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Il grido del Giappone: ‘basta con l’atomo!’. Centinaia di migliaia in piazza

(12 Giugno 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Il grido del Giappone: ‘basta con l’atomo!’. Centinaia di migliaia in piazza

foto: www.radiocittaperta.it

11-06-2011/21:00 --- A tra mesi dal sisma e dallo tsunami dell’11 marzo che ha cambiato la vita di milioni di persone, per la prima volta la rabbia, la delusione e la paura hanno rotto gli argini prendendo la forma di una immensa manifestazione che ha percorso contemporaneamente le piazze di centinaia di località nipponiche. A detta di analisti e giornalisti, si è trattato di una delle più imponenti mobilitazioni popolari degli ultimi decenni nel paese.
L'intero Giappone si è fermato oggi per ricordare le migliaia di vittime della tragedia di tre mesi fa e per esprimere un netto e secco no alle centrali nucleari con la mente rivolta alla drammatica situazione di Fukushima. Le manifestazioni, organizzate in almeno 150 città, si sono fermate solo per permettere ai partecipanti di osservare un minuto di silenzio: esattamente alle 14.46 locali il suono di una sirena ha ricordato il terremoto di magnitudo 9 che originò lo tsunami che a sua volta scatenò la crisi nucleare ancora in corso. Le onde alte fino a 40 metri hanno infatti distrutto il nordest del Paese e la centrale nucleare di Fukushima, causando la peggiore crisi atomica al mondo, tutta da risolvere, dopo quella di Chernobyl del 1986.
Nella capitale Tokyo decine migliaia di persone si sono riunite e rispettato un momento di raccoglimento con evidente commozione, come accaduto nel parco di Shiba: sotto la Tokyo Tower, i partecipanti - stimati in 10.000 dal Gensuikyo ('Concilio giapponese contro le bombe A e H') - hanno poi dato vita a un lungo e ordinato corteo che ha raggiunto la sede della Tepco, la società che gestisce l’impianto di Fukushima accusato di aver provocato in parte la catastrofe non curando la sicurezza dei reattori e poi di aver nascosto la gravità dell’incidente.
La manifestazione, raccontano i cronisti, si è divisa in gruppi di 300-400 persone, rigorosamente scortati dalla polizia e che occupavano una sola corsia per evitare il blocco totale della circolazione stradale: uno stile ordinato tipico delle manifestazioni in Giappone. Ma gli striscioni esposti - 'Vogliamo acqua pulita', 'si a una società senza il nucleare' e addirittura 'vogliamo votare un referendum per decidere sul nucleare' – e gli slogan - 'salviamo i nostri figli e quelli di Fukushima', 'basta col nucleare' e 'sì all'energia pulita' – erano netti e inequivocabili.

Nella sola capitale, in base ai media locali, le iniziative, articolate in 3 eventi principali, hanno richiamato 50mila persone, di cui diverse migliaia nel parco di Yoyogi, a Shibuya, alla 'parata per il cambiamento dell'energia' con il sostegno di Greenpeace, e almeno 20.000 al raduno musicale di Shinjuku. A Hiroshima, città insieme a Nagasaki vittima nel 1945 dell'olocausto atomico scatenato dagli Stati Uniti a guerra già vinta, in migliaia hanno gridato 'mai più hibakusha' (letteralmente 'sopravvissuto' alle radiazioni). Proteste a Matsue, il capoluogo della prefettura di Shimane che ospita una centrale nucleare, e a Niigata, sede dell'impianto Tepco di Kashiwazaki-Kariwa. Manifestazioni anche nella prefettura di Fukushima, dove la rete di associazioni 'Salviamo i bambini dalle radiazioni' ha organizzato un meeting e numerose persone hanno marciato a Koriyama chiedendo di poter 'ritornare a casa'.

Intanto, mentre a centianaia di migliaia scendevano in piazza in tutto il Giappone per rivendicare un futuro senza nucleare, un ex consigliere del primo ministro Naoto Kan ha accusato il governo giapponese di avere aggravato il problema dell'esposizione della popolazione alle radiazioni. Toshiso Kosako, professore all'Unversità di Tokyo, ha affermato che il governo non é stato in grado di fare un uso efficace delle previsioni sulla radioattività diffusa dall'impianto di Fukushima. In un rapporto compilato poco prima delle sue dimissioni, alla fine di aprile, Kosako sottolineava la tardiva gestione della crisi, nelle sue prime fasi, da parte del governo, e criticava la mancanza di leadership da parte dell'ufficio del primo ministro e l'atteggiamento non cooperativo da parte della Commissione sulla sicurezza nucleare. Kosako affermava inoltre che il governo aveva ritardato la pubblicazione delle previsioni sul diffondersi delle radiazioni realizzate proprio dal Centro.

Kosako ha anche spiegato che il governo non ha usato in modo oculato i consigli tecnici, oltre 60, forniti da lui e dai suoi collaboratori già nei primi giorni della crisi. Per questo il professore chiede che venga condotto un studio epidemiologico nelle zone interessate, prevedendo un aumento esponenziale dei casi di tumore alla tiroide tra i bambini già nei prossimi anni.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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