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(28 Luglio 2010) Enzo Apicella
Anche la Omsa di Faenza vuole delocalizzare in Serbia

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    Globalizzazione, delocalizzazione, precarizzazione: dove stiamo precipitando?

    Assemblea a Schio sabato 21 febbraio

    (10 Febbraio 2004)

    La delocalizzazione del tessile-abbigliamento ha aperto ai nostri imprenditori le nuove frontiere dell’Est europeo e del Sud-est asiatico. La miopia industriale degli imprenditori veneti (eternamente a caccia di minori costi a discapito dell’innovazione tecnologica e produttiva) e le politiche economiche della Giunta Regionale di centro-destra hanno incentivato la fuga delle nostre imprese verso nuovi poli industriali oltre confine.

    L’Italia, ma il nord-est in particolare, stanno conoscendo la vera faccia della globalizzazione e per riflesso un nuovo modo di produrre e di consumare. Le conseguenze più evidenti sono le continue modifiche peggiorative dello Stato Sociale e delle leggi che regolano il lavoro salariato, alla continua ricerca di un abbattimento del costo del lavoro. Costo del lavoro che non potrà mai competere con quello dei paesi in via di sviluppo. L’Italia è il paese europeo in cui il lavoro è il più flessibile e precario di tutti e in cui, tuttavia, il tasso di crescita economica è il più basso.

    Un popolo di precari non potrà mai trasformare i propri sogni in certezze o in progetti realizzabili: la famiglia e la casa diventano così orizzonti nebulosi cui i giovani non possono più tendere con fiducia e speranza. La crisi economica sta quindi ingrossando le file dei precari e il continuo ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria ha portato sulla soglia della povertà masse di lavoratori sempre più estese. L’inflazione e il mancato adeguamento delle retribuzioni stanno mettendo in seria crisi anche una fascia di società fino a ieri considerata intoccabile: quella media, quella degli impiegati.

    Il paese si sta impoverendo paurosamente: i consumi delle famiglie sono compressi e determinano nuovi disagi sociali e ne richiamano in vita di vecchi che si credevano ormai superati per sempre determinando, per questa via, anche una caduta verticale della produttività complessiva.

    Il nord-est potrebbe diventare, andando avanti di questo passo, una sterminata distesa di capannoni vuoti ed abbandonati.

    Se il governo invece di dedicarsi a sfornare continue leggi salva-Berlusconi, o comunque funzionali agli interessi privati del Cavaliere, avesse avviato una politica economica e sociale all’altezza della situazione oggi non saremmo in queste condizioni.

    Il governo mira, invece,
    - da una parte a liquidare i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro per ridurre ulteriormente le capacità difensive dei lavoratori;
    - dall’altra ad attaccare ulteriormente le PENSIONI, come se la salvezza del nostro paese passasse per l’ “ergastolo lavorativo” o per la fame endemica dei pensionati.

    CHE FARE?

    Tenteremo di rispondere a questa domanda nel corso dell’assemblea.

    SABATO 21 FEBBRAIO 2004 – ORE 15,30 AULA MAGNA IPSIA “GARBIN” (ex scuole “Marconi” in via Marconi in Schio)

    Interverranno:
    GIORGIO CREMASCHI - segreteria nazionale CGIL
    OSCAR MANCINI - segretario generale CGIL provincia di Vicenza
    LUIGI MANZA - responsabile 3° Settore
    EZIO SIMINI - segretario del PRC di Schio

    coordinerà.
    PIERO ZALTRON - responsabile provinciale Dipartim. Lavoro del PRC

    PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
    Federazione di Vicenza

    Fonte

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