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    Riunione nazionale del Coordinamento RSU (30 gennaio 2004)

    La relazione della discussione avvenuta

    (3 Febbraio 2004)

    Nella discussione tenutasi il 30 gennaio a Milano (nel corso dell’incontro nazionale promosso anche alla luce della vicenda autoferrotranviari – vedi volantino di convocazione) si è considerato utile e necessario, sulla base delle considerazioni fatte (riportate nel documento in allegato) avviare un percorso di preparazione di una assemblea nazionale delle delegate e dei delegati Rsu.

    Si ha netta l’impressione che lo scontro tra il modello sindacale che Cisl e Uil stanno sostenendo da alcuni anni (firme separate sui contratti a termine, Patto per l’Italia, firma separata del CCNL Metalmeccanico) ed il modello sindacale che la Cgil afferma di voler continuare a rappresentare (il modello concertativo) stia andando verso una soluzione, ancora non chiara nelle forme, ma decisamente orientata verso una mediazione moderata che sembra concretamente realizzarsi su temi quali la verifica per un nuovo modello contrattuale e nuove regole sulla rappresentanza e sull’esercizio della democrazia nei luoghi di lavoro.

    A guardare le cose da vicino, non si può non notare come, a parte il dibattito confederale (in parte ancora caratterizzato e condizionato nelle forme dalle vicende precedenti), in molte categorie si stia già procedendo in questo senso. Mentre a livello confederale la Cgil manifesta tutt’ora posizioni di difesa della centralità del contratto nazionale, di rifiuto ad ogni confronto sulla legge 30, di rispetto delle dinamiche proprie della democrazia sindacale, in diverse categorie (anche con la firma della Cgil) si è proceduto invece nella recente stagione contrattuale a concreti smottamenti sulla tenuta del contratto nazionale, sulla struttura contrattuale, con risultati economici inferiori allo stesso accordo del 23 luglio. Ma oltre a ciò (con l’assenso della stessa Cgil) in questa tornata contrattuale abbiamo visto significativi cedimenti (sia concettuali che materiali) nei confronti della legge 30 e preoccupanti aperture sulla disponibilità ad andare (nel confronto con le controparti) a rivedere le regole della rappresentanza nei luoghi di lavoro.

    Nel fare una valutazione di insieme sulla recente ed ancora in corso stagione contrattuale ne emerge un quadro di grande confusione, composto da soluzioni diverse tra di loro, ma tutte accomunate da identici segni caratteristici:

    1. L’impianto concertativo, quello del 23 luglio, pur se richiamato e difeso in tutti i testi contrattuali siglati, ne esce modificato in peggio.

    2. La legge 30 è considerata legge dello stato a tutti gli effetti e la sua entrata a regime è ormai materia di confronto contrattuale

    3. Viene unitariamente inserita nelle scadenze di confronto tra le parti, successive alla firma contrattuale, la verifica degli accordi categoriali sulla rappresentanza.

    4. Si considera la firma di brutti accordi (tali vengono esplicitamente considerati a volte dalle stesse categorie della Cgil) come il minor dei mali a fronte della ritrovata unità sindacale tra Cisl-Cgil-Uil.

    In definitiva possiamo affermare che già ora, in sede contrattuale, si stia procedendo speditamente verso un nuovo “Patto sindacale” che assumerà contorni più precisi quando questa ricucitura coinvolgerà direttamente anche le strutture confederali.

    Tutto quindi sembra pronto per una svolta moderata, ed in questo senso si colloca la forzatura della Cisl (vedi documento) che con una lettera del suo segretario nazionale promuove e sollecita un incontro di vertice con i suoi omologhi di Cgil e Uil per arrivare urgentemente ad un accordo tra le tre organizzazioni che ruoti attorno a tre cardini principali:

    1. la liquidazione di ogni residua persistenza di esperienze sindacali di tipo conflittuale, partecipativo e contrattuale (Fiom)

    2. La disponibilità ad una verifica del modello contrattuale che consideri l’opportunià di un ridimensionamento di peso e di ruolo della contrattazione nazionale

    3. La disponibilità a riscrivere le regole sulla rappresentanza in chiave maggiormente tutelante degli interessi delle organizzazioni sindacali confederali.

    Per la Cgil (che ha già comunque fatto considerevoli aperture in questa direzione, come dimostrano i Ccnl da lei firmati) è comunque ancora un terreno tutto in salita, non fosse altro perché in Cgil agiscono i punti di maggiore resistenza nei confronti di una svolta moderata o comunque di un nuovo “Patto sindacale” mediato con la deriva neocoporativa di Cisl e Uil (soprattutto la Fiom e Lavoro Società – cambiare rotta, che nonostante le recenti indecisioni e adesioni alle linee moderate della maggioranza in alcune categorie, non può certo permettersi di essere scavalcata a sinistra dalla Fiom).

