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La paura dello Stato spagnolo

(19 Aprile 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

La paura dello Stato spagnolo

foto: www.radiocittaperta.it

Dopo l'illegalizzazione della nuova formazione indipendentista Sortu, nella settimana scorsa si è presentata pubblicamente Bildu -nuova coalizione formata dal partito Eusko Alkartasuna e Alternatiba- per candidarsi alle prossime elezioni amministrative della Comunità autonoma basca. Il ministro dell'Interno spagnolo Alfredo Rubalcaba aveva già annunciato, senza perdere tempo, il controllo serrato delle liste elettorali e di tutti e tutte le cittadine basche che sarebbero state al loro interno. Il maggior impegno del ministro degli interni spagnolo sembra quindi in questo momento, quello di controllare che la nuova coalizione sia perfettamente in regola con la così detta Legge dei Partiti in base alla quale un partito può essere dichiarato illegale in base ad alcuni criteri: essere stato candidato, revisore dei conti, o aver firmato per aver approvato nuovi candidati, così come aver sviluppato attività politiche, essere stato assunto dal partito politico, o avere parentele o legami con l' "ambiente " sono un motivo sufficiente per illegalizzare la lista e non permettere che si candidi alle prossime elezioni.
Ed sono proprio di questi giorni le dichiarazioni pubbliche del Ministro degli Interni e del coordinatore delle Libertà pubbliche e Giustizia del Partito Popolare che rivelano un accordo tra il Partito Popolare conservatore e il partito socialista spagnolo nel perseguimento di un obiettivo comune: non permettere che nessuno acceda alle istituzioni “approfittando di scappatoie legali”.
Lo Stato spagnolo rivela quindi ancora una volta le sue paure e le sue preoccupazioni, soprattutto in vista delle elezioni amministrative di maggio di quest'anno. Le elezioni municipali sembrano infatti avere un significato ancor più importante, considerando il lavoro politico e sociale che la sinistra indipendentista ha da sempre svolto a livello locale nei Paesi Baschi e soprattutto come i cittadini e le cittadine basche abbiano contribuito e stiano contribuendo alla costruzione di tale processo politico di risoluzione del conflitto. Se le migliaia di cittadini che negli ultimi anni si sono visti negare la possibilità di esprimere la loro preferenza ad un partito poiché illegalizzato, possono ora eleggere un proprio partito, di sinistra e indipendentista, che scommette su un cambiamento reale sociale e politico nei Paesi Baschi, allora la questione basca, da decenni fonte di preoccupazione, diventerebbe ancor più difficile da gestire per lo Stato spagnolo. Probabilmente è questo uno dei motivi che lo spinge e eliminare il problema alla radice, utilizzando tutti gli strumenti che possiede per reprimere e ostacolare il processo politico democratico di risoluzione del conflitto.
All'interno di questo quadro politico, l'organizzazione armata basca ETA ritorna a far sentire la sua voce dopo la tregua permanente, generale e verificabile dichiarata il 10 gennaio scorso. Con alcune parti di un documento interno -Zutabe- che sono state fatte pervenire al quotidiano basco Gara, l'organizzazione armata rinnova il suo impegno all'interno del processo politico in corso, e nel superare il ciclo del confronto armato. Inoltre dichiara come tale atto ha due destinatari: da una parte la società basca e dall'altra la comunità internazionale che in passato si è espressa pubblicamente sulla necessità di una totale assenza di violenza all'interno del processo di risoluzione.
In Zutabe, ETA fa riferimento anche alla sinistra indipendentista e in particolar modo al documento di analisi interna che venne reso pubblico nell'ottobre del 2009, documento che diede poi il via alla fase politica attuale. Nel riferirsi a tale documento, ETA considera le analisi della sinistra abertzale come corrette e che attraverso la sua iniziativa, ha messo in moto la possibilità di dare una svolta alla situazione politica del momento.

Giovanni Giacopuzzi Radio Città Aperta - Roma

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