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Alla fine la sinistra basca potrà partecipare alle elezioni. Ma sotto ricatto

(8 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Alla fine la sinistra basca potrà partecipare alle elezioni. Ma sotto ricatto

foto: www.radiocittaperta.it

Fonte: Talking Peace

Dopo un giornata di colpi di scena, il Tribunale Costituzionale spagnolo ha deciso, 6 giudici a favore e 5 contro, di autorizzare la partecipazione della coalizione elettorale Bildu alle elezioni amministrative del 22 maggio prossimo. Un decisione come dice la votazione incerta fino all’ultimo.
Le prime notizie sono arrivate alle 23 45, 15 minuti prima dell’inizio della campagna elettorale limite imposto dalla legge per il pronunciamento del Costituzionale. Che fosse nell’aria lo si era capito un paio di ore prima quando i sei giudici della Sala Seconda del Costituzionale avevano respinto e criticato la sentenza di illegalizzazione di 11 liste elettorali non legate a Bildu ma che anch’esse erano cadute sotto il maglio della proscrizione sancita dal Tribunale Supremo e voluta dal Governo socialista e dal Parttido Popular.
I sei giudici si erano invece divisi in partiti uguali sulla ammissibilità o meno di Bildu. Per questo la decisione è stata rimandata alla Tribunale generale composto da 11 giudici che hanno preso la decisione finale di ammettere Bildu alle elezioni.
La giornata era trascorsa con dichiarazioni a favore di Bildu che nel Paese basco sono praticamente unanimi se si eccettua il Partido Popular e Union del Pueblo Navarro. Il segretario del Partido Socialista Navarro, Roberto Jimenez, e Miguel Buen del Partido Socialista della Comunita Autonoma Basca avevano espresso la loro opinione a favore della presenza alle elezioni di Bildu. Da parte loro PNV, Aralar, Izquierda Unida e Eusko Alkartasuna avevano diffuso un comunicato congiunto nel quale si sottolineava il grave attacco a diritti civili fondamentali che significherebbe l’esclusione della coalizione elettorale della sinistra basca. Anche il parlamento catalano aveva approvato a larga maggioranza una mozione di appoggio a Bildu.

Ma le sorprese dovevano ancora arrivare. I giornali nel primo pomeriggio hanno diffuso una notizia secondo la quale la Procura Generale avrebbe presentato al Tribunale Costituzionale una prova documentale di un incontro tra esponenti di ETA e Eusko Alkartasuna, partito della coalizione Bildu, che sarebbe avvenuto nel marzo del 2009. Pronta smentita di EA che ha annunciato di intraprendere vie legali contro chi ha diffuso questa notizia definita “falsa ed infamante”. Il quotidiano El Mundo ha titolato “ EA si riunì con ETA per disegnare la strategia”. Poche ore dopo un’altra notizia questa volta curiosa. Il Centro di Investigazioni Sociologiche, statale, diffondeva l’ultimo sondaggio che per le province basche riportava solo la Comunità Autonoma Navarra e la città di Vitoria dove i partiti spagnoli hanno la maggioranza.

Ma non solo dichiarazioni. In serata a Bilbao migliaia di persone hanno sfilato per le vie della città per poi terminare la manifestazione nella piazza Arenal. Qui, hanno atteso la sentenza per poi esplodere in urla di gioia e slogan “Presoak etxera” (prigionieri a casa), “il Popolo ha la parola”. Analogo sit in si è svolto a Pamplona dove centinaia di persone hanno atteso la sentenza nella piazza antistante al palazzo municipale.
Per la seconda volta il Tribunale Costituzionale contraddice il Tribunale Supremo ammettendo una coalizione elettorale proibita in prima istanza in virtù della Legge dei Partiti. Nell’altra occasione era stata la lista Solidaridad entre los Pueblo, Iniciativa Internacionlista che fu ammessa alle elezioni al parlamento europeo del 2008. Anche il quella occasione il Tribunale Supremo aveva illegalizzato la coalizione accusandola di essere “una emanazione di Batasuna”.

BILDU, LEGGE, MAGISTRATURA E POLITICA (Fonte: Talking Peace)

Ammessa la coalizione Bildu, ammissione incerta fino all’ultimo, le elezioni del 22 maggio non potranno definirsi comunque “normalizzate”. Ci sono una serie di questioni di fondo che l’importanza della decisione presa ieri dal tribunale costituzionale spagnolo hanno messo in secondo piano, anche se condizionano pesantemente la situazione politica basca.
La legge sui partiti e la sua riforma del gennaio scorso hanno impedito che una classe politica e di amministratori comunali possa essere messa al vaglio degli elettori. Nei comuni retti in questi quattro ultimi anni da Accion Nacionalista Vasca, i loro cittadini non potranno giudicare la passata gestione municipale. Non perché le sindache, molte donne hanno occupato la massima carica amministrativa, o gli assessori fossero stati inquisiti o peggio condannati. Erano semplicemente degli “untori” che con la loro presenza in una qualsiasi lista elettorale di natura “sinistra indipendentista” avrebbero contaminato e quindi invalidato la lista. Ancora non è arrivato un giurista, non un politico, ha spiegare come sia possibile essere immacolati penalmente e non potere candidarsi alle elezioni. In Europa. Stiamo parlando di circa quaranta mila persone nel Paese Basco che potenzialmente, anzi praticamente vista la decisione del Tribunale Supremo, sono “untori”. Ironia a parte, questo significa eliminare decine e decine di amministratrici e amministratori che avrebbero legittimamente rappresentato i loro cittadini, quelli che li avrebbero votati. Significa anche evidenziare ancora un volta come l’area della sinistra indipendentista sia capace di esprimere un rinnovamento anche “forzato”, con l’età media dei suoi candidati che è la più bassa tra tutte le opzioni elettorali presenti.

