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La questione vaticana.

(7 Giugno 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

La questione vaticana.

foto: www.comunistiuniti.it

Riportiamo qui sotto un articolo di Antonio Gramsci apparso nel 1924 sulla rivista ufficiale della III Internazionale (La Correspandance Internationale). L’articolo analizza il peso politico, l’organizzazione burocratica e amministrativa e le influenze su determinati settori di società dell’istituzione del Vaticano, a buon diritto da Gramsci ritenuto una delle più potenti organizzazioni della reazione internazionale. Sebbene sia passato quasi un secolo da quando Gramsci ha steso questo articolo, non sembra tuttavia che la “questione vaticana” abbia assunto minore rilevanza: anzi, questa rimane un nodo centrale che i comunisti si trovano a dover affrontare ed analizzare se vogliono intendere appieno la questione della trasformazione sociale nazionale entro un orizzonte di classe. La questione Vaticana è, difatti, parte integrante della battaglia più generale per la modifica in senso socialista della società, per un cambiamento progressista della vita di milioni di uomini e donne. Ignorare questo campo della lotta per l’egemonia rischia di consegnare la prospettiva del cambiamento, dell’alternativa, allo stato di cose presenti, a errori e rese politiche e ideologiche di cui è tristemente costellata la storia del nostro paese.

La battaglia contro l’istituzione del Vaticano va innanzitutto distinta dal problema della credenza religiosa di settori delle masse popolari, dalla tradizione del pensiero religioso, oggi comunque sempre meno radicato e riconosciuto, in particolare dalle nuove generazioni; le gerarchie vaticane devono distinguersi dal variegato mondo cattolico, che trova al suo interno sensibilità diverse, processo attivato in particolare dalla fine della DC in Italia, che ha rappresentato per quattro decenni il partito di riferimento di larga parte del mondo cattolico.

Il concreto condizionamento reazionario e regressivo della vita sociale nel nostro paese avviene attraverso diverse iniziative: il peso economico, politico e culturale del suo apparato plurisecolare con le sue strutture politiche finanziarie, modernamente inserite nelle istituzioni più reazionarie di gestione organizzata del capitale internazionale (Stato, IOR, Compagnia delle Opere, Opus Dei); gli organismi e istituti di massa presenti in moltissimi campi della vita sociale in modo capillare (CL, scuole e Università private, oratori, associazionismo di base); infine la permanente campagna mediatica in funzione autopromozionale del Vaticano – ultima tra tutte la martellante propaganda sulla beatificazione di Giovanni Paolo II, noto alfiere della battaglia anticomunista.

Il capitalismo, come regime di produzione di rapporti economici, culturali, sociali, è con tutta evidenza entrato in una fase storica di crisi generale che investe trasversalmente ogni aspetto della vita e dei rapporti umani; ciò appare ancora più evidente nella smania ossessiva della borghesia (di sinistra e di destra) di accreditarsi come “affidabile” agli occhi delle gerarchie vaticane. Ci apre questo uno dei sintomi più evidenti della “malattia” della borghesia come classe, dell’esaurimento della sua funzione propulsiva e progressiva come classe egemone e in grado di rappresentare le istanze di ammodernamento dell’Italia entro il campo nazionale e internazionale (obiettivo che invece richiederebbe una battaglia sistematica di autonomia dello Stato borghese nazionale di contro all’ingerenza del potentato reazionario vaticano in ogni aspetto, pubblico e privato, della vita civile italiana.

In questo senso ci pare essenziale acquisire la chiara consapevolezza nel nostro lavoro politico, senza mediazioni, che non può esservi alcun passaggio di reale avanzamento dei rapporti di classe a favore dei ceti subalterni, non può esserci alcuna seria “riforma intellettuale e morale” nella società italiana senza un intervento serio di contrasto – ideologico e politico – del programma reazionario del Vaticano, che vorrebbe far tornare indietro le lancette della storia e recuperare a danno del nostro paese tutto il ciarpame delle tradizioni medievali (miracoli, beatificazioni, cultura dell’irrazionale e del mistico). È questo invece il brodo di coltura della 

religione della sottomissione e della rassegnazione delle masse italiane e dei ceti più umili e vessati, e di questa funzione regressiva la Chiesa cattolica a buon diritto ne assume il magistero.

Particolarmente dannoso nel processo di ammodernamento della vita collettiva italiana è il massiccio intervento delle gerarchie vaticane nel campo dei diritti civili delle donne e degli uomini (aborto, procreazione assistita, testamento biologico), faticosamente ottenuto grazie alle battaglie che il movimento comunista, femminista e progressista ha condotto negli scorsi decenni. Un ultimo accenno alla questione, particolarmente grave, dell’ingerenza delle istituzioni cattoliche nell’istruzione: l’universo delle scuole private è oggi del tutto egemonizzato dall’apparato cattolico, peraltro sostenuto e finanziato da molti anni dai governi borghesi di destra e di sinistra, contemporaneamente al progressivo intervento di smantellamento dell’istruzione pubblica italiana.

