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Assalto al 1 Maggio

(28 Aprile 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in medioevosociale-pietro.blogspot.com

Di Vittorio

L'assalto alla Festa del 1 maggio attuato da numerosi Sindaci e dalla destra italiana che vorrebbero i negozi aperti si inscrive in una linea di desacralizzazione di una data finora rispettata dalle democrazie in omaggio al lavoro ed alla sua fondamentale importanza. Non è un caso che gli USA il Paese ideologicamente alla guida del capitalismo e che ha represso alla fine dello ottocento con il sangue dei sindacalisti e dei lavoratori il loro diritto ad esistere come classe non celebra il 1 Maggio che è una giornata feriale come tutte le altre. Coloro i quali vogliono abolire la festa affermano l'idea che quello che conta non è il lavoratore ma la sua prestazione ed il valore di questa prestazione vogliono essere soltanto loro a determinarla. Vuole cancellare il lavoratore come soggetto sociale titolare di diritti e ridurre la sua funzione a quella di mero strumento da impiegare per realizzare profitti.

Credo che in qualche modo l'iniziativa del sindaco pd di Firenze e del sindaco di destra di Roma avrà un risultato. Il 1 Maggio comincerà ad essere per i dipendenti del commercio una giornata di lavoro come tutte le altre. Dal commercio si passerà presto a tutti gli altri settori. Questa tendenza non è sufficientemente contrastata da tutti i sindacati e dalla opinione liberal e di sinistra. Si inscrive in una linea di riduzione del ruolo sociale e della funzione politica dei lavoratori che ha fatto grandi passi in avanti in Italia segnando lo sgretolamento dello Statuto dei Diritti e delle indicazioni della stessa Costituzione che mette il lavoro a fondamento della Repubblica. Lavorare il giorno che celebra il riscatto del lavoro è coerente con la legge Biagi, con il collegato lavoro, con la fine del sistema pensionistico. E' un messaggio con il quale si rafforza l'offensiva contro le classi lavoratrici per segnarne la sconfitta definitiva.

Se la CGIL è davvero a difesa della festa del 1 Maggio dovrebbe organizzare la contestazione dei negozi che alzano le serrande ed inviare gruppi di sostegno a sostegno ai lavoratori del commercio spesso non in condizioni di difendersi e che sono pagati malissimo con uno sfruttamento "industriale" della legge Biagi che ne ha garantito la precarizzazione diffusa. Dovrebbe dichiarare di considerarein sciopero itutte le aziende commerciali che restano aperte e chiedere l'intervento degli ispettori del lavoro per bonificare il lavoro nero che è assai diffuso Contrapporre consumatori ai lavoratori è un gioco spesso aiutato da un giornalismo miope o embedded e da partiti che strizzano l'occhio ai bottegai ed ai supermercati. I lavoratori sono anche consumatori e non hanno meno diritti di altri.

Non sottovalutare la guerra dei negozi aperti sarebbe opportuno per le organizzazioni sindacali e la sinistra italiana. Ma viviamo in tempo di frastornamento e forse ci si lascerà trascinare dalla corrente avversa.

Pietro Ancona - segretario generale CGIL sicilia in pensione

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