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Restiamo umani! Oggi in piazza a Roma con la Freedom Flotilla.

Una carovana entra a Gaza, le ferrovie tedesche rinunciano alla Tav israeliana

(14 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Restiamo umani! Oggi in piazza a Roma con la Freedom Flotilla. Una carovana entra a Gaza, le ferrovie tedesche rinunciano alla Tav israeliana

foto: www.radiocittaperta.it

14-05-2011/11:27 --- Stanno raggiungendo Roma in pullman, in treno e con mezzi privati migliaia di persone provenienti da tutta Italia che oggi pomeriggio manifesteranno nel centro della capitale per sostenere la causa del popolo palestinese ed in particolare la flotta internazionalista che a giugno tenterà di rompere il criminale embargo imposto da Israele alla stremata popolazione di Gaza.
Una ferrea cortina di censura mediatica – come al solito – ha circondato nelle ultime settimane questo importante evento come sempre autorganizzato senza la presenza di grandi apparati di partito o sindacali. Un inaspettato momento di pubblicizzazione della manifestazione di oggi è venuto dalla stupida e goffa provocazione della solita Daniela Santanchè che dagli studi di Anno Zero giovedì sera ha pensato bene di attaccare Vauro, e gli organizzatori della mobilitazione di oggi, accostandoli ad Hamas e quindi nella sua logica pervera al 'terrorismo'. Nelle scomposte invettive della pasdaran di Israele la bandiera con il logo della Freedom Flotilla, disegnata da Vauro, si è trasformata improvvisamente nella bandiera di Hamas. La divertita smentita di Vauro di fronte a milioni di telespettatori e gli articoli di stampa il giorno dopo su numerosi quotidiani hanno contribuito a fare chiarezza sulla vicenda ed a riportare all’attenzione di una parte importante dell’opinione pubblica il tema della solidarietà con il popolo palestinese. Il corteo, che partirà oggi alle 14.30 da Piazza della Repubblica, si è arricchito anche nelle ultime ore di centinaia di adesioni, individuali e collettive, anche sulla scia dell’emozione e della mobilitazione suscitata dalla oscura uccisione a Gaza, poche settimane fa, dell’internazionalista italiano Vittorio Arrigoni. Molti oggi scenderanno in piazza in suo nome e in sua memoria, oltre che in solidarietà col martoriato popolo palestinese. A conclusione del corteo, a Piazza Navona, interverranno il Coordinamento Nazionale della Freedom Flotilla Italia, le associazioni e le comunità palestinesi in Italia, l’UCOII, i Giovani Musulmani, la Rete Ebrei contro l’Occupazione e i comitati referendari per l’acqua pubblica e contro il nucleare. Ed intereverrà anche Vauro Senesi, che mesi fa si è dichiarato il primo passeggero della nave italiana che partirà con la Freedom Flotilla Stay Human, dedicata al giornalista del Manifesto e amico del popolo palestinese Stefano Chiarini, scomparso prematuramente tre anni fa e ispiratore di tante iniziative di informazione e solidarietà con la Palestina e tutti i popoli del Medio Oriente. “Sarà una manifestazione grande e pacifica, festosa e determinata nel sostenere la necessità della fine dell’assedio disumano ed illegale della Striscia di Gaza e dell’occupazione della Palestina” affermano in una nota gli organizzatori. “Democrazia, libertà, giustizia sociale e diritti umani per i Palestinesi, per tutti i popoli arabi, perché il Mediterraneo sia un mare di pace e mai più la tomba anonima di uomini e donne costretti a fuggire dalla guerra, dalle dittature, dalla miseria” aggiunge il Forum Palestina che ringrazia tutti coloro che hanno lavorato per la costruzione della importante mobilitazione di oggi e del convoglio che a giugno salperà per le coste palestinesi.

