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Si può fare! Una valanga di Si sommerge il governo e i liberisti della ‘opposizione’

(13 Giugno 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Si può fare! Una valanga di Si sommerge il governo e i liberisti della ‘opposizione’

foto: www.radiocittaperta.it

13-06-2011/17:47 --- Uffici elettorali fermi per tutta la giornata di ieri a Napoli e a Castellammare di Stabia e quindi impossibilità per molti cittadini di ricevere le copie dei propri certificati elettorali e di poter votare. Seggi scomparsi e trasferiti senza alcun avvertimento ai votanti. Altri seggi con l’ascensore improvvisamente fuoriuso e dove i presidenti si sono rifiutati di far votare i disabili all’ingresso nonostante sia previsto dalle legge. Rappresentanti di lista fuorisede indicati dai comitati referendari ai quali è stato illegalmente impedito di votare da presidenti di seggio ‘male informati’. Eppure alla fine il quorum c’è. E col 57% va così al di là della fatidica soglia del 50% più uno degli aventi diritto da rendere ininfluente il voto degli italiani all’estero. La validità delle schede votate dai nostri connazionali e spediti per posta prima dello scorso 9 giugno è ancora in forse ed è oggetto di polemica. Ma comunque il tasso di partecipazione degli italiani all’estero è stato ben più ampio del previsto. Un 23.5% che la dice lunga su quanto questo appuntamento con le urne sia stato vissuto intensamente da una parte importante della popolazione del nostro paese. Anche una quota non indifferente dell’elettorato di Berlusconi e della Lega è andata a votare – contravvenendo all’invito ad andare al mare pronunciato dal premier, dai suoi ministri e da Bossi - ed in molti casi ha messo la croce sul si. Secondo Alemanno e altri esponenti della maggioranza i quesiti erano demagogici o vaghi, poco chiari. Ma gli elettori li hanno compresi benissimo, comprendendo che in gioco c’era il futuro. Il loro e quello delle generazioni che verranno. E’ un 57%, quello che esce dalle urne, che vale almeno dieci punti di più. Ben altro sarebbe stato il risultato se si fosse votato in condizioni di normale accesso all’informazione per i comitati referendari, esclusi invece da TG e talk show; o se si fosse votato insieme alle amministrative di metà maggio. Ma va bene così. E’ un segnale forte, inequivocabile di voglia di partecipazione da parte di un popolo che per troppo tempo ha subito inerme i colpi delle lobby che in questi anni, sia che governasse il centro destra sia che dominasse il centrosinistra, si sono impossessate a poco prezzo del patrimonio pubblico. E che, in nome degli interessi di pochi grandi gruppi industriali, hanno tentato di rigettare il paese nell’incubo del nucleare e delle scorie, nonostante il plebiscito che nel 1987 decretò già la chiusura delle centrali esistenti. E’ un voto dettato dalla paura, come accusa qualche sedicente scienziato al servizio della lobby nucleare? Può darsi. Certamente il fatto che dall’altra parte del mondo i reattori di Fukushima stiano inondando milioni di giapponesi di radiazioni ha influito. Ma il fatto che il voto si sia basato sulla cruda realtà dei fatti e non sulle elucubrazioni di qualche oncologo prezzolato non può essere che positivo.

Quello che viene dalle urne è un segnale importante, di vitalità. Una richiesta di politica vera, al di là delle poco appetibili e rituali schermaglie a cui ci abitua il teatrino governo-opposizione. E in questo senso va letta l’estrema dimostrazione di indipendenza da parte dei comitati promotori che, da piazza Bocca della Verità, hanno ribadito che il risultato è il frutto della mobilitazione di migliaia di cittadini e di cittadine che, coraggiosamente, hanno intrapreso una battaglia spesso ignorata quando non osteggiata da molti di quei partiti che quando governano privatizzano tutto il privatizzabile. Il fatto che i partiti del centrosinistra siano stati invitati a festeggiare separatamente al Pantheon dimostra quanto siano chiare le idee di chi ha iniziato parecchi mesi fa la raccolta delle firme – ben 1.400.000! – e che oggi può giustamente rivendicare il successo contro chi tenta di scipparlo e strumentalizzarlo a fini partitici. A quei partiti che in queste ore hanno convocato le conferenze stampa per rivendicare un risultato solo in parte loro i comitati hanno ricordato che, da ora, hanno il mandato popolare per ripubblicizzare quello che i loro amministratori in questi anni hanno privatizzato e svenduto. Non si stanca mai Marco Bersani, del Comitato ‘2 Si per l’acqua pubblica’, di ricordare che il movimento oggi trionfatore è nato nella ‘rossa’ toscana ai tempi in cui PD e soci privatizzavano i servizi pubblici e in particolare la gestione dell’acqua.

Quella che ha avuto il suo epilogo tra ieri e oggi è stata una battaglia trasversale, che è riuscita a parlare a tutti al di là delle appartenenze partitiche o ideologiche, e che per questo ha vinto. Ma è stata anche una battaglia chiara, precisa, che ha detto un no rotondo a chi vuole consegnare i beni comuni nelle mani di multinazionali voraci e senza scrupoli o di chi vuole piazzare fabbriche di morte sul nostro territorio. La chiarezza e l’indipendenza sono state premiate. Si è dimostrato che si può invertire la tendenza, che nonostante gli ostacoli insormontabili 'si può fare'.

Un metodo e una determinazione dal quale la sinistra di questo paese dovrebbero imparare, abituata com’è a promettere mari e monti e a gestire al peggio l’esistente quando viene premiata nelle urne. Ne sa qualcosa la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, che pensando di sfruttare il clima di euforia a proprio vantaggio si è affacciata in Piazza Bocca della Verità a caccia di qualche telecamera dalla quale rivendicare la vittoria dei si. I fischi e le contestazioni le hanno ricordato che non solo l’acqua è un bene comune. Ma che anche questa battaglia non può essere ‘privatizzata’.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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