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Ricordando Stefano Chiarini

Ricordando Stefano Chiarini

(6 Febbraio 2007) Enzo Apicella
E' morto Stefano Chiarini, un giornalista, un compagno,un amico dei popoli in lotta

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    Appello alle compagne ed ai compagni del PRC

    (24 Febbraio 2004)

    Il Partito della Rifondazione Comunista è infettato da molti di quei virus per combattere i quali è nato: la diminuzione della democrazia, la verticalizzazione dei processi decisionali, la spettacolarizzazione e personalizzazione della politica. Le repentine svolte proclamate a mezzo stampa dal segretario nazionale sono una testimonianza della passivizzazione del partito e della paralisi dei suoi organismi di dibattito, elaborazione e decisione.

    Dove, quando e chi ha discusso ed approvato la confluenza del PRC in un nuovo partito europeo?

    Dove, quando e chi ha deciso che il centrosinistra (già definito una gabbia e poi dato per morto) è tanto profondamente cambiato da rendere imprescindibile un accordo che dovrebbe vedere Ministri comunisti nel futuro governo di Prodi, D’Alema, Rutelli e Mastella?

    Dove, quando e chi ha deciso l’urgenza di sollevare il falso problema della nonviolenza, facendone un assunto totale e discriminante, quasi che in Italia e nel mondo non sia esistito e non esista tuttora un problema vero di violenza delle classi dominanti, di repressione, di guerra, di occupazione militare e coloniale?

    Dove, quando e chi ha deciso che la Resistenza è stata "angelizzata" e non, invece, tradita e disattesa nelle sue aspettative di riscatto sociale e democratico, al punto che oggi la Costituzione che di quella Resistenza è figlia viene stravolta e riscritta?

    Le domande potrebbero continuare a lungo, ma è ormai evidente che il Partito della Rifondazione Comunista vive un problema che è sia di metodo che di merito: ad un metodo verticistico ed oligarchico corrisponde un merito fatto di abdicazione al ruolo di forza alternativa e di subordinazione alla sinistra moderata ed al centro liberista, accomunati dalle scelte di fondo sui terreni della politica economico – sociale e della politica internazionale.


    Restituire alle compagne ed ai compagni il diritto di discutere e decidere è la condizione necessaria per superare l’attuale condizione di crisi politica e organizzativa del partito. I sintomi della crisi sono sin troppo evidenti, nonostante i tentativi burocratici di occultarli. Le iscrizioni al PRC sono costantemente in calo, e così i risultati elettorali.

    I numeri parlano chiaro e parlano di una crisi di militanza e di consensi: a Roma, per esempio, siamo passati dai sei consiglieri comunali eletti nel 1997 ai tre del 2001. La prassi delle decisioni verticistiche ha determinato una crisi della partecipazione nei circoli e negli stessi organismi dirigenti, ormai vissuti come sedi di mera ratifica; anche qui, è emblematico il caso romano, che vede il locale Comitato Politico Federale paralizzato a causa dell’assenza da oltre un anno del numero legale minimo valido per deliberare.

    Ancora peggio, se possibile, quanto avvenuto a Salerno, dove un’intera Federazione è stata commissariata perché "colpevole" di opporsi ad un Piano Regolatore (sostenuto dal centrosinistra) che rischia di consegnare il territorio alla speculazione del crimine organizzato.

    Crisi di militanza e crisi di partecipazione sono però funzionali al decisionismo dei gruppi dirigenti, che procedono per la loro strada in assenza di ogni confronto e verifica con la base del partito. Difatti, si evita accuratamente il confronto nelle sedi decisionali, preferendo rilasciare interviste o rifugiarsi in convegni e seminari dove il solo diritto dei compagni e delle compagne è quello di ascoltare.


    Non è più tempo di illusioni e attendismi: la crisi del partito è ad un passo dal diventare irreversibile ed è responsabilità di ogni compagna e di ogni compagno impegnarsi per respingere l’offensiva revisionista e anticomunista e riprendere il cammino della rifondazione comunista. Facciamo appello alle compagne ed ai compagni del partito affinché organizzino in ogni Federazione e in ogni Regione coordinamenti autoconvocati che siano luoghi di dibattito, di partecipazione e di elaborazione politica. Invitiamo tutte e tutti a coinvolgere nel dibattito e nell’iniziativa le situazioni di movimento, a partire da quelle che hanno lottato insieme a noi per l’estensione dell’applicazione dell’art. 18 e contro la guerra imperialista.

    Facciamo appello fin da ora per la costruzione di un’assemblea nazionale autoconvocata a Roma per il prossimo 21 marzo, con l’obiettivo di imporre il congresso straordinario del partito.

    Roma, 14.2.2004

    GLI AUTOCONVOCATI DEL PRC DI ROMA E DEL LAZIO

    Fonte

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