">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni    (Visualizza la Mappa del sito )

Erre moscia

Erre moscia

(25 Aprile 2010) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

  • Domenica 21 aprile festa di Primavera a Mola
    Nel pomeriggio Assemblea di Legambiente Arcipelago Toscano
    (18 Aprile 2024)
  • costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

    SITI WEB
    (Ora e sempre Resistenza)

    Interroghiamo il passato!

    (20 Aprile 2011)

    Dopo lo sventolio del tricolore per il 150° anniversario della Unità d’Italia, non ancora smesso, ecco comparire anche lo sventolio del tricolore per il 66° anniversario della “Liberazione dal fascismo”. Sono fatti apparire come capitoli, molto collegati, di uno stesso libro, ma per dei comunisti conseguenti è fondamentale approfondire questi due momenti del passato, anche per capire meglio il presente.

    Nel 1861 nasceva il primo Parlamento del Regno Italiano (eletto dai cittadini maschi sopra ai 21 anni di età), espressione di una borghesia che stava finalmente adempiendo anch’essa, tra le ultime in Europa, al suo compito storico, quello di fondare uno Stato-nazione. In realtà quella era, per il capitale nazionale, la dimensione di un mercato interno, necessaria per lanciarlo nella contesa imperialistica. Naturalmente, come è sempre avvenuto, furono in maggior parte proletari i morti da contare per questo obiettivo della borghesia. Nemmeno deve trarre in inganno il fatto che il risultato acquisito abbia avuto un carattere storicamente progressivo: Camillo Benso, conte di Cavour, ad esempio, è stato, e per noi rimane, una figura di speculatore senza scrupoli, politicamente al servizio del capitale. L’unificazione italiana risulta un fatto progressivo soltanto perché ha creato un contesto più favorevole alle lotte proletarie, valenza che, ad esempio, l’unificazione europea di oggi, solo economica e monetaria, e per giunta continuamente “in discussione”, non riesce ad avere.

    Nel 1945, il 25 di Aprile le forze armate tedesche si arresero al Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.), mentre si liberavano Milano e Torino. Appoggiata dal “fuoco alleato”, la principale coalizione partigiana, vittoriosa su tedeschi e fascisti, si poneva come embrione del “nuovo” Stato, che “nascerà dalla Resistenza”. Era una coalizione che, al suo interno, comprendeva liberali e socialisti, cattolici democratici e comunisti, “azionisti” (cioè del Partito d’Azione, moderato di “sinistra”) e, finanche, monarchici. I vertici dei partiti avevano deciso di misurarsi tra loro nelle prossime competizioni elettorali di una “rinata” democrazia: è per questo che la “lotta di liberazione” viene anche chiamata “secondo risorgimento”. In realtà questa volta si trattava di un “compromesso di classe” fra forze che rappresentavano interessi diversi, a vantaggio del capitale, con buona pace dei tanti compagni morti (e di quelli ancora vivi), che avevano creduto di lottare per un avvenire differente, per il riscatto degli oppressi. Dopo il breve governo di transizione, guidato da F. Parri (durante il quale il Ministro dell’Interno, P. Togliatti, trovò il modo di liberare i fascisti finiti in galera…), il proletariato italiano, che aveva avviato la lotta partigiana, la Resistenza, già contro il fascismo al potere, si ritrovò lo stesso Stato borghese di prima, guidato politicamente da democristiani e con una burocrazia statale piena di fascisti. I due aspetti “progressivi” della “Liberazione” sono stati, senza dubbio, la fine della dittatura fascista e le libertà democratiche previste dalla Costituzione repubblicana anche per la classe operaia. Come per tutte le conquiste della classe, però, specialmente in un Paese imperialista, non si è trattato di dati acquisiti permanentemente: oggi abbiamo i fascisti di nuovo al governo ed in atto un tentativo del capitale di reintrodurre forme di lavoro di tipo “schiavistico”.

    Per battere questi interessi, occorre uscire dall’equivoco; non si tratta di attestarsi su “trincee di difesa” sempre più arretrate, ma di costruire forze organizzate che agiscano sul piano dell’indipendenza di classe, verso l’obiettivo storico dell’alternativa: la società senza classi. Solo così vi potranno essere ancora momenti di avanzamento e di miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita: come “sottoprodotto” di tale lotta!

    Circolo ALTERNATIVA DI CLASSE

    Fonte

    Condividi questo articolo su Facebook

    Condividi

     

    Ultime notizie del dossier «Ora e sempre Resistenza»

    Ultime notizie dell'autore «Circolo Alternativa di classe (SP)»

    4822