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Padova: «Sciopero in difesa dei diritti»

resoconto di Liberazione sull'attivo provinciale dei delegati indetto da CGIL, CISL e UIL

(1 Giugno 2002)

Il percorso iniziato con il primo sciopero del lavoro migrante a Vicenza il 15 maggio scorso comincia ad estendersi. Da giorni la provincia padovana da Due Carrare a est è teatro di assemblee promosse dalle associazioni dei migranti in accordo con le forze sindacali. Ieri alla sala Diego Valeri di Padova si è fatto il punto della situazione: lavoratori migranti, responsabili e rappresentanti dei sindacati di categoria hanno dato vita ad un vivace dibattito. Erano presenti i segretari provinciali di Cgil Cisl e Uil e delegati di Fiom Filcams e Fillea. L'intervento introduttivo del segretario provinciale della Cisl ha rivelato una pericolosa ambiguità. «Ha posto l'accento sulla questione centrale dei diritti che il dpl Bossi-Fini cancella, ma ha collegato in maniera inaccettabile l'immigrazione ai problemi della sicurezza», evidenzia Paolo Benvegnù segretario provinciale del Prc di Padova e responsabile regionale del partito per il lavoro. Di ben altro tenore gli interventi che si sono succeduti: molti i delegati delle Rsu che hanno concordato sul nesso inscindibile fra l'attacco dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori e le norme discriminatorie contenute nella Bossi-Fini, norme che regolarizzano precarietà e diseguaglianza nei diritti. Il segretario provinciale della Fiom ha chiesto l'impegno di tutti per una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro, il rappresentante delle Rsu dell'università, portavoce della cooperativa abitativa multietnica Corallo, ha analizzato come l'intera vita dei migranti venga con le nuove norme "contrattualizzata". Applauditissimo Ubà della comunità senegalese che ha rivendicato contro questa legge il diritto alla fuga. Ma la parola che è più rieccheggiata tra i delegati e che è stata raccolta come indicazione di un percorso da costruire, nelle conclusioni di Leopoldo Tartaglia, della segreteria provinciale Cgil, è la chiamata allo sciopero generale. Uno sciopero contro la Bossi-Fini e in difesa dei diritti di chi lavora e vive in Italia senza distinzioni derivanti dal paese di provenienza. E tra i diritti da estendere quello alla libera circolazione che non può essere garantito alle merci e ai capitali e limitato, quando non impedito, alle persone. E per compiere un'azione simbolica di protesta contro le nuove norme che il governo si appresta a introdurre, i partecipanti all'assemblea si sono spostati in un presidio davanti al palazzo della prefettura per consegnare provocatoriamente le proprie impronte digitali.

Oggi si mobilita invece Bologna con una manifestazione contro il centro di permanenza temporanea appena entrato in funzione in via Mattei. L'appuntamento è per le ore 16 davanti al teatro polivalente occupato, in viale Lienin. Nel timore di ulteriori azioni di disobbedienza civile come quella che il 25 gennaio scorso ha portato al sabotaggio della struttura, la questura ha imposto pesanti limitazioni al corteo. E' stato comunicato formalmente al social forum di Bologna che ha indetto la manifestazione, che questa dovrà terminare non oltre il numero civico 48 di via Mattei. Qualsiasi tentativo di avvicinarsi al centro sarà perseguito con pene che potrebbero arrivare fino a un anno di reclusione e con sanzioni economiche. Curioso modo di intendere la giustizia e il diritto a manifestare il proprio dissenso.

Stefano Galieni

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