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Referendum acqua bene pubblico, un po’ di chiarezza.

(15 Giugno 2011)

Gli sconfitti da questo Referendum sono molti e non solo il Governo. Gli sconfitti da questo Referendum sono tutti coloro che hanno fatto dell’ideologia del mercato il nuovo credo politico. Tutti coloro che hanno votato SI per dire no all’obbligo di privatizzare l’acqua per farla diventare una merce da cui ricavare profitto, hanno votato in realtà perché l’acqua sia e rimanga sempre un bene pubblico.

Una cosa questa di una evidenza assoluta per chi come noi ha raccolto lo scorso anno le firme per il Referendum (che in Italia ha raggiunto quota un milione e mezzo); firmavano tutti, di “qualsiasi colore politico”, quello che ci dicevano, tutti, è che non volevano che i privati mettessero le proprie cupide mani sull’acqua, perché l’acqua è un bene pubblico, un diritto universale dell’uomo, una garanzia per la vita umana.

C’è al contrario chi ha sostenuto il Referendum solo per mero calcolo politico, lo abbiamo detto in questi giorni e lo ripetiamo.

Le tre regioni dove la privatizzazione dell’acqua è più avanzata in Italia, sono la Toscana, l’Umbria e l’Emilia Romagna. Quindi delle due l’una, o gli amministratori del PD e di tutti i partiti che li accompagnano fanno retromarcia e ripubblicizzano l’acqua, oppure hanno strumentalizzato il Referendum sull’acqua per le loro scaramucce politiche, nell’ottica della conquista del governo ma a prescindere da una diversa politica sociale. Le dichiarazioni di Bersani che sale sul carro dei vincitori dopo che il PD ha fatto ben poca cosa, per non dire praticamente nulla per questo Referendum, confermano.

Il vento dei movimenti sociali soffia di nuovo, e questo vento ha costretto il centro sinistra neoliberista a riscrivere la propria agenda politica, a modificare, in apparenza, la propria rotta.

Temiamo l’inganno. Lo vedremo presto, ma siamo certi che il Partito dei Bersani, Fassino, Chiamparino, cioè di coloro che pensano: “Buona la TAV”; “Ha ragione Marchionne”; “Giusto privatizzare l’acqua in Toscana, Umbria, Marche”, tenteranno di usare i Movimenti e il vento sociale che ha ripreso a soffiare forte (con gli Studenti in Piazza a Dicembre, con le Donne in lotta a marzo, con la difesa dell’acqua pubblica e contro il nucleare ) per una “alternativa” di governo che metta insieme Confindustria e Sindacalismo concertativo, Casini e Vendola e abbia come risultante il rafforzamento delle logiche del mercato e del profitto, alla faccia dei diritti dei lavoratori e dei ceti popolari piagati e piegati dalla crisi.
Perché ciò non avvenga o perlomeno ci sia il necessario contrasto a questa linea, occorre che i Movimenti si rafforzino, il vento sociale che oggi soffia cresca ancora e soprattutto che i protagonisti di questa nuova stagione di lotte continuino per la propria strada, il cui unico orizzonte è l’uomo e i suoi diritti sociali, universali e irrinunciabili.

Associazione Culturale CASA ROSSA

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