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Val Susa, i No Tav di nuovo in marcia. ‘Se aprono i cantieri blocchiamo il Giro d’Italia’

(22 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Val Susa, i No Tav di nuovo in marcia. ‘Se aprono i cantieri blocchiamo il Giro d’Italia’

foto: www.radiocittaperta.it

22-05-2011/15:34 --- Migliaia di persone - 15 mila secondo gli organizzatori, 4 mila secondo la solita Questura – hanno di nuovo sfilato in corteo con striscioni e bandiere contro l'imminente apertura dei cantieri del tunnel per la realizzazione della Tav Torino-Lione.

Cinque chilometri di corteo dal comune di Rivalta fino a Rivoli, alle porte di Torino: due comuni i cui sindaci del Pd (naturalmente assenti alla manifestazione) si sono sempre detti favorevoli alla realizzazione dell'inutile e dannosa ‘grande opera’, come d’altronde il neoeletto sindaco (sempre PD) di Torino Piero Fassino, che insieme al suo predecessore Chiamparino e alla ex governatrice della Regione Mercedes Bresso sono i veri sponsor del megaprogetto.

Era proprio al PD, oltre che alle ditte impegnate nei lavori dell’alta velocità, che il corteo di ieri ha voluto mandare un segnale inequivocabile: siamo sempre qui, non ci stanchiamo di manifestare. E se i lavori inizieranno questa settimana, come preventivato, il movimento passerà all’offensiva con forme di protesta meno simboliche e più incisive. A gridarlo ieri lungo la via che unisce i due comuni piemontesi, sotto una cappa di caldo inconsueta per il mese di maggio, migliaia di cittadini della Val di Susa ma anche di Torino e dei comuni limitrofi, gli attivisti dei comitati e dei centri sociali, quelli dei sindacati di base e dell’associazionismo ambientalista, e tanti agricoltori e allevatori che hanno deciso di aprire il corteo a bordo dei loro trattori. Tutti, naturalmente, sventolando la ormai famosa bandiera bianca con il treno segnato da una croce rossa, quello che si vorrebbe mangiare una delle zone più belle del paese con la scusa di una malintesa modernizzazione... Come era già avvenuto lo scorso anno, quando si tenne una marcia con percorso analogo, anche ieri pomeriggio durante il percorso i manifestanti hanno realizzato un simbolico casello nel punto in cui é previsto che la linea ad alta velocità attraversi la strada provinciale 143.

Una dimostrazione di forza, quella di ieri, in vista dell’accentuarsi della mobilitazione dei prossimi giorni. Le ditte incaricate hanno annunciato per i prossimi giorni la realizzazione di un tunnel geognostico in borgata La Maddalena di Chiomonte, a circa 60 km dal capoluogo piemontese. Dovrebbe trattarsi di un cunicolo esplorativo di 7 chilometri che servirà a sondare la consistenza della montagna e i materiali in essa presenti in vista del successivo scavo per il tunnel di base, che collegherà Susa alla Francia, per una lunghezza di addirittura 30 km. ''Se si apriranno i cantieri alla Maddalena - ha tuonato Alberto Perino, storico e combattivo portavoce dei movimenti No Tav - bloccheremo il turismo a Torino. Sarà una battaglia non violenta, ma per fermarci dovranno schierare migliaia di poliziotti. Se lo faranno già questa settimana il Giro d'Italia di ciclismo finirà a Verbania perché non bloccheremo solo la Val di Susa ma andremo a cercare anche gli altri percorsi dove passerà la corsa''. Una minaccia che preoccupa seriamente gli organizzatori del Giro che quest’anno hanno previsto, per sabato 28 maggio, una tappa da Verbania a Sestriere. “Dobbiamo essere presenti 24 ore su 24 - ha spiegato Perino - perché, se oggi abbiamo mostrato i muscoli e abbiamo fatto allenamento, la vera partita si giocherà quando si apriranno i cantieri. Allora forse riusciranno ad arrivarci aprendosi la strada con migliaia di agenti, ma una volta arrivati dovranno rimanerci, fare i cambi, mangiare, bere e dormire. Non ce la faranno mai''.

Di seguito riportiamo la interessante cronaca della giornata di ieri realizzata da Chiara Sasso per il sito Terre Libere:

Uno dei tanti balconi che si affacciano sulla strada dove sta partendo la manifestazione notav, Rivalta-Rivoli, è addobbato con bandiere. Qualcuno da sotto in su grida: "Cosa fate" non venite?". "Abbiamo la cresima oggi, non si può".

Basterebbe questo come carta di presentazione del popolo notav che ha di nuovo riempito le strade questa volta fuori dalla valle di Susa. Tracciato che interessa la Collina morenica di Rivoli, alle porte di Torino.

