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Libia. Il silenzio della voce del padrone

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(5 Ottobre 2011) Enzo Apicella

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Libia: la nato come i nazifascisti? una riflessione di fidel castro

Un fuoco che può bruciare tutto

(28 Aprile 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in ciptagarelli.jimdo.com

Libia: la nato come i nazifascisti? una riflessione di fidel castro

foto: ciptagarelli.jimdo.com

Si può essere o meno d’accordo con le idee politiche di Gheddafi, ma nessuno ha il diritto di mettere in discussione l’esistenza della Libia come stato indipendente e membro delle Nazioni Unite.

Il mondo non è ancora arrivato a ciò che, dal mio punto di vista, costituisce oggi una questione elementare per la sopravvivenza della nostra specie: l’accesso di tutti i popoli alle risorse materiali di questo pianeta. Non ne esiste altro, nel Sistema Solare, che possieda le più elementari condizioni della vita che conosciamo.

Gli stessi Stati Uniti cercarono sempre di essere un crogiolo di tutte le razze, di tutti i credo, di tutte le nazioni: bianche, nere, gialle, indie e meticcie, senz’altra differenza che non fosse quella fra padroni e schiavi, ricchi e poveri; ma sempre nei limiti della frontiera: al nord, il Canada; al sud, il Messico; all’est l’Atlantico e all’ovest il Pacifico. L’Alaska, Portorico e le Hawaii sono stati semplici incidenti storici.

La complicazione è che non si tratta di un nobile desiderio di coloro che lottano per un mondo migliore, il che è altrettanto degno di rispetto quanto le credenze religiose dei popoli. Basterebbero alcuni tipi di isotopi radioattivi che emanassero dall’uranio arricchito consumato nelle centrali elettronucleari in quantità relativamente piccole – visto che non esistono in natura – per mettere fine alla fragile esistenza della nostra specie. Mantenere questi crescenti residui sotto sarcofagi di cemento e acciaio è una della più grandi sfide della tecnologia.

Fatti come l’incidente di Chernobyl o il terremoto in Giappone hanno messo in evidenza questi rischi mortali.

Il tema che vorrei trattare oggi non è questo, ma lo stupore con il quale ho visto, nel programma “Dossier” di Walter Martìnez alla televisione venezuelana, le immagini filmate della riunione tra il capo del Dipartimento della Difesa, Robert Gates, e il Ministro della Difesa del Regno Unito, Liam Fox, che è stato negli Stati Uniti per discutere della guerra criminale scatenata dalla NATO contro la Libia.

E’ qualcosa di difficile da credere, il Ministro inglese si è guadagnato l’”Oscar”; era un fascio di nervi, era teso, parlava come un pazzo, dava l’impressione di sputare le parole.

Naturalmente, prima era arrivato all’entrata del Pentagono dove Gates lo aspettava sorridente. Le bandiere dei due paesi, quella dell’antico impero coloniale britannico e quella del suo figliastro, l’impero degli Stati Uniti, sventolavano sui due lati mentre venivano intonati gli inni. La mano destra sul petto, il saluto militare preciso e solenne della cerimonia del paese ospite. E’ stato l’atto iniziale. Poi i due ministro sono entrati nell’edificio nordamericano della Difesa. Dalle immagini che ho visto quando sono tornati, ognuno con un discorso in mano, si suppone che abbiano parlato a lungo.

La cornice di tutto lo scenario era costituita dal personale in uniforme. Nell’angolo sinistro si vedeva un giovane militare alto, magro, che sembrava rosso di capelli, la testa rapata, un cappuccio con visiera infilato fino al collo, che presentava il fucile con la baionetta, che non batteva ciglio né si vedeva respirare: l’immagine di un soldato disposto a sparare una pallottola del fucile o un missile nucleare con una capacità distruttiva di 100 mila tonnellate di TNT.

Gates parlava con il sorriso e la naturalezza di un padrone. Invece l’inglese lo ha fatto come ho detto sopra.

Ho visto poche volte qualcosa di più orribile; mostrava odio, frustrazione, rabbia e un linguaggio minaccioso contro il leader libico, chiedendo la sua resa incondizionata. Sembrava indignato perché gli aerei della potente NATO non erano riusciti a piegare il 72 ore la resistenza libica.

Non gli mancava altro che esclamare: “lacrime, sudore e sangue”, come Winston Churchill quando calcolava il prezzo da pagare per il suo paese nella lotta contro gli aerei nazisti.

In questo caso il ruolo nazifascista lo sta giocando la NATO con le sue migliaia di missioni di bombardamento, con gli aerei più moderni che il mondo ha conosciuto.

Il colmo è stato la decisione del Governo degli Stati Uniti di autorizzare l’impiego degli aerei senza pilota per uccidere uomini, donne e bambini libici, come in Afganistan, a migliaia di chilometri dall’Europa Occidentale, ma questa volta contro un popolo arabo e africano, davanti agli occhi di centinaia di milioni di europei e niente meno che in nome dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Il Primo Ministro di Russia, Vladimir Putin, ha dichiarato ieri che questi atti di guerra erano illegali e oltrepassavano i limiti degli accordi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

I grossolani attacchi contro il popolo libico che hanno acquisito un carattere nazifascista possono essere utilizzati contro qualsiasi popolo del Terzo Mondo.

Mi meraviglia davvero la resistenza che ha offerto la Libia.

Ora questa bellicosa organizzazione dipende da Gheddafi. Se resiste e non si sottomette alle sue esigenze, passerà alla storia come uno dei grandi personaggi dei paesi arabi.

La NATO ha acceso un fuoco che può bruciare tutti!

27 aprile 2011, ore 19.34

traduzione di Daniela Trollio del Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni

Fidel Castro Ruz

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