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Il comitato politico provinciale del Prc veneziano approva la linea del segretario nazionale

L'ordine del giorno di maggioranza

(13 Febbraio 2004)

IL Comitato Politico del PRC Veneziano, che riunisce i rappresentanti dei 37 circoli del partito preseti nella provincia, dopo una lunga discussione ha approvato un documento in cui si approva la linea indicata dal segretario Bertinotti, entrando nel merito degli aspetti più significativi presenti nel dibattito nazionale.
Al termine della riunione sono stati presentati due documenti contrapposti.
Il Primo a firma: Alessio Bellin,Sandra Bertotto, Franco Bonato, Paolo Cacciari, Renato Cardazzo, Roberto Del Bello, Bruna Mestriner, Pierangelo Pettenò, è stato approvato con 34 voti a favore.
Il secondo documento, presentato da Antonino Marceca e dai compagni che fanno riferimento alla mozione congressuale Grisolia Ferrando, è stato respinto con 4 voti a favore.
Di seguito l'ordine del giorno approvato

Il Comitato Politico Federale di Venezia prende atto della complessa fase politica che coinvolge la vita del partito, il suo progetto e le sue prospettive.
Le imminenti elezioni amministrative ed europee, la necessità di rilanciare e riqualificare il movimento contro la guerra e di articolare, localmente, i contenuti della lotta al neoliberismo dopo il forum di Bombay, la crescita ed il moltiplicarsi della conflittualità sociale di fronte alla politica sociale ed economica del governo: queste sono le grandi sfide che abbiamo di fronte, nel breve e medio periodo, e le quali richiedono ampia coesione del partito, l’ abbandono di atteggiamenti disfattisti, la crescita di impegno e di militanza attraverso un profondo processo di innovazione politica, organizzativa e culturale.

La direzione nazionale del Partito offre risoluzioni e riposte, a queste necessità di fase che meritano sostegno ed approvazione:

1. IL PARTITO EUROPEO. L’iniziativa di Berlino per la costruzione del Partito Europeo della sinistra , che ha visto il PRC tra i principali fautori, non rappresenta altro che un primo atto concreto nella direzione delle scelte del congresso di Rimini ed una necessità politica inderogabile. Che la costruzione di una grande forza della sinistra europea fosse all’ordine del giorno nella discussione del partito credo che nessuno possa negarlo. In ogni dibattito, in ogni confronto, in ogni ragionamento, a qualsiasi livello del partito sono stati e sono presenti questi temi: la dimensione necessariamente europea dello scontro sociale, le urgenti necessità di riorganizzazione e l’insufficienza di GUE, anche a fronte della prospettiva di modifica del meccanismo elettorale per il parlamento europeo, la necessità di rappresentanza politica, in uno spazio almeno europeo, dei nuovi soggetti che animano la resistenza al neoliberismo e l’opposizione al militarismo ed alla guerra. Ora noi siamo in presenza, semplicemente, DEL PRIMO ATTO CONCRETO in questa direzione, la cui urgenza è dettata anche dalla valutazione dell’effetto di rafforzamento che questo processo di costruzione del soggetto della sinistra europea può avere nelle prossime elezioni . Le discriminanti su cui nasce questo soggetto sono il NO ALLA GUERRA ED AL NEOLIBERISMO, rifiutando il terreno dell’antieuropeismo di taluni partiti comunisti ed il terreno dei veti ideologici incrociati, posto da altri, che impedirebbero, di fatto , anche semplicemente l’avvio di questo processo. Si tratta ora di dare sostegno alla continuazione su questa strada e di contribuire a diffondere ed arricchire questa iniziativa.