Sabato 21 maggio, per la questura quattromila, per l'Ansa quindicimila. Tanti. Come i trattori che hanno aperto la strada: oltre sessanta. Bambini saliti a grappoli, qualcuno è impegnato ad asciugare il sudore al padre impegnato al volante, dentro la cabina si muore di caldo. I cartelli sui musi dei trattori riportano frasi del tipo: La Coldiretti c'è. "Fermiamo il consumo del territorio". "In marcia per difendere l'ambiente, la nostra vita, l'agricoltura". Il segretario provinciale al termine della manifestazione ricorderà: "oggi tutti hanno lasciato i lavori in cascina, il fieno lo imballeranno domani". Molti commentano l'accaduto di pochi giorni fa al termine di un consiglio comunale aperto, proprio a Rivoli. Un funzionario della Provincia, certo Paolo Foietta con il compito di spiegare il tracciato del Tav è stato messo alle strette dal fuoco di domande di un pubblico sempre più esigente ( e incazzato), alla fine non ha avuto altri argomenti se non quello di appioppare un ceffone all'ex presidente provinciale della Coldiretti, Carlo Gottero. Finimondo. Il giorno dopo Stefano Esposito e Gianfraco Morgando, sottoscrivevano un comunicato Pd nel quale si esprimeva la più totale solidarietà a Foietta, il quale era stato costretto a subire un clima pesante, esasperato, tanto da fargli saltare i nervi e costringerlo a dare un "buffetto" al provocatore Gottero.

Certo non è da tutti poter vantare, come il movimento notav, una professionalità nonviolenta acquisita in vent'anni, lotta pacifica, precisa come una goccia d'acqua, solo tante domande. Insopportabile. Manda di fuori. Apre la manifestazione lo striscione: "In valle in pianura come a Chiomonte".

"Hanno provato a Convincerci, a Costringersi a Comprarci", dirà al termine della manifestazione Sandro Plano presidente Comunità Montana, "ma noi siamo ancora qui perché quest'opera è una grandissima bufala. Lo dimostra l'ultima sparata, dicono che l'opera verrà fatta per fasi: prima il tunnel di Chiomonte, poi il nodo di Torino, il pezzo in mezzo, la bassa Valle di Susa, secondo loro se ne parlerà nel 2023. Che senso ha?" Tutto questo deciso nel vertice istituzionale del 3 maggio a Palazzo Chigi con il sottosegretario Gianni Letta, il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Altero Matteoli, il presidente dell'Osservatorio Tav Mario Virano, il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, e della Provincia, Antonio Saitta, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, e solo alcuni dei sindaci della valle fra questi Antonio Ferrentino. Fuori a protestare con tanto di fascia i sindaci valsusini esclusi dall'incontro.

Chiamparino spiega: "E' una questione di mancanza di soldi ma anche di ordine pubblico, proseguendo per fasi consentirà che, per almeno un decennio, sarà risparmiata quella parte della Val di Susa che oggi è più contraria alla sua realizzazione". Entro dieci anni saranno sfiancati? Distrutti? tutti morti?

"Sono cresciuto a pane e notav", diceva un cartello. Una storia lunga vent'anni ha visto crescere generazioni. E sfilano anche oggi, carrozzine e bambini di tutte le età.

Passano uno dopo l'altro i comitati dei paesi della valle di Susa: Meana, Sant'Antonino, Sant'Ambrogio, Vaie.e via di seguito. Tutti con il suo carico di storie, gente che litiga e si vuol bene, qualcuno passa a miglior vita, qualcuno nasce e fra una sepoltura, un battesimo una cresima si cementa un'unione fra persone che vuole metterci il naso e capire. Fuori non si capisce.

Madonne del Rocciamelone e alpini. Irrompe nel corteo perfino una grandissima bandiera italiana, alzata con un orgoglio tutto nuovo, ricorda: "Anche noi rappresentiamo l'Italia". Scarponi sotto il letto. (Passerà il giro d'Italia e poi il ballottaggio delle elezioni) E ci tocca. Una di queste sere correremo a Chiomonte. L'ottobre scorso l'Unione Europea aveva concesso l'ultima proroga, per non perdere i soldi i cantieri della galleria alla Maddalena devono essere aperti entro il 31 maggio. Per intanto proprio lì è stato costruito un pilone votivo, con santi: San Francesco e la Madonna. Sabato è stato benedetto da don Michele, sotto una pioggerella sottile in una atmosfera che: "da tanto non sento in chiesa".

Fra manifestazioni, consigli comunali, iniziative e polentate un aggancio anche con l'Unione Europea. Sette eurodeputati (Luigi De Magistris, Sonia Alfano, Gianno Vattimo, Catherine Grèze, Eva Lichtenberger, Sabine Wils, Paul Murphy) di cinque nazioni (Italia, Francia, Austria, Germania e Irlanda) e tre gruppi politici hanno chiesto al presidente della Commissione Europea e commissione ai Trasporti, perché in contrasto con i principi espressi dalla Convenzione di Arhus alle riunioni del Governo italiano sono esclusi i sindaci di diciassette comuni e il presidente della Comunità Montana, mentre sono stati ammessi sindaci di comuni non interessati all'opera.

Perché vista la massiccia e persistente opposizione popolare a quest'opera è stato chiesto che l'installazione dei cantieri venga fatta con la militarizzazione dell'intera zona. Perché si è deciso di buttare via tutti questi soldi pubblici?

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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