Intanto a Gaza ieri è arrivata la carovana “Restiamo Umani” composta da diverse realtà della solidarietà italiana. “E’ un viaggio – scrivono gli internazionalisti nella cronaca della loro prima giornata nella Striscia - denso di attesa e carico di speranza: c’è la consapevolezza di quanto sia importante attraversare il valico di Rafah in seguito alle rivolte che hanno abbattuto il regime di Mubarak; e c’è la volontà di ricordare Vittorio Arrigoni nella terra stessa per cui ha dato la vita. Il convoglio porterà tra la popolazione palestinese un messaggio da rivolgere a tutto il mondo: la Palestina non è sola, i sogni di Vik sono anche i nostri, la solidarietà verso chi lotta contro oppressione e sfruttamento non conosce frontiere.” La carovana è riuscita ad entrare a Gaza non senza le consuete difficoltà, anche a causa dell’esplicito boicottaggio o quantomeno disinteresse della diplomazia italiana: “Dieci check-point rallentano il cammino, uno in particolare lo costringe ad una sosta di 2 ore e mezza nel deserto del Sinai, vengono poste le questioni di sempre, le stesse riscontrate nei giorni precedenti circa l’impossibilità di oltrepassare Rafah. Questa volta, l’ambasciata italiana ‘premurosa e zelante’ comunica che il convoglio non entrerà mai dentro Gaza ma evidentemente i fatti gli hanno dato torto: noi siamo qui! (...) A sottolineare l’importanza storica del momento c’è stato il contagioso entusiasmo dell’accoglienza riservata al convoglio da numerosi palestinesi presenti, che ci hanno accompagnato fino a Gaza City. Una volta sul posto ripercorriamo i luoghi frequentati quotidianamente da Vittorio nella sua lunga permanenza a Gaza, dove ha conosciuto tutti quei compagni e quelle compagne che da oggi conosciamo anche noi. Sulle note di Bella Ciao, Unadikom e del rap dei Gazawi, le immagini di Vittorio salutano il nostro arrivo.”

Il Co.R.Um (questa la sigla che identifica la carovana internazionalista) resterà all’interno della Striscia di Gaza fino al prossimo 17 maggio, per incontrarsi con le diverse realtà rappresentative di una popolazione palestinese che quotidianamente resiste all’occupazione militare israeliana e all’assedio. Nella notte tra il 14 e il 15 maggio si ricorderà il trigesimo anniversario della morte di Vittorio Arrigoni e la Nakba, la catastrofe palestinese del 1948, e nelle stesse ore, da quella piazza Tahrir divenuta simbolo delle rivolte di tutti i popoli arabi, partirà dal Cairo una seconda carovana composta da 100 pullman, per tentare di passare a sua volta il valico di Rafah il 15 maggio. E se Israele si innervosisce sempre di più, la campagna internazionale BDS (Boycott, Divestment, Sanctions) ottiene un altro grande e importantissimo risultato. La compagnia tedesca Deutsche Bahn, azienda che opera nel settore dei trasporti ferroviari, ha annunciato nei giorni scorsi che si ritira dal progetto di costruzione di una linea israeliana ad alta velocità (28 minuti da Gerusalemme a Tel Aviv) perché per 6,5 km il tracciato entra all'interno del territorio della Cisgiordania. Un risultato straordinario frutto non tanto della sensibilità dei vertici della compagnia ferroviaria tedesca quanto della determinazione e della capillare mobilitazione delle tante realtà che a livello internazionale perseguono il boicottaggio degli interessi israeliani nel mondo e degli investimenti internazionali in Israele. “La ritirata di Deutsche Bahn arriva dopo mesi di pressioni di Ong europee e israeliane, e dopo che a chiudere i cantieri avevano già provveduto i parigini di Veolia e un gruppo austriaco” riconosce il Corriere della Sera.
Al cantiere della Tav israeliana, aperto nel 2005, partecipa anche l’italiana (emiliana, per la precisione) Pizzarotti & C. SpA di Parma, incaricata di scavare un lungo tunnel, di fronte ai villaggi palestinesi di Beit Surik e Beit Iksa. “In origine la costruzione di questa parte di linea era stata aggiudicata all'impresa israeliana Shapir in partnership con l'austriaca Alpine. La costruzione è stata ferma per anni a causa delle obiezioni degli ambientalisti israeliani. Nel frattempo la Alpine ha fatto retromarcia, dando spazio all'italiana Pizzarotti che non sembra aver alcun problema ad operare contro la IV Convenzione di Ginevra che vieta lo sfruttamento delle terre di un popolo da parte di una potenza occupante” racconta da Gerusalemme Michele Giorgio.
«Un percorso inaccettabile - dice Merav Amir, che guida le proteste - perché il treno non sarà mai usato da palestinesi, eppure userà i loro terreni confiscati illegalmente. I cantieri, una volta rimossi 530mila metri cubi di terra palestinese, la rivenderanno agli israeliani per costruire nuove colonie illegali» . Venti chilometri di gallerie, cinque di ponti, due miliardi di dollari investiti. E più d’una perplessità per la fretta imposta ai lavori: qualche settimana fa, racconta Haaretz, decine d’operai hanno rischiato di morire nel crollo d’un tunnel e ora qualche impresa israeliana vorrebbe mollare”. Contro la Pizzarotti le pressioni, in Italia e all’estero, stanno aumentando. Vedremo se dopo le ferrovie tedesche anche la multinazionale italiana cederà alle proteste.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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