentennanti nel prendere una posizione netta contro l'aggressione militare alla Libia. D’altronde, quando si chiede e ‘ottiene’ l’intervento militare e politico di un così alto numero di potenze imperialiste, il conto da pagare non può che essere salato. Per il popolo libico, ovviamente.
Ed infatti ieri sera il portavoce dei ribelli libici è intervenuto a Porta a Porta, assicurando che la Libia del dopo-Gheddafi (o comunque almeno la Cirenaica) rispetterà tutti gli accordi già stipulati con l'Italia dal regime del colonnello, inclusi quelli che riguardano il contrasto alla cosiddetta “emigrazione clandestina” e i contratti petroliferi con l'Eni. Anche se, poche ore prima, lo stesso rappresentante dei ribelli aveva affermato che le risorse petrolifere del paese saranno gestite ''in base alle posizioni che i paesi stanno assumendo rispetto alla Libia in questi momenti difficili''. A parlare è stato il presidente del Comitato Nazionale di Transizione, Mustafa Abdel Jalil, che durante la trasmissione di Vespa ha auspicato che gli “amichevoli rapporti” con l'Italia si rafforzino. “Parteciperemo agli sforzi per fermare l'immigrazione clandestina impedendo loro di entrare in Libia e combattendo le organizzazioni criminali che lo permettono”, ha scandito Jalil, che d’altronde è stato il ministro della Giustizia di Gheddafi fino a meno di due mesi fa. Jalil, che è intervenuto in collegamento da una località tenuta segreta per motivi di sicurezza, ha detto chiaramente che verrà rispettato anche il vergognoso trattato italo-libico firmato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal colonnello Muammar Gheddafi: un'intesa che prevede anche un aiuto economico e militare da parte dell’Italia per controllare le coste e impedire la pressione migratoria dal sud. Quello che di fatto ha portato alla costruzione nel deserto libico dei famigerati campi di concentramento nei quali rinchiudere migliaia di immigrati provenienti dal Centro Africa.
“Qualsiasi trattato o accordo che è stato stipulato” ha detto Jalil, “noi lo rispetteremo e cercheremo di applicarlo al meglio”. Una dichiarazione che sicuramente tranquillizza la Lega ma che la dice lunga sul carattere democratico o semplicemente alternativo a Gheddafi dei cosiddetti ribelli di Bengasi... Chi sa se a sinistra si continuerà a far finta di niente e si continuerà a mettere in bocca ai ribelli libici una posizione politica e una sensibilità democratica priva di ogni fondamento.
Intanto nel mondo continuano le manifestazioni contro la guerra, anche se in tono minore. Nel finesettimana a Madrid migliaia di persone sono scese in piazza contro i bombardamenti e per dire no all’intervento militare denunciando esplicitamente la manipolazione mediatica sul conflitto in corso in Libia.
Oggi pomeriggio saranno i No War romani a tornare in piazza per riaffermare che quella scatenata contro la Libia è una guerra per il petrolio e non certo una guerra “a fini umanitari”. “La vera protezione da garantire è quella per gli immigrati che continuano ad arrivare nel nostro paese fuggendo da guerre e miseria” afferma il Coordinamento Romano contro la guerra che si prepara, insieme alle altre forze mobilitate nel resto d’Italia, ad un’altra giornata di lotta prevista per il prossimo 9 aprile. Il Coordinamento romano contro la guerra ‘Niente sangue per il petrolio’ invita tutte e tutti a partecipare alla giornata di mobilitazione nazionale contro la guerra del 2 aprile e alla manifestazione in piazza San Giovanni, una tappa importante nella ripresa dell'iniziativa del movimento No war. L'appuntamento per oggi è alle 17.30 a Piazza Bocca della Verità.
Stamattina una manifestazione c’è stata in Sicilia. Al grido di "Trapani non é in guerra. Riaprite l'aeroporto civile di Birgi" é partito da piazza Francesco Pizzo a Marsala il corteo di protesta intercomunale per la piena riattivazione dello scalo civile Vincenzo Florio, chiuso dallo scorso 21 marzo per consentire l'uso della piste al 37esimo Stormo dell'Aeronautica militare per i bombardamenti in Libia. Alla protesta, organizzata da un comitato spontaneo provinciale composto da operatori turistici e dipendenti aeroportuali, è stata massiccia la partecipazione di esponenti politici, amministratori locali, di rappresentanti della Camera di commercio e della Confcommercio. A manifestare anche studenti, tassisti, albergatori e lavoratori di diversi settori penalizzati dalla chiusura dell’aeroporto al traffico civile. Il corteo si é diritto a Birgi, dove da giorni è in corso un presidio permanente dei dipendenti della società Airgest.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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