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Contro il revisionismo, contro l’uso politico ed elettorale della storia

un documento della Federazione di Pavia di Rifondazione Comunista

(2 Marzo 2004)

Come Partito della Rifondazione Comunista abbiamo già votato contro il “Giorno del ricordo” votato il 10 febbraio dalla Camera dei Deputati. Solide motivazioni di coerenza politica e di analisi storica sono alla base di questa nostra contrarietà.

Sul terreno di una macabra “par condicio” e di discutibili silenzi e rimozioni, si vuole imprimere un’ evidente accelerazione alla “pacificazione nazionale” ed al revisionismo che la sottende. Banalizzando, anzi in questo caso tacendo sulle responsabilità prioritarie del fascismo e del nazismo (ma anche del precedente nazionalismo giuliano con l’annesso razzismo antislavo) e confondendo i fatti del ’43 con quelli del ’45 ed il tutto con l’esodo italiano dall’Istria, si avvalora la propaganda già esibita dall’estrema destra neofascista sin dal primo dopoguerra. Propaganda che gonfiava a dismisura sia i morti nelle foibe (cumulati in parte con gli scomparsi nell’esodo istriano) e mascherava come semplici italiani i collaborazionisti ed i gerarchi e militari attivi nella repressione antipartigiana ed antislava.

Una solida e attiva storiografia ha ampiamente dimostrato l’inconsistenza quantitativa e qualitativa della leggenda nera sulle foibe. Si è arrivati perfino, è il caso del Presidente della Regione Lazio Storace, a parlare di “Olocausto italiano”, in spregio non solo della Shoah in genere, ma alludendo offensivamente alla Risiera di San Sabba in quanto campo di sterminio ed effettiva appendice della Shoah sul suolo italico.

Questa storiografia dimostra l’entità delle rimozioni. Quindi le colpe dell’ Italia prefascista, che sotto il pretesto “irredentistico” esercitò nei territori jugoslavi annessi un dominio di tipo colonialista (simile a quello inglese sull’Irlanda) con oppressione coloniale (snazionalizzazione, italianizzazione forzata, discriminazione linguistica e occupazionale) e ancor più sociale (sovrasfruttamento dei lavoratori in gran parte agricoli). Il fascismo esasperò oltremodo questa oppressione sociale e nazionale. Aggiunse infatti una più estesa “colonizzazione” con insediamento di numerosi italiani e inasprì con veri e propri metodi di terrore la repressione del movimento partigiano e di ogni organizzazione indipendente dei lavoratori agricole ed industriali. Infine con il sostegno pecuniario, militare, politico, diplomatico ed ideologico al regime ustascia croato (un vero e proprio stato-fantoccio hitleriano) che in alcuni aspetti ha sorpassato i suoi stessi padroni (non solo nel feroce sterminio di comunisti, ebrei, zingari, ma anche di serbi in quanto tali). A tutto ciò aggiungiamo la collaborazione attiva dell’esercito italiano (non solo i volontari fascisti) alla guerra del III Reich contro la Jugoslavia ed alle atroci repressioni contro il movimento partigiano, per cui molti dirigenti e quadri superiori militari vennero accusati dagli stessi inglesi di “crimini contro l’umanità”.

Senza queste importanti premesse dalla forte valenza causale non si può inquadrare i successivi fatti sia delle foibe che dell’esodo dall’Istria. La loro completa rimozione parla da sola di quanto agli eredi, e non, del fascismo importi la ricerca della verità e pure del ricordo delle sofferenze. L’uso politico o addirittura elettorale della storia rimangono invece sul terreno della propaganda più spicciola.

Rifondazione Comunista, Fed. Pavia

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