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(Dove và la CGIL?)

La partita dentro la CGIL

(9 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in medioevosociale-pietro.blogspot.com

Prosegue l'assedio alla Fiom. Tutto il moderatismo italiano (che per me è estremismo di destra) si muove per espugnare la fortezza Fiom e cerca di buttare dalla torre il suo segretario Landini, compagno di grande spessore morale , coraggioso, capace di andare controcorrente non per ostinazione ma per difesa di principi che non debbono essere abbandonati.

La Marcegaglia attacca a testa bassa dopo avere applaudito quelli della Tyssen e Marchionne. La partita che si incrocia attorno alla Fiom riguarda il futuro del sindacalismo italiano tout court che ora deve trovare la forza di sottrarsi ai ricatti dei "modernisti" di coloro che propongono lavoro senza diritti e senza rispetto per la persona umana dei lavoratori e per quello che rappresentano le loro organizzazioni.

Hanno tentato il colpo grosso contrapponendo la decisione del si della RSU della ex Bertone al no secco sereno e ragionato della Fiom. Gli operai ex Bertoni hanno votato si in stato di necessità. Erano stati avvertiti che sono non avessero votato si la Fiat non avrebbe investito i 55 milioni necessari. E' referendum questo? E' democrazia questa? Quale margine di scelta è stata concessa al 1100 operai?

Mi chiedo anche: sono legittimi questi referendum-truffa fatti per estorcere il si ai lavoratori e contrapporli ai loro sindacati? Non potevano che accettare gli operai ed hanno agito secondo coscienza e da buoni padri di famiglia. Ha fatto bene la Fiom a non firmare il contratto dal momento che ha scelto la via difficile della difesa intransigente di diritti inalienabili che non possono essere svenduti. Il no della Fiom è condiviso nel cuore da tutti gli operai che hanno votato si!!! Alla ex Bertone non c'è stata contrapposizione sostanziale tra Fiom e fabbrica e questo dovrebbe fare riflettere chi nella CGIL lavora per un cambiamento "culturale" della coscienza operaia.

Trovo invece inquietante la lettera della rsu di Melfi che rimprovera alla Fiom di non cedere alle pretese di Marchionne sostenute da Cisl ed Uil. Inquietante perchè a differenza della ex Bertone mostra un cambiamento culturale che potrebbe essere allarmante, il segno di una resa definitiva, di una capitolazione al lavoro regolato e stimato soltanto dal padrone. Questa posizione assunta a Melfi dove tanti lavoratori sommano alle otto ore di lavoro altre cinque o sei di viaggio giornalieri per una paga modesta per la quale sono soggetti ad una catena di montaggio sempre più disumana e fonte di malattie nervose e muscolari è frutto di timore di fare la fine di Termini Imerese.

Ora l'assedio alla Fiom riguarda la CGIL, in grande parte è opera della CGIL che condiziona il comportamento di tante strutture fiom locali. La natura penetrante ed invasiva della confederalità CGIL, un tempo ritenuta un valore, fa vivere la Fiom dentro la sua cultura. La resistenza ideologica ed organizzativa della Fiom non può andare oltre certi limiti e questo lo sa bene la Camusso quando manovra per l'isolamento del suo gruppo dirigente Ma il futuro del sindacalismo italiano non è nello pseudo riformismo della CGIL della Camusso ma nella capacità del gruppo dirigente di Fiom di tenere alte le bandiere della autonomia della classe operaia e del suo sindacato. Ai valori della Fiom si ispirano le parti più combattive del movimento dei lavoratori e degli studenti. Se cade la Fiom la CGIL si ricongiungerà alla Cisl ed all'Uil in una linea paraconfindustrialista che tuttavia piace tanto al PD.

Credo che la Fiom dovrebbe tuttavia aprirsi al sindacalismo autonomo che è assai più forte benchè emarginato di quanto si vorrebbe far credere e dovrebbe sopratutto rilanciare, non giocare di rimessa. Proporsi come l'altro sindacato generale come è avvenuto nel corso dello sciopero del 9 ottobre al quale hanno aderito tantissime altre categorie, i precari, gli studenti.

Pietro Ancona
già dirigente CGIL e membro del CNEL

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