2. LA COSTRUZIONE DELL’OPPOSIZIONE. Anche qui nulla di nuovo. L’apertura di un tavolo di confronto con il centro sinistra per battere le destre al governo di questo paese, non ha mai significato negare le differenze che esistono tra il PRC e le forze dell’Ulivo. Quando si costruisce un sistema di alleanze si costruisce, ovviamente, tra forze diverse. E’ evidente che le condizioni minime per la costruzione di una opposizione comune sono il rifiuto della guerra ed una inversione di tendenza per quanto riguarda le politiche di protezione dei settori più deboli della popolazione. Non possiamo che leggere in modo contrariato, assieme al nostro segretario nazionale, le esternazioni di Rutelli e D’Alema su salari, pensioni e missione in Iraq. E’ chiaro che su quella base non si rende certo facile e praticabile un accordo programmatico di governo. Tuttavia vanno anche registrate le profonde contraddizioni che le posizioni espresse da una parte dei DS e della Margherita hanno ingenerato nelle altre componenti del centro sinistra. Si tratta quindi di lavorare ancora per lo spostamento dell’asse politico in una direzione che , pur tenendo conto della eterogeneità dell’opposizione, riesca a garantire una vera alternativa di governo alle destre soprattutto nelle politiche internazionali e nelle politiche di protezione sociale (servizi , prezzi, pensioni, salari). Ed è sempre in questa prospettiva che centrali nel confronto tra centro sinistra e PRC risultano anche le mobilitazioni per il diritto allo studio, contro la legge sulla procreazione assistita, vero e proprio grimaldello per demolire le conquiste del movimento delle donne.

3. LA QUESTIONE DELLA NONVIOLENZA. Nel contesto del grande ed articolato dibattito che questa questione ha suscitato a vari livelli del movimento, del partito, degli intellettuali, sottolineiamo alcune questioni di fondo:
- il partito è incondizionatamente , lealmente e con determinazione a fianco delle lotte dei lavoratori dell’industria e dei servizi, dei senza casa, dei precari, degli studenti, sia che si esprimano con lo sciopero selvaggio, sia che si articolino attraverso varie forme di disobbedienza;
- il partito condanna ed avversa ogni forma di criminalizzazione del movimento, ogni tentativo della magistratura di ridurre il conflitto sociale a fatto giudiziario;
- la disobbedienza è una forma di lotta che appartiene alla nonviolenza, in quanto è preordinata all’organizzazione del dissenso ed al dispiegamento del conflitto sociale sul terreno della politica;
- ciò che viene messa da noi in discussione, nella cornice del tema della nonviolenza, è la preordinazione e mobilitazione di un apparato organizzativo, teorico, ideologico che è proteso alla conquista del potere ed alla risoluzione dei conflitti attraverso l’uso della forza, speculare alla guerra. Si tratta di una riflessione sulle modalità ed i fini di cui deve dotarsi una moderna forza comunista, a fronte della tenaglia stritolante del dualismo guerra e terrorismo ed a fronte di una complessità dell’organizzazione e diffusione del potere avversario, che va contrastata a livello dei meccanismi sociali, dei conflitti diffusi, del consenso e della politica. Si apre dunque, finalmente, una riflessione sulla RIFONDAZIONE, sui suoi scopi e sulle forme della militanza politica nel partito e nei movimenti.

- LA QUESTIONE DEL CONFLITTO. Questa fase è caratterizzata da una interessante e stabile ripresa dei conflitti sociali, sui temi del lavoro, nell’impegno per il diritto alla scuola pubblica contro la riforma Moratti, dell’ambiente, dei consumi. Si tratta certamente di rafforzare la nostra internità a questi conflitti e la nostra partecipazione ad essi. In particolare, nel breve periodo assume importanza determinante il referendum che la FIOM ha promosso contro la concertazione. E’ senza dubbio l’occasione perché venga accelerato un processo di trasformazione nelle relazioni sindacali e nella CGIL in particolare. Accanto all’impegno a sostegno delle vertenze dei lavoratori dei trasporti, dobbiamo quindi, assumere nella nostra agenda di lavoro anche il sostegno alla battaglia della FIOM per la democrazia sindacale. Infine va ricordata la grande manifestazione del 20 Marzo contro la guerra, lanciata dal Forum di Bombaj e cominciare a lavorare per un’ampia partecipazione anche da parte della federazione di Venezia

Alessio Bellin,Sandra Bertotto, Franco Bonato, Paolo Cacciari, Renato Cardazzo, Roberto Del Bello, Pierangelo Pettenò, Bruna Mestriner

Marghera, 7 febbraio 2004

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