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Roma: pacifisti contestano la direzione del PD. A Tripoli popolazione sconvolta dai bombardamenti NATO

(11 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Roma: pacifisti contestano la direzione del PD. A Tripoli popolazione sconvolta dai bombardamenti NATO

foto: www.radiocittaperta.it

11/05/2011-17:15:00 --- La guerra in Libia prosegue, e le mobilitazioni del movimento contro la guerra pure. Oggi pomeriggio, a Roma, un folto gruppo di attivisti aderenti alla ‘Rete romana contro la guerra’ hanno realizzato una manifestazione di protesta davanti alla sede nazionale del Partito Democratico. Gli attivisti hanno contestato al PD, negli slogan e nei volantini distribuiti durante il presidio, di aver votato in Parlamento a favore della guerra e dei bombardamenti sulla Libia invece di incalzare il governo sulle sua contraddizioni e costringerlo a tornare indietro rispetto ad una decisione che ha coinvolto il nostro paese nell’ennesimo conflitto armato. Recitavano alcuni dei cartelli esposti sotto la sede nazionale del PD: “Non si può votare a favore della guerra”; “Non esistono guerre umanitarie”, “L'art.11 va rispettato”. Pesanti critiche, come era già avvenuto all’indomani dell’inizio dell’aggressione militare contro Tripoli, sono state rivolte anche al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che – secondo gli attivisti della Rete contro la guerra – ha il dovere di difendere anche l'art.11 della Costituzione e non di fare da sponda e stampella a chi ha voluto portare l'Italia di nuovo in guerra. Già alla fine di marzo alcune decine di attivisti delle varie realtà aderenti alla Rete contro la guerra avevano manifestato a poche centinaia di metri dal Quirinale con le stesse parole d’ordine.
Gli attivisti – consci delle dimensioni limitate di una mobilitazione contro la guerra che stenta a decollare anche per colpa del disimpegno ideologico ed organizzativo delle grandi organizzazioni di massa – si fanno però forti dei continui sondaggi pubblicati nelle ultime settimane da diversi istituti secondo i quali la maggioranza dell'opinione pubblica italiana è contraria all'intervento militare italiano in Libia così come all’occupazione dell’Afghanistan. A fronte di questa netta posizione, denuncia il movimento contro la guerra, la stragrande maggioranza delle forze politiche presenti in Parlamento continua a sostenere le missioni di guerra all'estero. Una volta iniziata la contestazione, alcuni tra gli organizzatori della manifestazione di oggi hanno chiesto un incontro con la direzione del PD ritenendo che “di fronte agli sviluppi della guerra nel Mediterraneo ognuno debba assumersi le proprie responsabilità anche di fronte ai propri elettori”. Intanto per domenica mattina si prepara a Roma, all’indomani della manifestazione per la Palestina di sabato pomeriggio, una cruciale assemblea nazionale del movimento contro la guerra. Sarà l’occasione per mettere a confronto le diverse esperienze di lotta di queste settimane, per cercare di superare assieme le difficoltà, di scambiarsi utili informazioni sulla situazione in Libia.

Tg e agenzie continuano a chiedersi che fine abbia fatto Gheddafi, ma la notizia che più dovrebbe preoccupare è quella relativa al disastro provocato in Libia dai bombardamenti della Nato – italiani compresi. Presto a Tripoli arriverà una minidelegazione italiana composta di volontari e giornalisti. Per ora a squarciare il velo di silenzio e di omertà imposto sul teatro delle operazioni militari dai grandi media sono alcuni esponenti religiosi cattolici presenti nella capitale libica, ripresi dall’agenzia missionaria Misna. Secondo le testimonianze degli ultimi giorni la popolazione di Tripoli è sotto shock a causa dei continui e sempre più aggressivi bombardamenti della Nato che ieri pomeriggio hanno colpito anche alcune aree centrali della città, causando feriti e danni agli edifici civili e agli ospedali. “Abbiamo avuto notizie di bambini e di personale medico rimasti feriti” ha testimoniato alla MISNA una fonte missionaria nella capitale libica dove la vita quotidiana si fa sempre più difficile. Naturalmente, i bombardamenti della Nato che nelle ultime 48 ore hanno colpito la capitale libica miravano ufficialmente a obiettivi “militari”. Ieri sembra sia stata colpita la sede della televisione di stato e dell’agenzia stampa nazionale, la ‘Sana’, oltre agli edifici dei servizi di intelligence e al compound del colonnello Muammar Gheddafi.
“Fonti sanitarie dei reparti di maternità osservano nelle ultime settimane un elevato numero di aborti spontanei, probabilmente a causa del trauma legato alla situazione che stiamo vivendo. Oltre alla paura delle bombe e al clima di tensione e diffidenza che regna in città, è sempre più difficile rifornirsi di cibo e carburante. Per fare un pieno servono 10 ore di fila nelle stazioni di benzina. Del dramma psicologico vissuto dalla popolazione, nessuno parla” denuncia la fonte.
Oltre 746.000 persone sono fuggite dalla Libia dall’inizio della guerra civile tra le forze di Gheddafi e i ribelli e altre 5000 persone sarebbero attualmente bloccate ai confini con l’Egitto, la Tunisia e il Niger, secondo le ultime cifre ufficiali fornite dalle Nazioni Unite. “Il conflitto, il crollo delle infrastrutture e la penuria di denaro e di carburante stanno causando gravi problemi alla popolazione. Questa situazione avrà un impatto serio per i più vulnerabili per diversi mesi” ha detto Valerie Amos, vice segretaria generale dell’Onu per gli Affari umanitari. Forse l’ONU, prima di dare il via libera alla cosiddetta ‘No Fly Zone’, avrebbe potuto pensarci meglio...

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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