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(14 Novembre 2009) Enzo Apicella
Tre medici e tre agenti penitenziari indagati per la morte di Stefano Cucchi

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Omicidio Aldrovandi: confermate le miti condanne ai poliziotti responsabili. A Bergamo si indaga sulla morte di un immigrato

(13 Giugno 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Omicidio Aldrovandi: confermate le miti condanne ai poliziotti responsabili. A Bergamo si indaga sulla morte di un immigrato

foto: www.radiocittaperta.it

13-06-2011/14:01 --- 3 anni e 6 mesi di reclusione, questa la condanna inflitta dalla Corte d'Appello di Bologna ai 4 agenti di polizia accusati di aver ucciso Federico Aldrovandi. Il 18enne ferrarese fu ammazzato all'alba del 25 settembre 2005, dopo essere stato fermato da una pattuglia mentre tornava a casa. La Corte d'Appello ha confermato così la sentenza di primo grado emessa nel luglio 2009. Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri sono accusati di aver picchiato a morte il giovane, deceduto in seguito a un colpo sferrato all'altezza del cuore. Sin dall'inizio della vicenda, inoltre, gli agenti hanno cercato di depistare le indagini, e attenuare le proprie responsabilità.

Ma proprio in contemporanea con la conferma delle comunque miti condanne nei confronti di 4 esponenti delle forze dell’ordine, emerge un altro caso simile a quelli che hanno visto per protagonisti, loro malgrado, lo stesso Aldrovandi, Cucchi ecc.

I fatti emersi in questi giorni risalgono in realtà a più di un anno fa. Il 6 febbraio del 2010, a Mornico al Serio provincia di Bergamo, un ragazzo marocchino di 18 anni, Aziz Amiri, è seduto sul lato passeggero di un'utilitaria guidata da un connazionale che ha cinque anni più di lui e che per tentare di sfuggire ai carabinieri - in macchina ci sono 30 grammi di cocaina - inserisce la retromarcia e sperona l'auto dei militari in borghese. Uno scende, cade a terra, si rialza, infila il braccio all'interno della Peugeot attraverso il finestrino abbassato; il guidatore, che non è armato e riuscirà incredibilmente a scappare a piedi, prova a disarmare il carabiniere. A quel punto parte il colpo che uccide Aziz. Questa la cronaca. La procura di Bergamo apre un'inchiesta. Il carabiniere, del nucleo operativo radiomobile di Bergamo, è indagato per omicidio colposo. Stando alla sua versione e a quella del suo collega - le uniche su cui si basano le indagini- il colpo sarebbe partito accidentalmente. Ma restano molti punti oscuri nella ricostruzione della vicenda. A partire dallo sparo. Uno solo, secondo i carabinieri. Due o addirittura tre secondo un testimone, un abitante della zona, che però non è mai stato sentito dal gip. Ora si dovrà decidere se accettare o respingere la richiesta di archiviazione presentata a marzo. "È doveroso fare luce sulla morte di Amiri -dicono l'avvocato Burattin e il procuratore Bulleri, che difendono e rappresentano la famiglia della vittima- Chiediamo di sapere la verità su quello che è successo. Oltretutto Amiri era il passeggero e cioè una persona innocente". Per fare nuova luce sull'omicidio il difensore del ragazzo ha presentato una relazione tecnica firmata da Alberto Riccadonna (già esperto nel caso Sandri-Spaccarotella e prima ancora Unabomber). La perizia balistica solleva diversi interrogativi. Introdurre il braccio armato nell'auto perdendo il controllo dell'arma sembra una mossa molto imprudente da parte del carabiniere, quasi un suicidio se i due ragazzi fossero stati armati; e poi, ci si chiede, come è possibile che l'altro marocchino -disarmato- sia riuscito a scappare a piedi sotto il naso dei due carabinieri uscendo dall'auto e allontanandosi?

Ora se ne parla, dicevamo. L’uccisione di Aziz Amiri è inserita nel rapporto annuale del Dipartimento di Stato statunitense dedicato ai diritti umani: il caso è tra gli “omicidi controversi”, in particolare nel capitolo titolato"privazione arbitraria o illegale della vita" e si ipotizza un "uso sproporzionato della forza".

Se ne parla oggi probabilmente perché la firma del segretario di Stato USA Hillary Clinton su quel rapporto fa molto più notizia della morte di un ragazzo marocchino ucciso dalle forze dell’ordine.

Grazia Orsati, Radio Città Aperta

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