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Libia, anche l’Italia bombarda

(28 Aprile 2011)

ribelli libici

E’ tuttora Misurata il centro delle reciproche offensive dei lealisti, che l’attaccano a colpi di missili Grad, e delle forze ribelli che confidano nei raid della Nato grazie ai quali in queste ore la città risulta liberata. Ogni fonte ufficiale del conflitto libico sostiene quel che più le aggrada, c’è chi vede Gheddafi accerchiato e chi gli anti raìs in ritirata. Certa continua a essere solo la morte sotto le bombe di parecchi civili. La linea terrestre del fronte est-ovest appare tuttora indefinita perché fra le forze di terra la superiorità dell’esercito della Jamahiriya è palese, ma il martellamento aereo occidentale offre agli oppositori speranza e fiducia nel futuro. In più li eccita con divagazioni quali la distruzione degli uffici di Gheddafi a Tripoli. Uno sfregio che ha fatto incamerare al colonnello il monito lanciato alle forze Nato da Putin e lo fa sperare in una presa di posizione a suo favore da parte dell’Organizzazione degli Stati Africani. Di contro gran parte delle tribù libiche sembrano abbandonarlo e sostenere, direttamente o meno, il gruppo di Bengasi nel desiderio di transizione che porti a un rapido cessate il fuoco.

In questa guerra civile indotta dagli interessi economici europei e giocata per il tornaconto politico di certa leadership Berlusconi, nel téte à téte con Sarkozy, ha ora lanciato un’entente molto più che cordiale (per Bossi servile) dando il via libera ai bombardamenti italiani con razzi definiti “mirati solo su mezzi militari”. Fra essi i missili Storm Shadow, montati sui caccia Tornado IDS e gli AMX che in tali “operazioni” sostituiranno gli F 16 e gli Eurofighter usati finora per missioni d’appoggio alle altrui bombe. I contribuenti falcidiati dai tagli al welfare non saranno contenti di scoprire che ciascun missile sparato costa all’erario sui 250 mila euro e che il maggior impegno nella missione costringerà il Ministro dell’Economia a cercare nuove risorse, come già accade da tempo per l’onerosissima partecipazione all’Isaf afghana. Il blocco Nato può per far pendere rapidamente le sorti del conflitto a favore degli anti Gheddafi soprattutto con l’intervento diretto di terra, ipotesi sempre esclusa con decisione.

Per la palese impreparazione militare dei bengasini Cia e i colleghi francesi e britannici di Dgse e Sas continuano a trasferire in Cirenaica i loro preparatori. L’Italia che non vuol essere da meno accanto alle bombe tricolori ora spedisce un nostro commando, che il Ministro La Russa dichiara composto da consiglieri. Sono dieci istruttori del battaglione Col Moschin, trasferiti via mare da una delle navi operative davanti alle coste libiche (la portaerei Garibaldi, più un caccia, una fregata, un rifornitore e una corvetta). Per le voci circolanti su ulteriori componenti speciali del Comando Operativo Interforze il numero potrebbe essere superiore alla decina dichiarata. Accanto ai compiti addestrativi c’è anche quello d’indicare coi laser gli obiettivi da far colpire ai caccia.

27 aprile 2011

Enrico Campofreda

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