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Batti quorum

Batti quorum

(13 Giugno 2011) Enzo Apicella
Referendum: alle 22 del 12 giugno superato il 41% di voti.

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REFERENDUM: “4 SI”… ed oltre !

(10 Giugno 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.slaicobas.it

Il Si nel voto del 12 e 13 giugno è solo un passaggio particolare della lotta contro la follia del nucleare, contro un’ulteriore articolazione dei processi di privatizzazioni dei servizi e dei beni pubblici e contro le già avanzate trasformazioni in senso autoritario e repressivo dello Stato e delle istituzioni.

Inoltre nel contesto attuale segnato dai recenti risultati delle amministrative il Si assume di fatto un ulteriore significato, quello di un voto contro uno dei peggiori, più arroganto ed eversivi, governi che si siano succeduti nel nostro paese.

Tutti questi sono dei rilevanti motivi per cui invitiamo i lavoratori a votare Si ed a impegnarsi affinchè sia raggiunto il quorum. Un passaggio di una battaglia necessaria di cui si tratta di comprenderne sia il carattere complessivo sia il nesso interno ed indissolubile con le questioni della tutela degli interessi dei lavoratori e della lotta per una fuori-uscita dalla crisi che non si traduca in un drastico peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro degli operai, dei giovani precari e degli strati più sfruttati delle masse popolari.

Di fatto si tratta di una battaglia complessiva. In primo luogo il problema del nucleare attiene ad una necessaria politica di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini che risulta incompatibile con gli interessi di moltinazionali, banche e grandi imprese industriali e cooperative, e sotto questo profilo buona parte prevalente delle forze politiche che si schierano con il Si al referendum non ha alcuna intenzione di perseguire questa politica di tutela e di contrapporsi al blocco economico-politico che gestisce le istituzioni centrali e locali del paese.

Lo dimostrano quotidianamente eventi relativi all’approntamento di inceneritori, alle grandi opere che devastano territorio ed ambiente, alla protezione di cui godono a tutti i livelli industrie inquinanti colpevoli di uccisioni generalizzate di operai e cittadini. In gran parte di questi casi i lavoratori e gli strati popolari si trovano di fronte l’arroganza e lo strapotere non solo delle forze di centro-destra, ma anche delle forze di centro e di centro-sinistra, puntualmente supportate dai sindacati confederali.

In secondo luogo, come ben dimostrato da Cernobyl o ancor più da Fukushima (per non parlare dell’incidente nucleare avvenuto in questi giorni in Egitto), la questione del nucleare attiene ad una dimensione che non è più solo nazionale. Cambia quindi relativamente poco se invece di avere direttamente il nucleare in casa lo si delocalizza in altri paesi, magari in quelli che già hanno l’ appellativo di “paesi pattumiera”.

Da questo punto di vista la battaglia contro il nucleare è necessariamente globale, nel senso che investe i rapporti tra le regioni e gli stati su scala mondiale.

Il nucleare infatti passa attraverso la globalizzazione imperialista e chi sostiene, come gran parte delle forze che oggi sono per il Si al referendum, questa globalizzazione con i relativi processi di devastazione e rapina delle economie dei paesi marginali e più deboli, con le criminali guerre contro i popoli oppressi, non può certo darsi la patente di ‘antinuclearista’ e men che meno è in grado di assicurare alcunchè circa la salvaguardia dei cittadini dello stesso ‘proprio’ territorio nazionale dalle sempre più inevitabili catastrofi nucleari. Per quanto riguarda poi la privatizzazione dell’acqua pubblica anche la vittoria del Si al referendum non servirà a garantire i lavoratori e gli strati popolari dalla relativa rapina ai loro danni.

Di fatto, anche sull’acqua, questa rapina è già ampiamente in corso, inoltre non cambia granchè della sostanza se lo Stato interviene direttamente o indirettamente come attore ed artefice dello stessa. Senza considerare che il centro-sinistra ha sempre sostenuto, con l’appoggio attivo e protagonista dei sindacati confederali, la linea delle privatizzazioni dei servizi sociali e dei beni pubblici e spesso persino in modo più sfegatato del centro-destra.

La questione del Si contro la legge sul legittimo impedimento, infine, è di fatto largamente inquinata ed intorbidita dal fatto che tale legge rappresenta solo di uno dei tantissimi aspetti relativi alla trasformazione autoritaria e reazionaria dello Stato e delle istituizioni in atto da decenni e che ha sempre visto in prima fila gran parte delle stesse forze politiche che oggi sostengono il Si.

Sotto il profilo del programma di accentuazione del carattere autoritario, repressivo, e volgarmente poliziesco, dello Stato non c’è oggi differenza tra centro-destra e centro-sinistra. Oggi l’Italia è un aborto di democrazia e di repubblica e nessuna delle forze politiche in campo di centro-destra o di centro-sinistra ha la volontà programmatica ed il potere di evitare che questa situazione si accentui e che la decomposizione avanzi.

Riguardo al dato di fatto per cui il Si al referendum, se si determinerà sull’ onda delle amministrative, potrà suonare come un’ulteriore batosta per il governo, si tratta da un lato di prenderne positivamente atto, e dall’altro di evidenziare come, con le amministrative, non ci sia stata nessuna reale discontinuità con quanto in atto da decenni nel nostro paese, dove non è tanto e non è solo il centro-destra o il centro-sinistra che esercitano il proprio nefasto potere egemonico sui lavoratori e sul strati popolari, ma è soprattutto il sistema bipolare che, con l’aggiunta dei sindacati confederali, tende ad imprimere nella coscienza dei lavoratori la più mortifera delle coazioni a ripetere, con la conseguenza che dopo un certo periodo di logoramento la palla tende a passare da un polo all’altro, senza che, in positivo per operai, disoccupati, strati popolari, cambi alcunchè.

Anzi non è nemmeno vero che nulla cambia, perché ogni volta il centro destra ed il centro sinistra ci aggiungono del nuovo è sempre in senso peggiorativo. Così quest’orrida oscillazione tra i due poli sta indicare solo che come risultante media abbiamo, a vantaggio del capitale nazionale ed europeo, delle banche, dell’impresa, delle cooperative ecc., l’accentuazione della crisi economica, politica, morale ed istituzionale con tutte le conseguenze che gravano in modo insopportabile sulle spalle di decine di milioni di operai, precari, disoccupati.

Tutto questo evidenzia qual è la vera battaglia complessiva che i lavoratori sono in qualche modo sempre più costretti a condurre. Nulla in Italia può cambiare per loro se non si costruiscono velocemente il partito politico di classe dei lavoratori ed il sindacato di classe. Solo una forza politica e sindacale legata ai lavoratori e caratterizzata da un programma realmente diverso e da una irriducibile determinazione a conseguirlo può introdurre una reale discontinuità, tutto il resto oggi, in ultima analisi, è illusione.

SLAI COBAS – COORDINAMENTO NAZIONALE

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