    Già la Fiom, infatti, con la decisione di anticipare il suo congresso, sta producendo in Cgil una pressione uguale per peso e contraria per il merito, a quella che la Cisl e la Uil stanno facendo sulla Cgil, il che rende evidente come in Cgil tutto risulterà di difficile soluzione senza la definitiva liquidazione della “contraddizione” Fiom.

    Una difficile partita quindi, la cui posta è il modello sindacale dei prossimi anni e, immediatamente, il modello contrattuale e le regole della democrazia e della rappresentanza.

    Dal dibattito su tutta questa partita, se escludiamo la Fiom, in Cgil la base sindacale (lavoratori, delegate e delegati Rsu) non sono assolutamente coinvolti. Tutto è giocato a livello di vertici sindacali. Nelle categorie non si offre un quadro di lettura generale, ma sulla base di una linea guidata da una sorta di “realismo e pragmatismo” sindacale (da cui non è immune neppure la sinistra sindacale) ogni elemento viene spiegato ed affrontato nel suo particolare categoriale o territoriale, dove vengono fatte pesare di più valutazioni di tipo tattico e contingente.

    In realtà siamo di fronte ad un confronto generale il cui esito è appunto il modello sindacale e contrattuale dei prossimi anni. Siamo di fronte ad una offensiva generale di Governo e Confindustria che richiederebbe una risposta generale, ordinata attorno ad una piattaforma ed una vertenza nazionale, sia per respingere sul piano pratico e concettuale l’offensiva di Confindustria e le linee sindacali neocorporative, sia per rivendicare un nuovo modello contrattuale che liberi finalmente la contrattazione dai vincoli a cui è stata sottoposta da anni di concertazione.

    E’ in situazioni come questa che è necessario rilanciare il protagonismo della base sindacale, per rompere i rischi di una mediazione moderata di vertice, e per riaffermare la centralità della partecipazione alle scelte ed alle lotte sindacali, rompendo il processo di burocratizzazione sindacale che si è andato affermando in questi anni.

    Il principio da cui partiamo è che nessuno po’ e deve trattare o fare accordi senza avere avuto un preciso mandato da parte dei lavoratori. Che nessuna organizzazione può decidere di un modello contrattuale che interessa tutti i lavoratori senza averne avuto uno specifico mandato dagli stessi e non solo dagli iscritti ai sindacati. Che nessuna organizzazione può trattare di temi come quelli legati alla democrazia nei luoghi di lavoro ed alla rappresentanza, senza averne avuto il mandato da tutti i lavoratori che di questa democrazia sono i soggetti interessati e che devono essere i protagonisti diretti di una discussione e di una decisione sul come eleggere le loro rappresentanze nei luoghi di lavoro.

    Uno strumento utile per mettere le organizzazioni sindacali di fronte alla necessità di rendere conto ai lavoratori è quello di una assemblea nazionale delle delegate e dei delegati Rsu che promuova una riflessione generale e indichi, a partire dai bisogni concreti che il mondo del lavoro esprime, i punti chiave su cui è oggi necessaria una svolta sindacale. In questo senso, in conclusione della riunione del 30 gennaio scorso, si è deciso di muoversi.

    Si è deciso di non indicare per ora la data di questa assemblea nazionale, avendo valutato che un appuntamento così importante non può essere calato dall’alto, ma va costruito con la partecipazione di tutti, non solo nell’organizzazione dell’appuntamento ma anche e soprattutto con la partecipazione nella elaborazione dei materiali, delle riflessioni e delle proposte che devono trovare un momento di sintesi, appunto, in una assemblea nazionale.

    In questo senso al termine della riunione del 30 gennaio scorso si è deciso di operare secondo il seguente schema.

    1. Lanciare un appello (scarica il testo dell’appello) per una assemblea nazionale delle delegate e dei delegati Rsu su cui iniziare da subito la raccolta delle adesioni.

    2. Promuovere e sollecitare in tutti i territori momenti di incontro tra le delegate ed i delegati Rsu dove, a partire dal documento base predisposto nella riunione del 30 gennaio, aprire un confronto, il più ampio possibile, per valutare integrazioni ed osservazioni alle proposte, che dovranno essere portate e discusse all’assemblea nazionale.

    3. Promuovere un successivo incontro nazionale di sintesi del lavoro fatto nel quale lanciare definitivamente l’assemblea nazionale.

    Per questo chiediamo a tutte le delegate ed ai delegati Rsu di diffondere e far circolare nei loro territori l’appello per l’assemblea nazionale, di raccogliere adesioni, inviandole poi ad alma@pmp.it

    Di diffondere e far circolare il documento base per la discussione uscito dalla riunione nazionale del 30 gennaio scorso e di promuovere in ogni territorio incontri con le delegate ed i delegati Rsu, per allargare la discussione a tutti quelli che possono essere interessati e condividere il percorso, gli obiettivi, le proposte che vogliamo portare all’attenzione di tutto il mondo del lavoro e del dibattito sindacale.

    Coordinamento RSU

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