È chiaro che oggi più che mai servirebbe una riflessione profonda sulla “questione Vaticana” che, come diceva Gramsci, rimane un nodo specifico da intendere se si vuol intendere il processo di ristrutturazione reazionaria cui è sottoposta la società italiana ai nostri giorni. Sarebbe dunque auspicabile che il movimento comunista e i settori sensibili della società italiana, progressisti e democratici, ovunque collocati, s’impegnassero in una seria battaglia non astrattamente “anticlericale” e “laica”, ma di consapevole denuncia politica e insieme di lotta pratica contro il Vaticano come organo di potere regressivo, potentato economico e istituzione politica retriva; un apparato che in questi anni ha svolto la funzione, nella sua componente largamente maggioritaria, di stampella di uno dei governi più reazionari della storia dell’Italia Repubblicana.

Il Vaticano

(Articolo di La Correspandance Internationale, 12.03.1924)

[tratto da A. Gramsci, Sul fascismo, Ed. Riuniti, 1978, Roma, pp. 220-224

«Il Vaticano è senza dubbio la più vasta e potente organizzazione privata che sia mai esistita. Ha, per certi aspetti, il carattere di uno Stato, ed è riconosciuto come tale da un certo numero di governi. (…) Esso rimane tuttora una delle forze politiche più efficienti della storia moderna. La base organizzativa del Vaticano è in Italia: qui risiedono gli organi dirigenti delle organizzazioni cattoliche, la cui complessa rete abbraccia una gran parte del globo

In Italia l’apparato ecclesiastico del Vaticano si comporta di circa 200.000 persone; cifra imponente, soprattutto quando si consideri che essa comprende migliaia e migliaia di persone dotate di intelligenza, cultura, abilità consumata nell’arte dell’intrigo e nella preparazione e condotta metodica e silenziosa dei disegni politici. Molti di questi uomini incarnano le più vecchie tradizioni d’organizzazione delle masse e, di conseguenza, la più grande forza reazionaria esistente in Italia, forza tanto più temibile in quanto insidiosa e inafferrabile. Il fascismo prima di tentare il suo colpo di Stato dovette trovare un accordo con essa. Si dice che il Vaticano, benché molto interessato all’avvento del fascismo al potere, abbia fatto pagare molto caro l’appoggio al fascismo. Il salvataggio del Banco di Roma, dove erano depositati tutti i fondi ecclesiastici, è costato, a quel che si dice, più di un miliardo di lire al popolo italiano.

Poiché si parla spesso del Vaticano e della sua influenza senza conoscerne esattamente la struttura e la reale forza d’organizzazione, non è senza interesse darne un’idea precisa. Il Vaticano è 

un nemico internazionale del proletariato rivoluzionario. È evidente che il proletariato, italiano dovrà risolvere in gran parte con mezzi propri il problema del papato, ma è egualmente evidente che non vi arriverà da solo, senza il concorso efficace del proletariato internazionale. L’organizzazione ecclesiastica del Vaticano riflette il suo carattere internazionale. Essa costituisce la base del potere del papato in Italia e nel mondo.

In Italia si trovano due tipi diversi d’organizzazione cattolica: 1) l’organizzazione di massa, religiosa per eccellenza, ufficialmente basata sulla gerarchia ecclesiastica: è l’Unione popolare dei cattolici italiani, o, come è chiamata correntemente nei giornali, l’Azione cattolica; 2) un partito politico, il Partito popolare italiano, che per poco non è entrato in conflitto aperto con l’Azione cattolica. Esso stava diventando infatti sempre più l’organizzazione del basso clero e dei contadini poveri, mentre l’Azione cattolica si trova nelle mani dell’aristocrazia, dei grandi proprietari e delle alte autorità ecclesiastiche, reazionarie e simpatizzanti col fascismo.

Il papa è il capo supremo tanto dell’apparato ecclesiastico che dell’Azione cattolica. Quest’ultima ignora i congressi nazionali ed ogni altra forma di organizzazione democratica. Essa ignora anche, almeno ufficialmente, tendenze, frazioni e correnti di idee differenti. Essa è costruita gerarchicamente dalla base al vertice. Per contro il Partito popolare è ufficialmente indipendente dalle autorità ecclesiastiche, accoglie nelle sue file anche dei non-cattolici – pur avendo tra l’altro nel suo programma la difesa della religione – subisce tutte le vicissitudini alle quali è sottoposto un partito di massa, ha già conosciuto più di una scissione, è il terreno di lotte di tendenze accanite che riflettono i conflitti di classe delle masse rurali italiane.

Pio XI, l’attuale papa, il 260° successore di san Pietro, prima di essere eletto papa, era cardinale di Milano. Dal punto di vista politico, apparteneva a quella specie di reazionari italiani che sono noti con il nome di “moderati lombardi”, gruppo composto di aristocratici, di grandi proprietari terrieri e di grandi industriali che si collocano più a destra del Corriere della sera. Il papa attuale, quando si chiamava ancora Felice Ratti ed era cardinale di Milano, manifestò più volte le sue simpatie per il fascismo e Mussolini. I “moderati” milanesi intervennero presso il Ratti, eletto papa, per assicurare il suo appoggio al fascismo, al momento del colpo di Stato.