Non solo ma la “motivazione sopravvenuta” contenuta nella ultima modifica della legge sui partiti, approvata da PSOE e PP, rimane come un spada di Damocle sulla attuazione dei candidati di Bildu che venissero eletti. Visto l’input politico della apertura di inchieste, impugnazioni è lecito supporre che un microscopio sarà puntato su quanto fanno e dicono gli eletti di Bildu. Lo ha ricordato a chiare lettere il responsabile per la giustizia del Partido Popular, Federico Trillo, lo stesso che ha firmato l’accordo con il Governo Zapatero per dare il via alla impugnazione di Bildu, sostenendo che l’informativa della Guardia Civil sulle relazioni EA-ETA “danno molto gioco”. Relazioni EA-ETA che si basano su un “documento” in cui gli ineffabili benemeriti spagnoli hanno tradotto dall’euskara…tergiversando il contenuto e del quale il Tribunale Costituzionale non ha tenuto conto.

Sempre la legge sui partiti ha impedito che un partito, in questo caso, come Sortu sia presente a queste elezioni. Sempre il Tribunale Supremo ha negando legittimità in attesa, lunga in questo caso essendo un partito e non una coalizione elettorale, che si pronunci anche qui il Tribunale Costituzionale. Un decisione in questo caso dove chiaramente la giurisprudenza costituzionale spagnola dovrà dirimere se Sortu, nato come espressione della sinistra indipendentista della svolta strategica, processo democratico e vie politiche e senza violenza, può essere contemplato nell’ordinamento politico istituzionale spagnolo del XXI secolo. Che la Spagna si trovi con una brutta gatta da pelare ormai è chiaro. La sinistra indipendentista lo aveva detto in tempi non sospetti, prima della sentenza del Tribunale Costituzionale: la scelta strategica per un processo democratico senza violenze ne ingerenze e la costituzione di un polo per la sovranità e di sinistra è irrevocabile, con o senza legalizzazioni. Un dimostrazione di forza e di consapevolezza della dimensione della area sociale che la sinistra indipendentista rappresenta.

Magistratura condizionata dalla politica?

Sia il Tribunale Costituzionale, che quello Supremo che l’organo di governo della magistratura spagnola, il Consejo General del Poder Judicial è di nomina politica. Il Procuratore generale lo nomina il Governo. Le impugnazioni delle liste elettorali e le richieste di il legalizzazione dei partiti, sono state promosse, attraverso Procura Generale e Avocatura dello Stato, dal Governo, adesso socialista, ma dal 2002 al 2004 del Partido Popular. La Legge dei Partiti, madre di tutte le illegalizzazioni è stata elaborata e approvata in modo bipartisan dal PSOE e PP. Era il 2002 Governo di Josè Maria Aznar. Quindi le azioni giudiziarie su questo aspetto della “questione spagnola nel Paese Basco” palesano un condizionamento politico. Forse il nodo del contendere potrebbe riguardare quanto questo condizionamento “è diretto”. Il ministro degli Interni, Rubalcaba, chiamato in causa sull’argomento, illazioni lo davano conversare con un giudice del tribunale costituzionale prima della sentenza”, ha sementito seccamente mentre il ministero di giustizia, in una nota, ricorda che il Governo “ha impugnato le liste di Bildu perché c’erano gli elementi per farlo. Poi il Costituzionale ha espresso il suo parere e tutti i poteri devono accettare tale sentenza”.

Tutto in regola quindi. Non sembra proprio. Esteban Gonzales Pons, vicesegretario della Comunicazione del PP lo dice in modo, politicamente, chiaro. Il Tribunale Costituzionale è un organo giuridico che ieri “si è comportato come un organo politico”. Perché? Ha preso “una decisione politica a favore della politica di Batasuna e contro la politica dei democratici”, cosa questa “incomprensibile”, ha detto.

Anche perché, gli fa eco la sua collega di partito la presidente della Comunidad de Madrid, Esperanza Aguirre, Bildu è “una manovra degli etarras “ che staranno nelle istituzioni perché cosi hanno voluto i socialisti”. A smorzare i toni ci pensa il presidente del PP,Mariano Rajoy conscio che il cammino che ha portato fino al Costituzionale era stato concordato con il PSOE e che la sentenza potrà essere “utilizzata” in campagna elettorale. Pur non condividendo la sentenza, “significa un passo indietro nella lotta al terrorismo”, Rajoy dice che il PP “lavorerà con tutti i mezzi legali per porre fine definitivamente al terrorismo di ETA” chiedendo la governo di “fare altrettanto”.

Dritti alla questione sono andati invece gli esponenti di Bildu. Nonostante la sentenza a favore il segretario di EA Uritzar ha detto che “c’è stata un riflessione anche politica della situazione che si poteva creare se ieri Bildu rimaneva fuori dalle urne” aggiungendo che “ dal momento in cui i giudici vengono eletti dai partiti politici l’indipendenza può essere messa in dubbio”.

Radio Città Aperta - Roma

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