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Contratto agenzie fiscali: la guerra delle cifre

(7 Marzo 2004)

Sono pervenuti proprio in questi giorni da alcune Regioni (Emilia Romagna, Toscana e Veneto) i risultati della consultazione svolta nei posti di lavoro da CGIL CISL e UIL sull’ipotesi di accordo per il primo contratto delle Agenzie Fiscali.

Chiariamo subito che tali risultati non hanno nulla a che vedere con la consultazione referendaria che si sta svolgendo in un numero sempre maggiore di Uffici: sono invece il frutto delle assemblee che i confederali hanno tenuto nei singoli Uffici e la cui votazione non è avvenuta secondo il meccanismo del referendum come elementari regole di democrazia avrebbero richiesto.

Ebbene secondo tali sindacati l’indice di gradimento riscontrato nelle assemblee svolte nei vari posti di lavoro sarebbe elevatissimo: oltre l’85% dei lavoratori si sarebbe pronunciato a favore della preintesa, con il resto suddiviso tra astenuti e contrari (questi ultimi per giunta al 4% in Toscana e Veneto).

Addirittura nel comunicato di CGIL CISL e UIL dell’Emilia Romagna, persino l’aperto dissenso manifestato negli Uffici delle Dogane (come dimostrano gli innumerevoli verbali di assemblea nonchè alcuni risultati della consultazione svolta dai confederali stessi) viene notevolmente ridimensionato: pertanto la netta contrarietà alla preintesa si trasforma, come per incanto, in una sostanziale condivisione dei contenuti del contratto!

Eppure i sindacati firmatari della preintesa non avrebbero tanto di che gioire: il malumore è palese e unanime negli Uffici delle Dogane, e serpeggia anche nelle Entrate e nel Territorio, come i primi risultati del referendum dimostrano (circa il 40% di contrari alla preintesa cui vanno aggiunti oltre il 10% di astenuti, altro che 85% di favorevoli!)

Avevamo detto subito, e lo ribadiamo oggi, che l’unico luogo deputato ad una consultazione seria ed imparziale del personale sulla valutazione del contratto dovesse essere il referendum, e non le assemblee gestite e organizzate in fretta e furia da CGIL CISL e UIL.

Ebbene i Confederali non si sono voluti misurare con la consultazione referendaria, addirittura boicottandola e preferendo verificare l’umore dei lavoratori in assemblee da loro stesse gestite ed organizzate con sospetta solerzia.

Non ci interessa scatenare una guerra delle cifre, ma non ci facciamo neanche ingannare da risultati sbandierati ai quattro venti. Anzi non ci stupirebbe per nulla la concreta possibilità che i risultati finali del referendum possano seccamente smentire il consenso frettolosamente strappato nelle assemblee.

Siamo invece fermamente convinti che le mobilitazioni dei mesi precedenti avrebbero meritato una conclusione ben differente da un contratto che prevede tra i 60 e i 70 euro netti di aumento ed un ordinamento professionale che introduce forti elementi di discriminazione e penalizzazione tra i lavoratori.

Per questo motivo i Cobas ritengono che il referendum debba svolgersi non solo per una “banale” questione di democrazia ma anche per dare un segnale forte di netta contrarietà ad una preintesa ben distante dagli interessi e dai bisogni dei lavoratori.

CONTINUIAMO AD ORGANIZZARE IL REFERENDUM!
VOTIAMO NO ALLA PREINTESA SUL CONTRATTO!

COBAS Pubblico Impiego
Finanze e Agenzie Fiscali
aderente alla Confederazione COBAS

Fonte

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