In Vaticano il papa è assistito dal sacro collegio, composto di 60 cardinali nominati dal papa stesso, che a loro volta designano il papa ogniqualvolta il trono di san Pietro rimane vacante. Di questi 60 cardinali, 30 almeno sono sempre scelti tra il clero italiano per assicurare l’elezione di un papa di nazionalità italiana. Dopo vengono gli spagnoli con 6 cardinali, i francesi con 5, ecc. L’amministrazione internazionale della Chiesa è affidata a un collegio di patriarchi e arcivescovi preposti ai diversi riti nazionali ufficialmente riconosciuti. La corte pontificia ricorda l’organizzazione governativa di un grande Stato. Circa 200 funzionari ecclesiastici presiedono i diversi dipartimenti e sezioni, o fanno parte di diverse commissioni, ecc. La più importante fra le sezioni è, senza dubbio, la segreteria di Stato che dirige gli affari politici e diplomatici del Vaticano. Alla sua testa si trova il cardinale Pietro Gasparri che ha già esercitato le funzioni di segretario di Stato al fianco dei due predecessori di Pio XI. Il partito popolare fu costituito sotto la sua alta protezione: è un uomo potente, molto dotato e, a quel che si dice, di spirito democratico. La verità è che egli è stato il bersaglio di attacchi furiosi dei giornali fascisti che hanno persino chiesto le sue dimissioni.

Ventisei Stati hanno i loro rappresentanti presso il Vaticano, che a sua volta è rappresentato presso 37 Stati.

In Italia, in particolare a Roma, si trova la direzione centrale dei 215 ordini religiosi, 89 maschili e 126 femminili, gran parte dei quali esistono da 1.000 e persino da 1.500 anni, che hanno conventi e congregazioni in tutti i paesi. I benedettini, per esempio, che si sono specializzati nell’istruzione, vantavano nel loro ordine, nel 1920, 7.100 monaci, distribuiti in 160 conventi, e 

11.800 monache. L’ordine maschile è diretto da un primate e conta i seguenti dignitari: un cardinale, 6 arcivescovi, 9 vescovi, 121 priori. I benedettini amministrano 800 chiese e 170 scuole. E questo non è che uno dei 215 ordini cattolici! La santa società di Gesù conta ufficialmente 17.540 membri, tra cui 8.586 padri, 4.957 studenti e 3.997 fratelli laici. I gesuiti sono molto potenti in Italia. Grazie ai loro intrighi essi riescono qualche volta a far sentire la loro influenza persino tra le file dei partiti proletari. Durante la guerra essi cercarono, tramite Francesco Ciccotti, allora corrispondente dell’Avanti! a Roma, oggi nittiano, di ottenere da Serrati che l’Avanti! cessasse la campagna contro il loro ordine che si era impadronito di tutte le scuole private di Torino.

Sempre a Roma risiede la Congregazione per la propagazione della fede che con i suoi missionari cerca di diffondere il cattolicesimo in tutti i paesi. Essa ha al suo servizio 16.000 missionari e 30.000 missionarie, 6.000 preti indigeni e 29.000 catechisti: e questo soltanto nei paesi non cristiani. Essa ministra, inoltre, 30.000 chiese, 147 seminari, con 6.000 allievi, 24.000 scuole popolari, 409 ospedali, 1.183 dispensari medici, 1.263 orfanotrofi e 63 tipografie.

La grande istituzione mondiale chiamata l’Apostolato della preghiera è creazione dei gesuiti: essa abbraccia 26 milioni di aderenti divisi in gruppi di 15 persone, che hanno ciascuno alla testa un «fervente» e una «fervente». Essa distribuisce una pubblicazione periodica centrale che esce in 51 edizioni diverse e in 39 lingue, fra le quali 6 dialetti indiani, uno del Madagascar ecc., conta un milione e mezzo di abbonati e ha una tiratura di 10 milioni di esemplari. L’Apostolato della preghiera è indubbiamente una delle migliori organizzazioni di propaganda religiosa. Sarebbe molto interessante studiare i suoi metodi. Essa riesce con mezzi molto semplici a esercitare una influenza enorme sulle larghe masse della popolazione rurale, eccitandone il fanatismo religioso e suggerendo la politica che più conviene agli interessi della chiesa. Una delle sue pubblicazioni, certamente la più diffusa, costava prima della guerra due soldi l’anno: era un foglietto illustrato di carattere sia religioso che politico. Ricordo aver letto nel 1912 il passaggio seguente: «Noi raccomandiamo a tutti i nostri lettori di pregare per i fabbricanti di zucchero proditoriamente attaccati dai cosiddetti antiprotezionisti, vale a dire i frammassoni e i miscredenti». Era l’epoca in cui il partito democratico in Italia conduceva una vivace campagna contro il protezionismo doganale, urtando così gli interessi dei zuccherieri. I propagandisti del libero scambio erano, a quest’epoca, spesso attaccati dai contadini, ispirati dai gesuiti dell’Apostolato della preghiera.

Comunisti Uniti

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