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I bombardamenti fanno strage a Tripoli, ribelli in rotta nonostante l’aiuto militare della Nato

(31 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

I bombardamenti fanno strage a Tripoli, ribelli in rotta nonostante l’aiuto militare della Nato

foto: www.radiocittaperta.it

31-03-2011/14:39 --- Un numero imprecisato di agenti della Cia da diverse settimane sta operando in Libia per “aiutare i ribelli” anti-Gheddafi. Lo scrive il New York Times dopo la diffusione della notizia secondo cui lo stesso Barack Obama avrebbe autorizzato missioni segrete di intelligence in territorio libico. Secondo il quotidiano, nei loro incontri con i rappresentanti degli insorti, gli agenti starebbero tentando di capire meglio chi sono i loro leader e soprattutto se godono di alleanze con altre forze arabe. Negli Usa - e anche a Mosca - si teme che uomini di Al Qaeda o di gruppi terroristici salafiti si siano infiltrati tra i ‘ribelli’. Un bel rompicapo per le potenze schierate militarmente contro Gheddafi, che dopo parecchi giorni non riescono a determinare una sconfitta dell’esercito libico semplicemente con i bombardamenti dall’altro e con i sabotaggi. Sabotaggi delle infrastrutture di comando e militari libiche che vedono protagonisti, come ammesso ormai da alcuni giorni da alcuni esponenti di Londra e Parigi, uomini dei servizi francesi e britannici.
La presenza sul terreno libico di commando militari e di agenti segreti delle potenze occidentali aprirebbe un problema “giuridico”, perché l'Onu non ha autorizzato ‘operazioni di terra’ nel paese. E lo stesso Obama aveva garantito che “nessun soldato americano” sarebbe stato coinvolto in operazioni di terra contro l’esercito di Gheddafi. Il ricorso ai servizi di intelligence (formula che comprenderebbe anche numerosi commandos di forze speciali militari) sarebbe il tentativo - per ora - di ottenere gli stessi obiettivi senza impegnare “forze regolari” in un paese in cui l’opinione pubblica non sostiene affatto questa ulteriore operazione bellica.
Mentre la Nato ha assunto il comando delle operazioni militari contro la Libia - l'Alleanza Atlantica si farà carico direttamente degli attacchi - su alcuni media occidentali si è cominciato a parlare per la prima volta delle vittime civili dei bombardamenti sulle città libiche. Non che non ce ne fossero stati finora. Ma le notizie sui morti civili a Tripoli ed in altre città erano state ‘opportunamente’ censurate e minimizzate dalla propaganda di guerra dei paesi impegnati nell’aggressione militare alla Libia. Ma questa volta a denunciare la strage provocata dai bombardamenti della Nato è stato il vicario apostolico di Tripoli, mons. Martinelli, e non qualche funzionario o medico libico, e così la notizia ha ottenuto una certa risonanza. Caccia della cosiddetta coalizione internazionale hanno bombardato questa notte alcuni quartieri popolari della capitale Tripoli, in particolare il sobborgo orientale di Salaheddin. “Il raid avrebbe provocato almeno 40 morti”, ha affermato il prelato. "I raid cosiddetti umanitari - ha denunciato Martinelli - hanno fatto decine di vittime tra i civili in alcuni quartieri di Tripoli. Ho raccolto diverse testimonianze da persone degne di fiducia. In particolare, nel quartiere di Buslim, a causa dei bombardamenti, è crollata un'abitazione civile, provocando la morte di 40 persone". "Se è vero che i bombardamenti sembrano alquanto mirati, è pur vero - denuncia mons. Martinelli - che colpendo obiettivi militari che si trovano in mezzo a quartieri civili, si coinvolge anche la popolazione".
Ma sul campo, le forze dei "ribelli" sarebbero in rotta. Dopo essere arrivate alle porte di Sirte, sono ora di fatto ritornate ad Aidhabyia, in Cirenaica. E chiedono alla Nato di bombardare di più, di essere ‘meno selettiva’ nel colpire gli obiettivi. Poco importa se i bombardieri della Nato scaricano sulle città libiche proiettili all’uranio impoverito che contamineranno per decenni e secoli il terreno, le falde acquifere e l’aria.
Sul fronte della guerra di propaganda un punto lo ha segnato ieri la Nato, con la fuga a Londra del ministro degli esteri di Gheddafi Moussa Koussa, uno degli uomini fondamentali della struttura libica di comando (per 15 anni alla testa dei servizi segreti libici). Koussa, che ieri sera è volato in Gran Bretagna annunciando la sua defezione, è sempre stato consigliere e stretto collaboratore del Colonnello, un uomo-chiave del regime come artefice della rete diplomatica che un decennio fa permise a Tripoli, dopo decenni di isolamento, di essere riaccolta nella comunità internazionale in cambio di alcune concessioni alle grandi potenze. Diventerà subito anche lui, così come altri ex ministri di Gheddafi, un sincero democratico a capo dei rivoltosi?

Mila Pernice, Radio Città Aperta

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