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Sasà Bentivegna, Partigiano

Sasà Bentivegna, Partigiano

(3 Aprile 2012) Enzo Apicella
E' morto ieri a Roma Rosario Bentivegna, che nel 1944 prese parte all’azione di via Rasella contro il Battaglione delle SS Bozen.

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“E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

(7 Aprile 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

Per la nascita di una costituzione c’è bisogno, come spiegano nelle prime lezioni di diritto costituzionale, di un “fatto costituente”. Nel nostro paese questo “fatto” fu la resistenza partigiana che si oppose alla Repubblica di Salò. Era il 15 luglio 1946 quando l’assemblea costituente affidò ad una commissione di 75 membri la stesura della costituzione. I padri costituenti, politici come De Nicola e Terracini, pensarono bene, oltre a garantire i diritti fondamentali dell’uomo, di vietare la riorganizzazione del disciolto partito fascista. Quello che per anni vessò l’Italia, trascinandola in guerra con le clave contro nazioni molto più organizzate; quello colpevole dell’omicidio Matteotti; dell’incarcerazione di Gramsci. Il fascismo fu la negazione a tutte le fedi politiche. Quindi, nonostante il paese stia attraversando una forte crisi economica, sia in guerra contro la Libia, stia subendo una terribile emergenza profughi a cui il governo non ha saputo dare una soluzione e stia vivendo uno dei periodi più bui della sua storia, i nostri parlamentari, ed in particolare il nostro senatore Vibonese, hanno pensato che il male più urgente, una delle prime cose da fare è trovare il modo per magari poter ricostituire (senza violare la legge) il partito fascista!

Leggendo le testate giornalistiche, infatti, siamo venuti a conoscenza di un fatto gravissimo di cui il senatore Francesco Bevilacqua è complice, visto che risulta essere cofirmatario di un emendamento alquanto scandaloso presentato al Senato dal senatore De Eccher (Pdl) con il quale, essenzialmente, si chiede l’ abrogazione della XII disposizione transitoria e finale della nostra Carta Costituzionale, che al primo comma recita testualmente: Con l’ emendamento presentato nei giorni scorsi a palazzo Madama, quindi, si intende abrogare una disposizione che sta alla base del nostro ordinamento, visto che la Costituzione, entrata in vigore subito dopo la caduta del fascismo, enuncia all’ articolo 1 uno dei principi cardine che stanno alla base della nostra società, vale a dire la forma di governo vigente in Italia: la democrazia. Abrogando la suindicata disposizione, essenzialmente, si elimina il divieto di ricostituire il disciolto partito fascista che, così facendo, diverrebbe nuovamente legittimo. Da Comunisti, non intendiamo accettare un provvedimento del genere. D’altronde non può sorprenderci se a proporre di abrogare questa norma costituzionale è proprio un senatore del vibonese. Nella città di Vibo Valentia purtroppo sono moltissimi gli esempi di una storia fascista della città che mai è stata cancellata. Oltre ai monumenti al ministro fascista Luigi Razza ed agli innumerevoli edifici a lui intitolati, girando per la città sono molti i segni lasciati dall’architettura fascista. Nel comune ad esempio, nella camera di consiglio, sulle pareti ci sono dei “fasci littori” adattati a portalampade. Le edicole del vibonese sono piene di calendari che raffigurano Mussolini in bellavista, segno che è una merce che va di moda e che si vende.Per non parlare poi delle svastiche che da anni ormai inquinano i muri della nostra città. Purtroppo sono soprattutto i giovani che non hanno nemmeno idea di chi sia stato il duce, a comprare questi calendari ed a proclamarsi fascisti. Lo fanno solo perché sanno che i fascisti risolvevano i problemi con la violenza, andando a massacrare gli oppositori politici o incatenandoli come fecero con Antonio Grasci, loro evidentemente conoscono solo quel tipo di linguaggio per rapportarsi con il mondo e con la società. E poi sono gli stessi giovani che oggi, vittime, hanno il mito Berlusconi o dei mafiosi solo perchè questi personaggi hanno la bella macchina e hanno i soldi. Il fascismo non è un’ideale, non ha politiche economiche o sociali alla base dei suoi principi. Il fascismo è “odio” in tutte le sue forme d’espressione.Invece che assistere a spettacoli indecorosi, come il saluto romano fatto dalla presidente della regione Lazio R. Polverini, l’ammissione da parte del ministro La Russa ad annozero di essere “fascista ed orgoglioso di esserlo” e tanti altri pericolosi episodi che rievocano il ventennio fascista dovremmo ringraziare ogni giorno il movimento partigiano. Forse, anziché pensare di abrogare l’apologia del fascismo, dovremmo pensare di proporre una legge che aggiunga ai consueti simboli della Repubblica Italiana presenti negli uffici istituzionali, quali la bandiera Italiana e la fotografia del Presidente della Repubblica, un’immagine che ricordi la resistenza partigiana. Dovremmo sensibilizzare gli studenti insegnando la storia della resistenza ed analizzandola a fondo (non cancellarla come vuole l’attuale ministro Gelmini) in modo che imparando dal nostro passato non si possa mai ricadere nell’errore di pensare che il fascismo ha un qualche lato positivo e che si possa ricostituire qualsiasi associazione o partito che si rifaccia alle idee fasciste.

Ormai, però, siamo abituati a tutto, viste le nefandezze di questo governo che, in due anni e mezzo di attività, non ha raggiunto neppure un risultato positivo. Basti pensare alle situazioni a dir poco precarie di lavoratori, studenti e pensionati. A questo punto sorge spontanea una domanda: perché il senatore Bevilacqua non spiega le ragioni che lo hanno portato ad essere tra i cofirmatari di questo assunto provvedimento?

Francesco Colelli, coordinatore provinciale FGCI Vibo Valentia
Francesco Masè, coordinamento nazionale FGCI
Alessandro De Padova, coordinatore provinciale GC Vibo Valentia

Comunisti Uniti

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