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“Alemanno vattene!”. Lo sciopero metropolitano riempie la piazza. Contro tagli e privatizzazioni

(31 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

“Alemanno vattene!”. Lo sciopero metropolitano riempie la piazza. Contro tagli e privatizzazioni

foto: www.radiocittaperta.it

30-05-2011/21:43 --- Roma oggi ha avuto i suoi 'indignados', O meglio, i suoi incazzati. Quanta soddisfazione può dare un corteo di parecchie migliaia di persone – lavoratori delle aziende del comune, senza casa, immigrati, precari, attivisti dei comitati territoriali – che gridano ‘Roma libera’ e conquistano il Campidoglio senza colpo ferire? Tanta, in una città massacrata da decenni di speculazione, tagli e privatizzazioni e in cui nessuna alternativa politica sembra a portata di mano, almeno per ora.
Che poi a gridare ‘Roma libera’ siano alcune centinaia di nuovi cittadini – maghrebini, latinoamericani, africani, qualche asiatico – provenienti dalle decine di occupazioni abitative della capitale è ancora più significativo. Così come è significativo che questo nuovo pezzo ‘meticcio’ di Roma sia sceso in piazza fianco a fianco con i lavoratori dei sindacati di base che oggi hanno realizzato uno sciopero metropolitano che può diventare un modello di mobilitazione decentrata ma forte in grado di coinvolgere spezzoni sociali e categoriali a volte dispersi e non comunicanti.
La scommessa, arrivati su una piazza del Campidoglio piena zeppa di manifestanti, sembra ormai vinta. In mattinata era chiaro che lo sciopero proclamato dall’USB nel trasporto pubblico della città aveva ampiamente coinvolto anche i lavoratori non tesserati al sindacato di base e anche molti di quelli non sindacalizzati affatto. Il sindacato a metà giornata diffondi i dati dell’adesione: 80% di autobus nelle rimesse, ferrovie regionali ferme, metropolitana al minimo.
Ma al di là dei numeri bastava dare uno sguardo ai capolinea della stazione Termini o della Tiburtina per accorgersi dell’adesione partecipazione allo sciopero da parte dei lavoratori di un’azienda da anni saccheggiata e mal gestita ed oggi a rischio privatizzazione e licenziamenti. Con la scusa del ‘risanamento’ si vogliono regalare ai privati, a prezzi di favore, immobili e strutture che rappresentano un patrimonio pubblico svenduto per fare cassa senza per questo risolvere alcun problema. Come si fa ad annunciare tagli e licenziamenti in nome del risanamento quando si regalano 12 milioni di euro ai fascisti di Casa Pound?

Oggi durante il lungo corteo che ha sfilato dal Colosseo al Campidoglio – deviando e allungando così di parecchi chilometri, per non disturbare i militari che montano il loro armamentario propagandistico su Via dei Fori Imperiali – i lavoratori dell’Atac erano ben visibili, con le loro divise. Insieme a loro tante maestre dei nidi e delle scuole dell’infanzia che gridavano ‘basta precariate, tutte assunte a tempo indeterminato’, e poi i dipendenti delle ditte gestite in varia forma dal Comune: Zetema, Acea, Ama, Farmacap ecc. I lavoratori delle cooperative sociali, quelli del Teatro dell’Opera, i dipendenti di alcuni ospedali romani, la delegazione da Ostia che dal camion lamenta la chiusura degli spazi culturali non conformi alla logica di mercato.
Una città intera che rivendica diritti e partecipazione e che ad Alemanno manda a dire che dopo la Moratti toccherà anche a lui e alla Polverini. Ma ce n’è pure per il centrosinistra: nella lista dei ‘vattene’ i manifestanti includono anche Zingaretti. Un movimento che dimostra coraggio, determinazione e soprattutto indipendenza. Centianaia di bandiere dell’USB, gli attivisti dei Blocchi precari metropolitani con le loro magliette azzure, il Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa, un po’ defilato lo spezzone di Action. E poi qualche bandiera dei Cobas e quelle dell’Usi. Sul fronte politico una delegazione di Sinistra Critica, gli attivisti della Rete dei Comunisti e una sparuta pattuglia della Federazione della Sinistra. In testa, dietro lo striscione di apertura che recita ‘Roma Bene Comune’, tante bandiere azzurre del Si ai referendum contro la privatizzazione dell’acqua e tanti simboli antinucleari. Qualche automobilista si ferma ad ascoltare dei passaggi degli interventi dal camion di testa, qualcun altro legge i volantini distribuiti dai promotori. “Roma dice no al bilancio lacrime e sangue, alla holding Roma Capitale ed alle privatizzazioni delle aziende pubbliche della Giunta Alemanno” la parola d’ordine unificante.
Quando il rumoroso corteo arriva a poche centinaia di metri ci si ferma e ci si compatta: la Questura ha detto no ai manifestanti in Piazza del Campidoglio. Ma i manifestanti sono tanti e determinati. Neanche il tempo di pensare a come aggirare l’ostacolo ed ecco arrivare il contrordine: la Questura ha ceduto, e la giunta Alemanno ha accettato di incontrare una folta delegazione di Roma Bene Comune. In un giorno in cui i social network si riempiono di un miope entusiasmo per la vittoria del centrosinistra nei ballottaggi a Napoli e Milano (oltre che di sacrosanta euforia per la sconfitta del centrodestra), Roma ha espresso un momento di conflitto sociale e sindacale di indubbia importanza. Una giornata amara per Alemanno e Company. Anche senza ballottaggio…

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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