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(6 Novembre 2010) Enzo Apicella
Esplode la Eureco di Paderno Dugnano: sette operai feriti, quattro rischiano la vita. In Puglia tre morti sul lavoro nell'ultima settimana

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(Di lavoro si muore)

Morte al Nuovo Pignone di Massa

(14 Febbraio 2004)

Si chiamava Mario Ricciarelli aveva cinquantasette anni ed era ad un passo dalla pensione, dopo oltre 30 anni passati a manovrare automezzi di ogni tipo. E’ morto lunedì, all’interno dello stabilimento del Nuovo Pignone di Massa travolto dalla gru con la quale lavorava.

Immediatamente, tutti i lavoratori dello stabilimento, in silenzio, hanno sospeso ogni attività lavorativa lasciando deserti tutti i reparti.

Mario era uno dei tanti operai di ditte esterne che lavorano dentro il NP. Mentre non sono ancora chiare le dinamiche dell’incidente, da subito gli sciacalli hanno iniziato a parlare di destino crudele, di tragica fatalità, di cause da verificare.

E’ innegabile che le condizioni generali dei lavoratori di questo stabilimento siano drammaticamente peggiorate negli ultimi anni. In particolare sotto l’aspetto della sicurezza, troppo spesso subordinata ai tempi di consegna, all’orario di lavoro, ormai talmente flessibile da sfuggire a qualsiasi controllo, alla qualità del lavoro (materiali o attrezzature irreperibili).

Evidentemente questa è la conseguenza di una frammentazione del lavoro che vede oggi impegnate nel Nuovo Pignone decine di piccole e medie imprese, che prendono in appalto larghe fette di produzione ed hanno come unico vincolo quello di consegnare nei tempi stabiliti il lavoro appaltatogli. In che modo e con quali mezzi ci riescano è un “problema” di nessuno visto che nessuno se ne occupa.

Ma noi sappiamo che questo non è un problema solo dei lavoratori dentro il NP. E’ un problema di tutti i lavoratori. Che solo in Italia si contano 4 morti al giorno sul posto di lavoro a fronte di più di un milione di infortuni, ufficialmente denunciati, ogni anno. E la Toscana rappresenta la “punta di diamante” al negativo di questa situazione.

Non esistono “tragiche fatalità”.

Il vero responsabile di tutto ciò è il profitto privato di pochi a danno della vita della maggior parte di noi.

Sono i ritmi e le condizioni di lavoro a cui ci costringono a provocare queste “fatalità”.

Come lavoratori, precari disoccupati della zona apuo-versiliese ci stringiamo attorno alla famiglia di Mario e ai suoi compagni di lavoro.

Massa 9.02.2004

Primomaggio
Lavoratori, disoccupati e precari della zona apuo-versiliese

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