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La cinque giornate di Milano

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(14 Maggio 2011) Enzo Apicella
Elezioni amministrative 15 e 16 maggio 2011. Tra i consigli comunali da rinnovare anche quello di Milano

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Amministrative 2011 a Bologna.

Riflessioni (azzardate?) a sinistra

(18 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

Amministrative 2011 a Bologna.

foto: www.comunistiuniti.it

Candidato sindaco del Centro Sinistra, Virginio Merola, 50,46%
Federazione della Sinistra, voti 2766, 1,46% (in coalizione col Centro Sinistra) – nessun eletto.
Partito Comunista Lavoratori, voti 1125, 0,59% candidato sindaco Michele Terra, voti 1601 0,8% – nessun eletto.
Votanti 2011: 72,8% Votanti 2009: 76,38%

Da questi pochi dati a raffronto muove un nostro ragionamento che, ci piacerebbe, potrebbe diventare ipotesi di lavoro per un progetto a venire.

Primo dato: senza quel pur risicato 1,46% di FdS il candidato PD sarebbe oggi costretto al ballottaggio.
Uno smacco, per di più con un “padano” (!), che avrebbe dovuto essere subito tamponato per evitare un imprevedibile effetto “Guazzaloca 1999”, laddove l’assenza della sinistra al secondo turno fece perdere la candidata di Centro Sinistra per pochissimi voti.
Una situazione, dunque, in cui la FdS, in cambio del suo appoggio al ballottaggio, avrebbe potuto trattare punti di programma o persino, nella più meschina versione delle politiche politicanti, guadagnarsi almeno un “posto al sole”. Invece, nisba…
Secondo dato: la differenza di voti della lista PCL (quasi 500 in meno) dal candidato sindaco della stessa fa presumere un voto disgiunto che, con tutta probabilità, si è riversato sulla lista FdS (e su precisi volti, in particolare…).
Terzo dato: a differenza delle scorse amministrative del 2009, il numero delle liste di sinistra è molto più contenuto: oltre il PCL (l’unica fuori dalla coalizione), solo la FdS e la lista civica “con Amelia per Bologna con Vendola”.

Ipotesi: se la FdS si fosse presentata fuori dalla coalizione di Centro Sinistra, quanto meno al primo turno, avrebbe potuto aggregare intorno a sé un numero maggiore della sommatoria oggi risultante tra Federazione della Sinistra e Partito Comunista dei Lavoratori.
E’ possibile, infatti, immaginare che il larghissimo successo dei “grillini” bolognesi (molto oltre quello degli altri capoluoghi, mai superiore al 5%) sia anche dovuto al “deserto” che si presentava a sinistra e che poco riusciva a rappresentarsi nel solo e solitario PCL.
E’ certo, poi, che l’ulteriore impennata di diserzione al voto colpisca direttamente la sinistra, e soprattutto quella “di classe”.
Ergo , è possibile ipotizzare che un cartello elettorale “di classe” ed alternativo al PD – ma anche la corsa in “solitaria” di FdS - avrebbe potuto raccogliere un risultato numerico sicuramente più appagante di quello striminzito 2% qui diviso tra FdS e PCL su contrapposti fronti.
Sicuramente i numeri, se pur superiori, non sarebbero stati sufficienti ad eleggere nemmeno un consigliere, e del resto non lo elegge nemmeno chi supera il 5%, ma questo è l’aspetto meno importante, tanto più in assenza di eletti nonostante una fedeltà nei confronti del PD rivelatasi poi inconcludente.
L’aspetto più interessante, infatti, sarebbe stata la valenza politica, ovvero il segnale di un cambio di passo – quanto mai urgente, e tanto più adesso…! – e nell’annuncio di una presenza e di una volontà di rappresentare istanze sociali che ancora adesso restano inevase.
Sarebbe stato come dire: “i comunisti ci sono e battono un colpo”, e da qui attrezzarsi ad una vera ricostruzione di blocco sociale, prima ancora che “elettorale”.

Invece…
Si compie fino in fondo la “cupio dissolvi” della FdS bolognese, in ciò molto “aiutata” dai superstiti del PdCI, e crollano infine le speranze di conquistare anche un posto a Palazzo D’Accursio per i prossimi cinque anni. Improbabile, poi, ipotizzare un assessorato. A che pro, infatti, Merola dovrebbe “garantire” posizioni di rendita a chi nulla può fare per disturbarlo…?
Si regala il ruolo di opposizione sociale al movimento (protodestro) dei “grillini” estranei al Palazzo.
Si regala il ruolo di “sinistra interna” alla paladina della “ricucitura” tra CGIL e CISL (per il 1° Maggio in piazza), la prodian-vendoliana Frascaroli.
Si legittima, infine, la volontà di separatezza del PCL, impedendo dunque anche la possibile - per quanto più che difficile… - ricomposizione di un fronte unico comunista ed anticapitalista.

Errori di chi non vuol vedere.
La FdS ha perseguito la più cieca continuità con la fallimentare giunta Del Bono (dove già aveva scontato il suo scarso appeal con un desolante 1,8%...) e non ha mai puntato seriamente a caratterizzarsi sui temi forti nella città. Poco o per niente visibile nelle grandi manifestazioni dei lavoratori; voce flebile sui temi del trasporto urbano (Civis, people mover, metro…); incognita la sua espressione su municipalizzate, partecipate, esternalizzazioni e privatizzazione strisciante. Una indefinitezza di contenuti e programmi che l’ha “premiata” con l’abbraccio (venefico) del PD, ma la condanna all’indifferenza dei suoi referenti sociali.
Avvisi e segnali di pericolo non sono certo mancati e sono stati mandati in tempo ai compagni, soprattutto del PRC, sia dall’esterno che dall’interno, ma sono rimasti puntualmente inascoltati.
Anche noi infatti, nel nostro piccolo, abbiamo provato a proporre un’ipotesi elettorale che frenasse la proliferazione di liste a sinistra e fosse in grado di rappresentare un’alternativa all’egemonia “antipolitica” dei “grillini”, consapevoli inoltre di un maggior potere di “contrattazione” persino in caso di appoggio indiretto al ballottaggio. Tuttavia, malgrado questi tentativi, e malgrado anche numerosi travagli interni, la dirigenza della FdS ha preferito adagiarsi su un galleggiamento inerziale che portava con sé tutte le stimmate della sconfitta.
A Bertinoro, piccolo comune in provincia di Forlì, la coalizione formata da FdS, Comunisti Uniti e Sinistra Popolare ha raccolto un lusinghiero 6,47%. Anche qui i voti sono insufficienti per eleggere un consigliere, ma il segnale di possibile riscossa è più vivo che mai e si estende alla provincia. In futuro, a Forlì, ci sarà già più “terreno” su cui lavorare. Sicuramente più che a Bologna.
A Bologna, oggi, si è del tutto eclissata la Sinistra di Classe, e ricostruirla non sarà facile.
Chi ha creduto, magari anche in buona fede, che fosse possibile tenerla in vita con i classici ed abusati giochetti politicisti si dovrà ora ricredere.
Il nostro augurio è che la riflessione, che speriamo seria e tempestiva, sia anche “aperta” a quelle forze che, come noi, hanno dovuto giocoforza assistere passivamente ad un suicidio annunciato, ma che non intendono rinunciare ad un progetto che vale ben più di un posto in consiglio comunale.

Bologna, 17.05.2011

Comunisti Uniti - Bologna

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