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Una vittoria. Ma già a rischio

(17 Giugno 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

Una vittoria. Ma già a rischio

foto: www.cattolicesimo-reale.it

La vittoria del centro-sinistra alle amministrative e, ancora più, il raggiungimento del quorum sono stati accolti con comprensibile entusiasmo. Poco, però, si è analizzato il significato di alcuni fattori che hanno concorso a far raggiungere questi risultati, come il voto cattolico e quello leghista.

Se la Chiesa si riposiziona…

Fin dal primo turno delle amministrative è parso evidente il “cambio di passo” della Chiesa rispetto alle regionali di un anno fa. Allora a tenere banco erano i Fisichella, che attaccavano i candidati del centro-sinistra brandendo come una clava i «principi non negoziabili»; adesso si è lasciato spazio a Tettamanzi e ai cattolici “buoni”, favorevoli all’accoglienza e alla libertà di culto, arrivando poi perfino a pavesare gli altari con le bandiere dell’acqua pubblica, a far sciamare in piazza San Pietro frati e suore “per il sì” e a trasformare il papa (già fautore del nucleare pacifico) in attivista di Greenpeace e delle “energie pulite”…

I cattolici di base trainano le gerarchie, ha titolato il manifesto del 14 giugno. Ma forse è più vero il contrario: le gerarchie ecclesiastiche, avvertendo che può (o sta per) finire il berlusconismo, hanno deciso di lasciare la briglia lunga ai cattolici progressisti, altre volte ostracizzati, per servirsene ai fini di un riposizionamento della Chiesa. Così oggi, a Berlusconi ancora caldo, CEI e Vaticano, che sono stati per vent’anni i suoi complici, possono cercare di cointestarsi la vittoria in modo da continuare a conservare privilegi e riscuotere leggi ad ecclesiam.

E’ quanto il giornale dei vescovi Avvenire cerca di fare già il 14 giugno, scrivendo che alla vittoria referendaria «un grande contributo è venuto e potrà ancora venire dai cattolici italiani, che hanno le idee chiare su ciò che negoziabile non è (a cominciare dal rispetto pieno della vita umana…) e sul tanto e buono che, su quella solida base, si può fare con compagni di strada altrettanto onesti e chiari» (Marco Tarquinio, La fabbrica delle sberle). Si noti la delicatezza con cui Tarquinio intima agli eredi di Berlusconi di prendere in carico il suo testamento biologico e la sua politica clericale, se vogliono procedere insieme, PD- UDC, mano nella mano, con la Chiesa benedicente.

… e anche i razzisti votano sì

A determinare la vittoria nelle amministrative e il raggiungimento del quorum ha concorso inoltre in modo rilevante il voto di molti elettori del centro-destra, che probabilmente restano tali ma hanno voluto protestare contro determinate leggi e politiche del loro governo.

Fra questi voti un peso prevalente hanno quelli leghisti. Se si visitano i siti “padani” o si ascolta Radio Padania si capisce però che questi leghisti insoddisfatti sono solo in minima parte quelli delusi da una Lega romanizzata e affamata di poltrone. Per la maggior parte sono, o sono anche, irritati per l’eccessivo “buonismo” (!?) del governo verso i migranti e i meridionali, sono fior di razzisti che esonderanno a Pontida. Non per caso il Goebbels di Varese – che conosce bene la sua base – ha fatto approvare in fretta e furia l’aumento da 6 a 18 mesi della detenzione dei migranti nei CIE. Così l’unico riscontro alle vittorie popolari di questi mesi sono stati finora l’inasprimento dei lager, la proposta leghista di ostacolare il trasferimento di insegnanti da sud a nord e l’altra proposta sempre targata Lega dei crocifissi obbligatori in Regione Lombardia...

Direi quindi di prendere con cautela anche le previsioni di rapido tramonto del leghismo e del razzismo, avanzate da commentatori pur autorevoli. In molti casi i leghisti insoddisfatti di leghismo e razzismo ne chiedono solo di più. E sono pronti a tornare sotto gli stendardi della Lega se saprà mostrarsi razzista e secessionista al punto giusto. Pronta, pur di attuare le sue politiche criminali e restare al potere, a sganciarsi dal «mafioso di Arcore» e utilizzare il sostegno di un PD ansioso di stringere accordi in nome della comune vocazione «popolare», federalista e sicuritaria.

Questo per dire quanto sia ancora fragile la primavera italiana e facile vanificarla, trasformandola in un nuovo inverno clerico-fascista, se la società civile non saprà imporre alla politica e alla “sinistra” una svolta reale, che include non solo un intransigente niet al cavaliere, ma il rifiuto di ogni dialogo con la Lega Nord e l’abbandono delle genuflessioncelle al Vaticano.

cattolicesimoreale.it

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