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Salvate la Sanità

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(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
Secondo Monti il sistema sanitario nazionale è a rischio se non si trovano nuove risorse

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S. Paolo di Milano: un ospedale ridotto ai limiti della farsa

+Posti letto – campagna elettorale

(6 Febbraio 2004)

UN OSPEDALE RIDOTTO AI LIMITI DELLA FARSA DOVE I PROCLAMI DEL DIRETTORE GENERALE SULLA CENTRALITA’ DEL MALATO NASCONDONO UN ARRETRAMENTO SENZA PRECEDENTI.

Le riduzioni milionarie di budget operate al S. Paolo dai vertici regionali intrallazzati con l’affarismo privato hanno prodotto risultati ormai inequivocabili:- trasformazione e riduzione di posti letto (80/90 in meno nel 2003), privatizzazione dei servizi sanitari ed amministrativi, non sostituzione del personale, cooperative di assistenza, contratti atipici di lavoro ecc…; Checché ne dicano i vertici aziendali, impegnati ad occultare l’evidenza negando apertamente ai delegati sindacali la verità che si conosce, la dotazione infermieristica dei reparti è stata decisamente ridotta all’osso, e, qualche volta, nemmeno a quello. Due soli infermieri per turno non rappresentano una novità anche per reparti di Medicina con 30 letti + i “bis” non accreditati! Dei 14/15 infermieri per reparto ne rimangono, se tutto va bene, 10/11 e a volte capita un solo infermiere per turno. Impossibile perciò nascondere la mole di assistenza che non verrà più svolta dagli IP in quanto già scaricata su figure a basso costo come gli OTA e gli OSS e a professionalità ridotta (come sta già succedendo nel PS-DEA). Per non parlare del personale ausiliario che inizialmente prevedeva una dotazione organica di 6 unità per reparto, passata a 4 con l’introduzione dell’appalto di pulizia ed ora costretto a svolgere, con la creazione dei dipartimenti, metà giornata di lavoro in un reparto e metà in un altro.

Eppure, nonostante questa politica rivolta al risparmio a tutti i costi che si ripercuote sulla sicurezza (vedasi gli infortuni da rischio biologico o i CPS, o via Famagosta o i sotterranei degli spogliatoi), sui permessi della maternità, dell’handicap, sul diritto allo studio, sul pagamento delle indennità o delle ore straordinarie, sino agli inquadramenti economici di fascia del personale fermi al 2001, ecco proliferare una miriade di capi e controcapi.
Il risparmio operato da un lato nel campo assistenziale viene investito in piramidi gerarchiche dal sapore di altri tempi. Lo scandalo dell’avviso interno delle caposala e capotecnici e dei responsabili infermieristici inviati 4 alla volta da chissà quali pianeti esterni all’Ospedale suonano come un affronto ai lavoratori in forza da decenni e comprovano il ritorno di una ingerenza politica feudale nell’amministrazione della cosa pubblica e l’instaurarsi di un sistema clientelare nelle assunzioni, nei trasferimenti e mobilità del personale proprio come 25/30 anni fa.

ATTENDERE LA DE-CLASSIFICAZIONE DEL NOSTRO OSPEDALE A TUTTO VANTAGGIO DEGLI AFFARI CONSUMATI NELLE CLINICHE PRIVATE SORTE COME FUNGHI NEI SUOI PARAGGI NON È ONESTO.

IN TUTTA QUESTA FARSA, L’ENNESIMA INAUGURAZIONE DEL SAN PAOLO, PREVISTA PER IL GIORNO 7 FEBBRAIO (25° anniversario della sua nascita), HA TUTTO IL SAPORE DI INIZIO DI CAMPAGNA ELETTORALE (lo dimostra lo schieramento di politici in carica e di quelli riciclati) E DI UNA BEFFA AI DANNI DEI CONTRIBUENTI E DEGLI OPERATORI DI QUESTO OSPEDALE. Difatti l’inaugurazione delle sale parto “umanizzate” avviene a discapito di un altro reparto già inaugurato in pompa magna più di 10 anni fa e che ora è chiuso (ma nessuno lo dice) e trasferito all’ospedale Sacco:- la famosa sezione di 10 posti letto per donne gravide sieropositive, che per anni e stata usata come specchio per allodole, per attirare finanziamenti. Oltretutto spendere oltre 50 milioni di ex lire per questa passerella elettorale, quando nei reparti di assistenza e nei servizi scarseggiano i materiali sanitari ed alberghieri e i decreti ingiuntivi dei fornitori contro l’azienda si fanno sempre più pressanti….., ANCHE QUESTO NON È ONESTO.

Non ci facciamo nessuna illusione sul fatto che non saranno certamente alcuni delegati a risolvere una situazione sull’orlo del collasso. Senza il ritorno alla partecipazione, senza prendere in pugno i nostri diritti tornando a vigilare sul rispetto della sanità pubblica e sulle sue risorse, le cose non potranno che peggiorare!

Sabato 7 febbraio, tutti gli operatori che hanno contribuito alla nascita e che hanno a cuore lo sviluppo di questo ospedale devono dire la loro per far sì che questo patrimonio non venga rovinato dai soliti “demolitori” della cosa pubblica.

VIA I POLITICI DALL’OSPEDALE.

USI SANITA’ SAN PAOLO

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