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Addio compagne

Addio compagne

(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
Il logo della campagna di tesseramento del prc 2010 è una scarpa col tacco a spillo

Tutte le vignette di Enzo Apicella

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    (Memoria e progetto)

    Violenza, non violenza, Fausto Bertinotti, Vito Nocera e Peppe De Cristofaro

    Ovvero: del gioco delle parti, dove c'è chi fa le pentole e chi fa i coperchi

    (9 Marzo 2004)

    Due articoli del Mattino di Napoli che non hanno bisogno di commento.
    L'esternazione del sub-comandante Fausto sulle lotte dei disoccupati e l'"interpretazione autentica" della stessa esternazione da parte dei fidi sub sub comandanti


    Bertinotti: «Sì ai blocchi in nome del lavoro»
    Sul palco anche il leader del «coordinamento di lotta». Applausi dei movimenti

    (Il Mattino 5 Marzo 2004)

    La lotta per il diritto al lavoro non si tocca. E nel suo nome è giusto e legittimo anche ricorrere a forme estreme di «disobbedienza civile», quali l’occupazione delle pubbliche piazze o dei binari. Il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti spiazza tutti: e dal palco del cinema Adriano - davanti a una platea che conta, tra gli altri, anche i senzalavoro aderenti alla Lista «Coordinamento di lotta per il lavoro» e del «Movimento disoccupati autorganizzati di Acerra» - apre la strada alla legittimazione delle proteste dure e pure dei disoccupati.

    «Ci sono forme di disobbedienza civile - dice - che, a Napoli come a Scanzano, rappresentano una forma di lotta per il raggiungimento di obiettivi fondamentali. In Basilicata era il diritto alla salute, qui a Napoli è il diritto al lavoro». In sala, queste parole mandano in delirio le centinaia di iscritti alle due liste storiche. «Disobbedire alla legge - insiste Bertinotti - sta nelle tradizioni delle battaglie per il progresso civile e sociale di questo Paese. Così è avvenuto negli anni delle occupazioni delle fabbriche; così è successo con l’impegno di Danilo Dolci nel periodo dell’occupazione delle terre in Sicilia». L’esempio si fa più calzante quando Bertinotti (che nel pomeriggio ha incontrato in regione Bassolino per parlare proprio di occupazione) - che attacca duramente le scelte di politica economica, previdenziale e sociale del governo Berlusconi - ricostruisce proprio le 15 giornate di presidio ferroviario messo in atto dalla gente di Scanzano Jonico sui binari di Metaponto. «Quella forma di disobbedienza - dice il leader di Rifondazione - fu vera rivolta di popolo: civile, forte e vincente. Per 15 giorni su quei binari non passò un solo treno, ma alla fine il governo ritirò il decreto che autorizzava il trasporto e il deposito di scorie radioattive».

    Poco prima, dallo stesso palco, la parola era stata data a Gino Monteleone, portavoce del «Coordinamento di lotta per il lavoro», che aveva sottolineato come «i disoccupati sono oggetto, anche per colpa di una stampa che li criminalizza e li dipinge come teppisti, di una brutale ondata di repressione».

    E, in sala, la portavoce del «Movimento disoccupati di Acerra», Consiglia Terracciano replicava: «La nostra lotta continua e il nostro bisogno sarà la nostra determinazione». Su quello stesso palco, anche l’assessore provinciale al Lavoro, Corrado Gabriele, che con il suo omologo al Comune Nicola Oddati è da tempo oggetto di dura contestazione da parte dei movimenti organizzati dei disoccupati. Inevitabile che tocchi a lui l’ultima battuta in questa giornata. «Non mi sento spiazzato dalle dichiarazioni del segretario nazionale - afferma - e non ho nulla da aggiungere. Resto fermamente convinto che l’accesso ai corsi di formazione professionale non debba prevedere corsie preferenziali per alcuno.
    Ma l’arma del ricatto non può essere legittimata».

    Giuseppe Crimaldi (Il Mattino)

    Correzioni del PRC alle dichiarazioni di Bertinotti sulle lotte dei Disoccupati napoletani
    Una lettera per prendere le distanze dai violenti «Abbiamo dialogato sempre con le istituzioni»
    E i fedelissimi del prc «correggono» il leader

    (Il Mattino 6 Marzo 2004)

    Una lunga lettera di Vito Nocera, segretario regionale e di Giuseppe De Cristofaro segretario provinciale di Prc, testimonia dell’impasse in cui si trova il partito dopo la sortita del leader Fausto Bertinotti. I due partono da lontano: «Bertinotti è impegnato in uno sforzo di riflessione sui mutamenti della società contemporanea a partire dal no alla violenza in un mondo caratterizzato dalle guerre preventive». Ma il senso della missiva è che si «corregge» Bertinotti, si fa marcia indietro prendendo le distanze dai violenti e da chi fa blocchi stradali e occupa stazioni e traghetti e lancia letame contro i turisti. Ma c’è anche lo spazio per ricordare agli alleati di centrosinistra che non solo Prc, ma anche altre forze politiche hanno solidarizzato e solidarizzano ancora con le cosiddette liste. Uno slalom dialettico quello di Nocera e De Cristofaro, che sono consapevoli di un dato storico: Prc è parte integrante del governo della città da dieci anni e se qualcosa non va le responsabilità non sono solo degli altri. «È singolare - si legge ancora nella lettera - che un leader politico su questa frontiera così difficile debba vedersi, a Napoli, etichettato come difensore dei violenti. Ciò che per comodità giornalistica si definisce "violenza" in realtà è altro: certo conflitto, a volte aspro, spesso fastidioso per il normale svolgersi delle attività ordinarie. I movimenti, quelli veri, non certo chi chiede soldi per iscrivere a una lista un disoccupato, non hanno chiesto né chiedono corsie preferenziali».

    Un colpo al cerchio e un altro alla botte, difendere chi va in piazza e mettere in un angolo gli oltranzisti, per parare il colpo di chi nella capitale dei disoccupati e dei professionisti della piazza dove un paio di volte a settimane la città viene messa in ginocchio, ha pompato altra benzina sul fuoco di una situazione di per sé esplosiva. In una parola ci sono molti, moltissimi mal di pancia dentro Prc e questo in una vigilia elettorale dove il partito si presenterà con ogni probabilità solo all’appuntamento delle provinciali e a quello delle europee non è un bel viatico per ottenere buoni risultati. «I disoccupati sanno benissimo - recita ancora la missiva - che un corso di formazione non è ancora un lavoro. Ma che vi sia qualche aspettativa ci pare umano. Soprattutto da parte di chi ha individuato da anni le risorse, ha dialogato con le istituzioni, ha con intelligenza guidato una protesta senza sconfinamenti, ha stabilito rapporti corretti con forze politiche e non solo con la nostra. Siamo ora a un passaggio delicato: perché meravigliarsi se c’è qualche tensione?».

    Riflessioni che i due segretari hanno fatto sulla scorta di quanto anche la «base» sente in un momento nel quale il partito, come dimostrano le vicende regionali, è molto sfilacciato. Di qui il richiamo al più tradizionale terreno su cui si muove Prc, la difesa dei più deboli, che non sono i professionisti della piazza, con cui si conclude la lettera: «Ci sono condizioni di disagio sociale estesissime, un ventre di Napoli, una sua anima profonda che conserva al centro della città ancora parte delle popolazioni più deboli e diseredate. Come ha scritto il filosofo Cacciari si tratta di una insidia ma anche di una possibilità. Altri pensano il contrario. E questo con la violenza, ci si creda, non c’entra proprio niente».

    lu.ro. (Il Mattino)

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